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Ho deciso di staccare dai social per quasi tre giorni, per la precisione di iniziare il mio “digiuno” di venerdì e riprendere l’uso di lunedì. Nel momento in cui scrivo è proprio la mattina di quel lunedì, quindi di fatto quella che stai leggendo è una riflessione a caldo di questa bizzarra esperienza che ho voluto fare.

Certo, tre giorni “sabbatici” via da tutti i social, in buona parte durante il weekend, sembrano poca cosa, e di fatto non parliamo di certo di chissà quale privazione ed esperienza. Su Youtube, ad esempio, c’è chi ha provato a privarsi di Facebook, Instagram, Twitch ecc… per molto più tempo ed in più documentando tutto in video. In confronto sono un novellino.

Eppure posso dire che sono bastati questi pochi giorni per farmi sentire una forma di disagio così come vibrazioni positive. Insomma credo che l’esperienza meriti di essere discussa ed approfondita, parlarne probabilmente può aiutare sia me stesso (sì, la scrittura aiuta a fissare i concetti) che chi legge a comprendere in modo più profondo i social.

Ecco, se proprio devo dirla tutta, come da titolo del mio articolo probabilmente non si possono capire davvero i social finché non ci se ne priva, se poi aggiungiamo che, come insegna la “legge della scarsità” di Robert Cialdini, il valore di ciò che è poco disponibile o non lo è affatto riesce a farsi percepire più alto, ci rendiamo conto che questa comprensione può essere ancora più difficile. Ma ci provo.

1° giorno, venerdì

Reduce da un lungo periodo di posting e di interaction non interrotto, da stacanovista anche in estate (ma va detto con la fortuna di vivere a due passi dal mare della Sicilia) nel primo pomeriggio ho pensato di avviare il mio breve digiuno. Un digiuno ovviamente non può non iniziare da una promessa che, affinché venga presa sul serio, non poteva che essere postata pubblicamente sul social che insieme a Linkedin utilizzo di più: Facebook.

Dopo aver promesso di non usare minimamente i social per quasi tre giorni, ho diligentemente messo da parte il cellulare dicendo a me stesso di NON  aprire le social app. Inoltre, lavorando al PC durante il pomeriggio del venerdì, mi sono ripromesso di non aprire, come di solito faccio, schede del browser con i vari Facebook & company.

Riguardo alle notifiche push quelle le ho disabilitate da molto tempo, quindi non è stato necessario preoccuparmene perché in ogni caso non mi avrebbero “disturbato”. In effetti le notifiche push, ovvero le continue vibrazioni e segnali acustici che i dispositivi fanno per segnalare nuovi post, reaction o nuovi commenti, sono forse il nemico numero uno della concentrazione. Di fatto se come me non puoi permetterti di farti disturbare in continuazione, ti direi di toglierle ora stesso e a prescindere se vorrai anche tu fare questa sorta di esperimento.

Come togliere le notifiche

Generalmente devi andare nelle impostazioni del tuo dispositivo e disabilitarle per le singole app che non vuoi che te le inviino. Se non lo fai, come avrai certamente riscontrato senza forse renderti conto, subirai quello che è chiamato “riflesso di Pavlov”, un riflesso che riguarda la parte rettiliana del cervello e che porta chi ha le notifiche push attive a farsene attrarre in modo del tutto istintivo.

Ivan Pavlov fu un medico che più di un secolo fa fece il seguente esperimento sociologico:

Suonando una campanella prima di dar loro del cibo a dei cani, notò dopo un certo numero di somministrazioni che la loro salivazione aumentava già al suono della campanella. Si trattava di un “riflesso condizionato” a cui anche noi umani siamo soggetti dal momento che la notifica push agisce proprio come la campanella dell’esperimento di Pavlov mentre il contenuto (che però spesso si dimostra un’illusione) rappresenta il cibo che viene somministrato.

Insomma proprio perché si tratta di un meccanismo inconscio, ovvero non razionale, l’unica soluzione per evitare di cadere nella trappola delle notifiche (con conseguente perdita di tempo, interruzione di attività importanti, stress) è disabilitarle.

Pertanto partivo già da una situazione di vantaggio, eppure la FOMO, ovvero la cosiddetta Fear Of Missing Out, dall’inglese la “paura di essere tagliati fuori”, si è ugualmente fatta sentire portandomi ogni tanto a sbirciare i social.

Lo ammetto: non ho potuto fare a meno nel pomeriggio di venerdì qualche volta di aprire i social e scrollare il newsfeed per controllare cosa stava accadendo.

La FOMO, a differenza del Pavlov effect che ha una natura puramente istintiva, è un effetto che riguarda la sfera sociale, ovvero non è necessariamente innescata dalle notifiche push ma è qualcosa che riguarda come ci si colloca come individui nella società. Quindi la FOMO è un sentimento del tutto legittimo, d’altronde siamo tutti animali sociali, ed anche i social, che apparentemente sono solo un gioco, sono un luogo di aggregazione sociale molto importante, forse in certi casi al pari delle piazze fisiche.

Quindi la FOMO non è un nemico, può esserlo invece se il livello di FOMO è eccessivo, e questo accade soprattutto nei giovani che, per minore livello di maturazione, sono più esposti a quella che viene chiamata “dipendenza dai social”. Come detto da vecchio quarantaseienne ho provato anch’io la FOMO, ed è una sensazione di disagio dato dal fatto, effettivamente, di non poter partecipare alle piazze sociali in cui normalmente scambio informazioni, opinioni e battute goliardiche con i tanti colleghi ed amici che frequento sui social. Di sicuro molti di loro mi sono mancati, anche questo può aver influito sul disagio.

