(Tempo di lettura 4 minuti)
Per la festa del lavoro, che mentre scrivo è alle porte, non voglio tediarti con discorsi troppo impegnativi ma regalarti un po’ di leggerezza.
Ti racconto una storia accadutami pochi giorni fa, e che mi ha lasciato un po’ spiazzato, o forse direi “meravigliato” delle strambe coincidenze che mi ha regalato. Il leitmotiv del racconto è un mio breve viaggio fatto all’insegna del nome… Lorenzo!
Ma vado per ordine…
Il primo Lorenzo
Visto che lo seguo da anni, e lo considero un grandissimo business coach, imprenditore e comunicatore, venerdì scorso sono andato a rivedere e salutare Lorenzo Ait presso il Punto Flaccovio a Palermo (qui la pagina dell’evento).
Nonostante Marsala, dove vivo abitualmente quando non mi rifugio nella mia scatola per sardine di Milano, disti poco più di un’ora d’auto, approfittando del periodo di ponti questa volta ho pensato di andarci con mia moglie Linda. Ma non solo…
Il secondo Lorenzo
Ovviamente ci ha seguiti anche nostro figlio di tre anni. Se non lo conosci… te lo presento. Si chiama Lorenzo.
La scusa per spingerli a venire è stata la solita: una bella cena, una notte in un comodo hotel, e all’indomani shopping (l’unico mezzo di convincimento di mia moglie) e pranzetto con giro per Mondello prima di tornare a casa.
Ma visto che ormai anch’io sono diventato host di Airbnb ho preferito prenotare un business liquido: una casa vacanze!
E da pigro quale sono, non mi andava proprio di fare troppa strada, quindi ho deciso di prenotarla in zona Flaccovio.
Il terzo Lorenzo
Indovina un po’ come si chiama la borgata di Palermo adiacente il Flaccovio Point? Dai, non è difficile: quartiere San Lorenzo!
Ma non finisce qui. Su booking.com ho scelto un bilocale dotato di ogni comfort e dai buoni servizi e feedback.
Qui siamo all’apoteosi: continua a leggere…
Il quarto Lorenzo
Sì. Anche qui il caso ha voluto che si chiamasse… casa San Lorenzo (qui la scheda su booking).
Ma che vuoi che sia un nome che si ripete di continuo nel mio viaggio di lavoro/relax?
In effetti niente di straordinario (la sto un po’ romanzando, lo so!).
In verità la storia di Lorenzo é un pretesto per scrivere di incontri casuali e di buon networking.
Infatti, sempre molto casualmente, vengo a scoprire che Teresa, l’host di Casa San Lorenzo, è una persona speciale, dedita anche lei alla comunicazione 2.0 che pratica in modo vivace e verace come una giovincella di 18 anni.
Eccola qui in un simpatico video (con ricetta dell’Arancina del Belice dop inclusa, e se come me ami l’arancina leggi qui) in cui Teresa non vende sapori ma, com’è giusto fare, emozioni raccontando storie secondo una saggia strategia di food-telling.
Teresa in effetti non è affatto una semplice appassionata ma una vera “food blogger”, posizione rafforzata dal fatto che, oltre ad essere host in ambito turistico, gestisce insieme al marito Gino (stranamente non Lorenzo!) una storica gastronomia nel quartiere San Lorenzo! Per questo ha ottenuto anche degli importanti riconoscimenti, tra cui l’essere stato un caso studio all’ultimo “SeiPalermo”, uno dei rari eventi sull’innovazione digitale in Sicilia.
Non è un caso (altro che nomi ripetuti!) che Teresa faccia anche parte da quasi vent’anni dell’associazione Slow Food rivestendo il ruolo di coordinatrice della Comunità Slow Food Botteghe di Quartiere.
Teresa, con cui ho fatto amicizia in 0,132 secondi netti, ha voluto farmi compagnia al workshop tenuto da Lorenzo Ait e da Giorgio Modesti per presentare il nuovo libro Flaccovio “Abbiamo fatto rete” (qui per acquistalo) dedicato proprio alle relazioni che innescano veri e propri modelli di business!
Ma la cosa più incredibile della storia sai qual è? Oltre alla ricorrenza del nome Lorenzo (che a questo punto mi chiedo come mai non si sia formato sul vetro appannato del bagno come nel film Poltergeist) il fatto di “aver fatto rete… davvero con poco”.
Cosa significa “fare rete con poco”
Che in fondo basta un po’ di ottimo formaggio di capra offerto al check-in accompagnato da un sorriso, una spontanea chiacchierata (con Lorenzo Ait purtroppo molto breve: sarei stato ore a parlare, anche se è bastato uno sguardo per intenderci, ed in fondo mi è bastato), un augurio sincero al gentilissimo Giorgio per la sua nuova carriera da autore di libri sul business.
Ma la vera domanda a cui do risposta è:
Cosa mi ha insegnato questo breve viaggio e che posso passarti?
Semplice: ho imparato che fare buona rete è molto semplice, a patto di farlo con naturalezza, senza secondi fini. Sì, è vero che il marketing per funzionare ha sempre bisogno di un fine, il cosiddetto “obiettivo”, senza il quale perde di efficacia. Però ricorda questa frase:
Insomma la verità a cui spesso non pensiamo è che sono gli obiettivi comuni, quelli che si scopre di avere senza alcuna pianificazione, a rendere possibile il “fare rete” in ottica di successo a lungo termine. Fare rete non è di certo l’obiettivo personale del rincorrere gli altri per “moda”, o per apparire o senza una genuina e disinteressata vicinanza tra esseri umani.
I “valori condivisi” uniscono le persone
Il nome “Lorenzo” che si ripete quasi all’infinito è solo una bizzarra, quanto naturale, coincidenza.
Perché non è Lorenzo, o qualsiasi altro nome, che porta bene, ma al contrario, siamo noi che possiamo portare bene, a prescindere dai nomi, rendendo la loro bizzarra ripetizione solo una simpatica scusa per raccontarci veramente ed unirci per fare rete.
Ad ogni modo, per chi crede che lassù qualcuno ci abbia messo lo zampino, chiuderò il post festeggiando chi forse ha permesso che questa magia si avverasse:
W San Lorenzo! 🙂