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Come sai, sin dall’avvento della pandemia, il 2020 è stato dipinto come l’anno tra i peggiori mai avuti. I tanti numerologi veri ed improvvisati (…aspetta… esistono numerologi veri? Mi sa di no, ma è un’altra storia che preferirei non raccontare!) si sono sbizzarriti descrivendolo persino come “anno funesto”, tra l’altro sottolineando il fatto di essere bisestile, come se questo spiegasse ciò che invece è assolutamente inspiegabile. E così… vai di meme sui social con la cometa di Natale dipinta come  asteroide pronta a darci il colpo di grazia distruggendoci tutti prima del nuovo anno. E vabbè…

Ma davvero il 2020 è stato un anno così negativo?

Da inguaribile ottimista e da mente abituata a valutare il mondo tendenzialmente con razionalità non ne sono del tutto convinto, così come non sono convinto che esistano davvero “anni funesti”. Dopotutto cos’è un anno se non il nome dato ad un periodo della vita di esattamente 12 mesi?

C’è da dire però che, oltre al citato significato scientifico come unità di misura del tempo, il passaggio tra un anno e l’altro cade nel periodo festivo natalizio in cui normalmente si rallenta o ferma la normale routine lavorativa. Questo porta un po’ tutti a fermarsi per “riflettere”, per fare un piccolo bilancio degli eventi accaduti nel proprio scorcio di vita, con tanto di etichetta affibbiata all’anno che volge al termine.

Io non vorrei etichettarlo in alcun modo questo 2020 (anche se in realtà, come leggerai, poi un po’ lo farò), ma non per questo non voglio fare il punto della mia vita. E penso che anche tu dovresti, se non lo hai già fatto, fare il punto di ciò che vuoi, perché fermarsi qualche giorno a riflettere sul lavoro, sugli affetti, sulla direzione che si è presa, sia molto importante.

Come minimo serve a ricaricare le energie fisiche e mentali in vista del nuovo anno, no?

Un accostamento col marketing

Come ripeto nelle mie consulenze, nei corsi privati di Personal Branding o anche nelle live pubbliche nel mio talk in streaming dentro la community Imprenditore Vero, una strategia di marketing ha senso ed utilità se, periodicamente, si leggono le statistiche del sito e dei social, si analizzano i KPI in modo approfondito e si prende una decisione che serva a correggere la rotta, ripuntando con maggiore precisione il muso dell’aereo immaginario che si sta pilotando verso la propria destinazione, ovvero l’obiettivo di marketing prescelto.

Una “strategia di vita” funziona in modo simile?

Bè, nella vita non sempre ci sono dati numerici specifici da analizzare, la vita non sempre è, e dovrebbe essere, data-driven. Ma di certo, similarmente, ci sono (o meglio dovrebbero esserci) obiettivi da perseguire, e per raggiungerli è necessario similarmente analizzare cosa si è fatto e cosa si sta facendo per raggiungerli.

Ma la vita non è solo questione di obiettivi, di scopi. La vita andrebbe vissuta, e valutata, nella sua generalità e complessità.

Questo concetto molto olistico, che spesso viene bistrattato in nome del posizionamento a tutti i costi, l’ho rivisto ultimamente in Soul, l’ultimo film di animazione della Pixar, che non voglio spoilerarti qualora tu non l’abbia ancora visto. Aggiungo solo che nel caso della vita, anche se sono pienamente convinto che avere una “reason why” sia davvero fondamentale (e non solo in ottica di posizionamento del proprio personal brand), direi che sia proprio fondamentale avere una visione, una missione, dei valori. E fare in modo che questi siano chiarissimi dentro di noi.

Ecco perché io il 2020 non lo odio, non lo insulto e non lo etichetto come anno orribile, ma in fondo lo giudico positivo, e quindi lo ringrazio: perché secondo me ha aiutato tantissimo le persone, spesso impossibilitate a perseguire secondo i tempi e i modi previsti i propri obiettivi, di contro a soffermarsi sull’importanza di visione, missione e valori.

