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Nella giornata di ieri come un fulmine a ciel sereno s’è diffusa la news secondo cui Meta (ex Facebook inc) avrebbe dichiarato la possibilità di chiudere in Europa i suoi social più famosi: Facebook e Instagram.

Avrei voluto scriverci qualcosa ieri stesso ma per colpa di una “strana, misteriosissima febbre” iniziata sabato sera, giusto quando in TV veniva decretata la canzone vincitrice di Sanremo 2022 “Brividi” (lo so, già fa ridere così) lo faccio oggi, che pensandoci è anche meglio: nel frattempo infatti ho avuto modo di “prepararmi” leggendo le analisi ed i punti di vista di diversi colleghi che frequento sui social tra cui gli ottimi Flavius Harabor, Giorgio Taverniti e Franz Russo.

(Ah, comunque in caso ti interessi saperlo… tamponato 2 volte e sempre negativo, a quanto pare è un virus intestinale)

Cosa ne pensa Flavius

Nell’articolo molto informativo di Flavius (che invito a leggere qui) ho trovato la maggior parte di ciò che secondo me bisogna sapere sulla questione che, mi perdoni, ho voluto riassumere:

In USA c’è un organo che si chiama SEC che impone alle big company di rivelare le criticità dei loro business per tutelare i loro investitori. Nell’ultima dichiarazione di Meta (chiamata a parlare anche in relazione ad un andamento in borsa sfavorevole che ha raggiunto addirittura un -23% del valore azionario, a tal proposito consiglio l’articolo di Ricardo Antonio Piana “Fine impero” che trovi a questo link) è riportato quanto segue:

Se un nuovo quadro normativo sul trasferimento transatlantico dei dati non verrà adottato e non saremo capaci di continuare a fare affidamento sulle SCC o altri metodi alternativi per il trasferimento dei dati dall’Europa agli Stati Uniti, probabilmente non riusciremo a offrire alcuni dei nostri prodotti e servizi più significativi, fra cui Facebook e Instagram, in Europa, il che potrebbe influenzare materialmente e negativamente il nostro giro d’affari, le condizioni finanziarie e il risultato delle operazioni.

Come sottolinea Flavius è evidente la grande difficoltà che il colosso social stia vivendo. Inoltre fa notare che quello di Zuck è un bluff, una provocazione, una velata minaccia ed il motivo è nei numeri: il 47% dei ricavi pubblicitari di Facebook, Instagram, ecc… provengono dall’Europa!

Con questi numeri non esisterebbe chiusura solo in Europa, esisterebbe solo una cosa: chiusura o al limite fortissimo ridimensionamento di Meta in tutto il mondo.

Concordo molto anche quando Flavius sottolinea che se Facebook in teoria chiudesse, sarebbe una tragedia per moltissime aziende.

Sì, nonostante la loro colpa di non differenziare, visto che i social, qualsiasi social, non sono casa nostra, e se chiudono non possiamo appellarci ad un fico secco. Così come per molti professionisti che con le consulenze professionali ci pagano le bollette.

Cosa ne pensa Giorgio

Una lettura diversa, ma complementare, la offre Giorgio Taverniti (qui il suo sito) in questo video che lo stesso Flavius ha inserito nel suo articolo:

(se non vedi il video YouTube clicca qui)

Meglio guardarlo ma puoi sempre leggerne questa sintesi:

Giorgio ricorda che Facebook non è morto (e non chiuderà affatto in Europa), ma che non ha futuro.

Perché Facebook non ha futuro?

Il motivo è che a differenza degli esordi in cui Facebook non avendo concorrenti si è imposto come “social monopolista” oggi ha numerosi concorrenti agguerriti (TikTok, Twitch, Youtube, Discord, Telegram per citarne solo alcuni), e questo significa che monopolista non lo è più.

In pratica nonostante sia ancora il social con più iscritti al mondo e con dati economici (azioni a parte) neanche tanto in discesa, continuando ad essere un’ottima, potentissima e (quantomeno sul piano dei ROAS) efficacissima piattaforma pubblicitaria, Giorgio fa notare che non eccelle (soprattutto in termini di posizionamento) in nessuno dei comparti.

Per esempio se consideriamo il comparto video, il leader di settore è TikTok o Youtube, se andiamo ai “reels” il leader è TikTok (anche se Instagram che appartiene a Meta prova ad avvicinarsi), ecc…

Poi se andiamo al comparto delle micro-community, probabilmente la prima scelta è ormai Discord o Twitch.

Giorgio evidenzia insomma, e lo fa secondo me benissimo, che Facebook non ha futuro perché il futuro è dei giovani, ed i giovani non hanno alcun interesse ad usare Facebook.

Su Facebook ci sono i boomer (presente, arghhh!)

La qualità dei contenuti, escludendo quelli freschi, “veloci” e senza “pipponi moralistici”, si è abbassata enormemente a vantaggio di altre piattaforme. Il problema, dice Giorgio, sono i creator. I creator Facebook li sta perdendo e continuerà a perderli negli anni.

