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Quelle che ho virgolettato sono le tipiche frasi da video istituzionale pronunciate dal classico omino incravattato ed ingessato che presenta la propria azienda di fronte ad una telecamera.

Frasi che ancora oggi, per fortuna molto più di rado che in passato, talvolta ancora si sentono in certi corporate video, cioè quei video realizzati dalle aziende per comunicare ad un pubblico preciso di clienti, collaboratori e, in generale, di addetti ai lavori.

Il più tipico di questa tipologia di video è quello di presentazione di un team, di un progetto o di un prodotto: una comunicazione di tipo descrittivo che racconta qualcosa o qualcuno con minuziosità e professionalità ma con freddezza, senza cioè fare leva sulle emozioni dello spettatore.

Non è quindi un caso che, con l’evoluzione del mercato pubblicitario che ha visto il ruolo del marketing sempre più importante ed efficace al fine di portare risultati, il comparto del video corporate si sia evoluto verso il più creativo ed emozionale commercial. È nel commercial che, lì dove la “call to action” è velata e marginale, accade persino che i video non ce l’abbiano affatto, perché non nascono con la volontà di innescare un’immediata e pratica azione del pubblico ma piuttosto una reazione emotiva.

Come quella di suscitare “sorpresa”.

Lo scopo di fare video di tipo commercial da far “girare” sul web, luogo in cui, notoriamente, essi possono essere ampiamente viralizzati grazie alle condivisioni, è quello di fare branding, cioè innescare vendite (ma non solo) in modo molto indiretto e soprattutto nel medio e lungo termine. Solitamente l’engagement che un bel video online suscita, fatto tipicamente da like, commenti e condivisioni, è una risposta ad un dono che il pubblico riceve. Il dono è appunto l’emozione, e più in generale l’intrattenimento di cui ha goduto.

E non bisogna sorprendersi se alla fine quelli che funzionano meglio siano proprio quelli che un po’ se ne fregano dei vincoli dettati dalla lunghezza. Uno spot che sembra un cortometraggio pretende un’attenzione, in termini di tempo, che non tutti online possono offrire. Ma per chi offre la sua attenzione fino all’ultimo è in serbo un bellissimo dono, che è appunto quello dell’emozione.

È questo, sostanzialmente, il concetto espresso da Niccolò Di Vito, videomaker dell’agenzia creativa toscana Studio Riprese Firenze (qui il sito), che nel suo speech a Smau Milano del 23 ottobre 2018 ha raccontato come il videomaking aziendale non possa oggi far a meno di suscitare emozioni. E per farlo ha fatto parlare soprattutto le immagini grazie ad una lunga carrellata di video proiettati in sala ed abilmente commentati dallo stesso Niccolò.

Al termine dello speech l’ho brevemente intervistato. Ecco il mio video (sperando non sfiguri troppi dinnanzi alla maestria di chi con i video ha ben altra dimestichezza).

Vuoi farti un’idea più chiara di cosa si intenda per video commercial di tipo emozionale, e del perché la tua azienda dovrebbe pensare a sfruttare questo mezzo espressivo (fermo restando che la tua strategia ed il tuo budget lo preveda)?

Sappi che presto posterò qui i link ai singoli video mostrati nel suo workshop a Smau (ma se sei impaziente puoi sfogliare il blog di Niccolò).

Gli spot per History Channel e Opera del Duomo sono stati realizzati da lui stesso insieme al suo team.


Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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