Vero che è la pandemia ha rappresentato (e rappresenta ancora) un enorme ostacolo nel lavoro (a meno che tu non venda mascherine, credo sarai d’accordo).

Ad esempio, per quanto mi riguarda, ho saltato tutti gli eventi e le fiere nazionali di settore, privandomi di un elemento fondamentale sia della mia crescita personale, sia in chiave lavorativa in termini di “awareness” e “public relations”. E non ho raggiunto gli obiettivi economici che mi ero dato nel 2019.

Tuttavia questo pazzo 2020 lo ringrazio perché ha di contro, proprio come premessa alla presa di coscienza di visione, missione e valore delle persone, accentuato enormemente la necessità, diventata anche volontà e piacere, di rimanere in contatto attraverso la rete, facendo rinsaldare rapporti con amici, fornitori, clienti, collaboratori e creandone di nuovi, altrettanto veri e solidi, con chi ha dato prova attraverso i contenuti e le interazioni suoi social di condividere esattamente le nostre identiche visioni, missioni e valori.

L’emergenza da pandemia, che se preferisci chiama pure 2020, se da un lato ha separato i nostri corpi, dall’altro ha unito le nostre menti.

Un anno straordinario

Ricapitolando se vedo il 2020 solo dal punto di vista numerico, dei fatturati, degli utili, no, non posso certo dire che sia stato un anno di crescita (per quel che mi riguarda sostanzialmente invariato, e non mi lamento affatto se penso a chi invece ha visto crollare i propri guadagni).

Ma se lo vedo dal punto di vista emotivo, per me è stato un anno davvero STRAORDINARIO, aggettivo che quando sento usare a qualche imprenditore senza pudore mentre descrive qualche suo prodotto o servizio mi fa venire l’orticaria, ma che qui invece secondo me casca proprio a fagiolo!

Il 2020 lo ringrazio perché grazie a lui sono cresciuto, professionalmente oltre che personalmente, grazie alle tante, tantissime persone che ho avvicinato, e che si sono avvicinate a me, grazie al potere dei contenuti.

Specialmente grazie al già citato gruppo Imprenditore Vero, i cui membri hanno tutti fatto la loro parte, mettendoci la faccia ed aiutando gli altri, dispensando spesso consigli di marketing e comunicazione “anti-crisi”, senza pretendere qualcosa in cambio! Non so te, ma per me questo è meraviglioso.

Il 2020 lo ringrazio anche perché mi ha dato ancora più coraggio nella scelta di essere chi voglio essere. Anche a costo di fare scelte critiche, come quelle di allontanare dai miei social tutta una serie di persone e personaggi che non reputo necessariamente “negative”, più che altro “immature”.

Perché vero che i social, per come funzionano gli algoritmi, tendono a polarizzarci (come spiega, un po’ faziosamente, il noto documentario The Social Dilemma di Netflix), ma è anche vero che chi li usa è un adulto, quindi sufficientemente maturo da scegliere con raziocinio contenuti e persone da seguire, sufficientemente maturo da non farsi manipolare, evitando di farsi chiudere dentro una bolla di cui, per sua mancanza, non riesce ad uscire perché non sa (o non vuole sapere) che può farlo con un click.

Ed è così che il 2020 è stato anche l’anno in cui ho deciso di allontanare in massa chi, nonostante i miei consigli, ha testardamente continuato a comportarsi come un bambino.

I bambini, si sa, sono perennemente in cerca di attenzione, ed infatti non è un caso che il fenomeno delle fake news, i leoni da tastiera, il populismo becero, l’odio ideologico, i complottismi ed i negazionismi, i “gurismi” ecc… ne siano tutti fenomeni conseguenziali.

Quindi ancora grazie 2020!

Perché mi hai tolto tanto, ma in compenso mi hai insegnato tanto. Per quel che mi riguarda forse mi hai dato anche più di ciò che mi hai tolto…

Una cosa per cui non esistono metriche di alcun genere e che non si può quantificare né tanto meno acquistare.

Mi hai insegnato il magico dono della consapevolezza.


Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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