Non spoilerò ulteriormente il video in cui parla anche di altre cose, mi fermo qui dicendo che similarmente al pensiero di Flavius anche quello di Giorgio mi convince molto.

Ora c’avrò ancora 38.5 di febbre (sob!), la testa un po’ mi duole, sento ancora i “brividi, brividi, brividi…”, per voglio dire anche ciò che penso.

Qualcosa che prima di ordinare le idee ho un po’ accennato nei commenti a questo post sul mio profilo Faccialibbro sempre con riferimento all’appena concluso Sanremo (a scanso di equivoci “il mio saluto a Facebook” con citazione della canzone sanremese “Ciao Ciao” del gruppo La Rappresentante di Lista è provocatorio esattamente come la sparata di Zucchina Bollita!).

https://www.facebook.com/leocasciocom/posts/10224532782101393

 

É pur sempre il mio blog: tre cose che voglio aggiungere io:

  1. Concordo con Flavius che Mark Zuckerberg dovrebbe abbassare la cresta con l’Europa perché come la storia insegna difficilmente potrà vincere. Si tratta, come ricorda invece Giorgio, di questioni legate soprattutto al governo USA che, stando al GDPR europeo, non dovrebbe accedere ai dati dei cittadini europei. Nei commenti al mio post c’è chi si chiede come mai Facebook non trasferisca questi dati, quindi i data center, in Europa, una domanda molto interessante a cui personalmente non ho risposto perché non è il mio settore e potrei sbagliarmi (un’idea ce l’ho però). Se pensi di sapere la risposta e sei competente in materia, scrivila commentando questo articolo che ci confrontiamo.
  2. Il GDPR europeo è un bene prezioso, tuttavia a volte è farraginoso, problematico, con numerosi punti oscuri. Anche qui non entrerò in dettaglio visto che non è il mio focus, ma conosco aziende, avvocati, consulenti, esperti che ne parlano ogni giorno sui social e l’opinione più diffusa che ho colto leggendoli è che ammorbidirla senza snaturarla o facendogli perdere efficacia sia possibile. A vantaggio di tutti noi ma, probabilmente, anche di Meta. Anche qui se ci sono esperti in materia parlino o tacciano per sempre.
  3. La questione si lega molto anche alla reputazione di Facebook che, in questi ultimi anni, ha perso. Il declino è iniziato con gli scandali Cambridge-Analytica che hanno favorito ad esempio l’elezione a presidente USA di Trump. Questo scandalo come altre situazioni di forte impaccio hanno contribuito alla fuga di grandi brand da Facebook. E poi, come motivazione aggiuntiva, ci sono i contenuti pubblicati dagli utenti spesso fortemente divisivi (non che anche altri social non lo siano, ma su Facebook probabilmente le “vette” sono le più alte, specie in questi due ultimi anni tra presunti complottismi legati al Covid-19). Questo insieme di cose ha spinto i brand più “sensibili” a certe tematiche a trasferirsi su altre piattaforme per evitare di essere accostati direttamente ai contenuti ed ai flame ed indirettamente al brand Facebook stesso. Ho trovato conferma di ciò in questo articolo di Franz Russo del giugno 2020 in cui parla, dati alla mano, di “fuga dei brand da Facebook ADS”. Ed è anche per questo che la difficoltà di Meta dichiarata apertamente (in fondo è questa la vera notizia) non meraviglia affatto. In queste ore Franz ha scritto anche questo articolo dal titolo “Se Facebook e Instagram scomparissero, una riflessione” (qui il link).

D’altronde come ricorda Giorgio Tave, Facebook ha subito un netto calo dell’engagement, che poi è la metrica più importante. Il punto è che la gente (specie gli under 30) probabilmente si è stufata e così ci passa sempre meno tempo. O addirittura si è cancellata o non si è mai iscritta.

 

Detto ciò, chiaramente nessuno ha la sfera di cristallo, ma l’ipotesi che Facebook (e forse anche Instagram) si ridimensionerà molto nei prossimi anni è realistica, e di questo si deve tener conto nella fase di selezione del media da utilizzare nel proprio web marketing.

Anche se molto del suo futuro si giocherà sulla realizzazione del Metaverso. Se Zuckerberg sarà in grado di realizzare DAVVERO le promesse contenuto nel suo famoso video…

 

 

…forse Meta riuscirà a ritagliarsi un bel futuro, o meglio un bel metaverso. Ma a patto che non sia concepito (altro grande errore di Zuck nella sua narrazione) in modo presuntuoso come l’unico Metaverso possibile. Perché di “metaversi alternativi” ce ne sono già tanti e da molti anni (i videogiochi 3D in prima persona ti dicono niente?) ed in futuro ne nasceranno di nuovi. A proposito di nuovi metaversi voglio citare la siciliana Coderblock (di cui sono un piccolo socio; già sono un po’ di parte… ahahah! Qui il link), tra e prime aziende ad intuire le opportunità di questo nuovo modo di essere social.

 

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Che ne pensate di questo articolo very-social? Mi piacerebbe continuare a confrontarmi, che anche se sicuramente i due social non chiuderanno è comunque in gioco un grosso pezzo del web e del business di tante persone.


Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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