Comunque devo dire che ho sentito molto la FOMO il primo giorno e non è stato facile gestire quest’ansia. Più volte avrei voluto, sbirciando i tanti commenti a post in cui venivo citato, oppure notandone di nuovi che mi interessavano, dire la mia scrivendo una battuta o lasciando anche solo un like o una reaction, come per dire “hey, ci sono!”. E non averlo fatto mi ha pesato.

2° giorno, sabato

Guardare i social la mattina appena sveglio è di solito tra le prime cose che faccio. Lo ammetto, non è saggio, non si dovrebbe. D’altronde Karan Raj, medico chirurgo e divulgatore scientifico britannico da quasi 5 milioni di follower su Tik Tok (qui il suo profilo), spiega:

Quando ti svegli la mattina passi dalle onde cerebrali “delta” a quelle “theta”. Abbiamo un estremo bisogno delle onde cerebrali theta perché aiutano nell’apprendimento, nel ragionamento e con la memoria. Se ti svegli e cominci a guardare lo smartphone scorrendo il newsfeed, scrivendo messaggi, ecc… passi dalle onde theta a quelle altamente stressanti beta.

Insomma guardando subito lo smartphone rischiamo di condizionare il resto della giornata. Tuttavia come scrivevo riguardo alla FOMO, gli stessi psicologi affermano che il punto non è negare la FOMO (d’altronde è un paura, e le paure non si possono negare), ma semplicemente riconoscerla e gestirla. Devo dire però che sabato mattina appena alzato, probabilmente per aver già “metabolizzato” l’idea di NON usare i social, non ho avvertito il “bisogno” di guardare il cellulare. Inoltre ho deciso (ma in verità si è trattato di qualcosa di assolutamente naturale) di dedicare il tempo sia lavorativo che personale e che normalmente dedicavo ai social ad altro.

Nel lavoro così mi sono occupato ad attività “anni ’90” come manutenzione tecnica siti web, blogging (e già, l’idea di questo articolo mi è venuta proprio sabato mentre toglievo un po’ di polvere a questo sito), posta elettronica, messaggi, chat, siti informativi, ecc… insomma tutto quello che è il web senza i social. Benché spesso al bar si dica il contrario (d’altronde stando ad una ricerca “We Are Social” nel 2020 su circa 50 milioni di utenti italiani collegati ad internet 35 milioni erano sui social con un aumento in milioni rispetto all’anno precedente del 4%, e si può immaginare che l’incremento sul 2021 non sarà inferiore), in effetti il web non sono i social.

Il mio sabato parzialmente lavorativo è stato un “riscoprire la bellezza del web senza i social”.

Un’ulteriore riflessione: si è trattato di un uso meno “vivo”, meno “interattivo”, meno “sociale” (appunto). Si è trattato di un uso più da “nerd”, più “concreto”, più “produttivo”.

Non che i social siano la patria della fuffa e della perdita di tempo (anzi, tutto sta a COME si usano, come scrivo nel mio libro Amazon se si usano con criterio possono aiutare tantissimo nel lavoro potenziando anche il personal branding), ciò che intendo dire è che i social sono belli, fighi e quant’altro, danno tante emozioni anche positive, ma se non tenuti a bada nel loro utilizzo ti fanno perdere un sacco di energie e tempo.

3° giorno, domenica

Superate le prime 48 ore dall’inizio del mio digiuno dai social ho iniziato a sentire una certa “pace dei sensi”.

Ebbene sì, al terzo giorno ai social non ho pensato più. Sarà anche che la domenica normalmente butto via il telefono (di fatto è già di suo il giorno della settimana in cui tendenzialmente lo uso meno), eppure non credo sia un caso che sia stato un giorno completamente dedicato ad altro: ai miei hobby, ai miei interessi, alle uscite e, soprattutto, ai miei cari.

Sembra incredibile eppure l’assenza dai social, a cui anche la domenica, ad eccezione di questa, comunque dedico del tempo, mi ha portato a sistemare delle cose in casa di cui dovevo occuparmi da anni. Per esempio da buon amante del fai-da-te, ho finalmente montato quel faretto che tenevo ancora nel cellofan da mesi in cantina, e poi installato quell’interruttore domotico, anche lui buttato in un angolo della cassetta degli attrezzi, che mi fa accendere la luce della mia saletta operativa con un semplice OK Google.

Senza contare il tempo meraviglioso trascorso a giocare con mio figlio.

Conclusioni

Insomma questo semplice e per nulla invasivo esperimento mi ha fatto rendere conto ancora meglio di ciò che sapevo già ma che un conto è leggere sui libri e sui blog, altro conto è vivere sulla propria pelle: i social, se usati male, possono essere davvero un’enorme perdita di tempo e fatica, possono generare anche molto stress e rovinare la qualità della vita sia in generale, sia a livello relazionale nell’offline.

Non si può negare che i social, anche per effetto dell’infinite scrolling o elementi di usabilità strategicamente mirati a farne un uso continuo, purtroppo abbiano all’interno dinamiche che non riguardano solo l’uso di semplici strumenti ma molto di più complesso e pericoloso.

Eppure disattivare le notifiche e prendere coscienza della FOMO (quindi paradossalmente stimolandola attraverso la privazione dai social) in modo da imparare a gestirla non è difficile. Attivarsi in tal senso può già fare un’enorme differenza nel tentativo, che dovremmo fare tutti, di usarli con criterio così da godere solo del meglio dei social. In fondo basta volerlo.

Che ne pensate? Perché non fare anche voi un breve “social detox” che, a mio parere, vi aiuterebbe ad acquisire ulteriore consapevolezza? Mi piacerebbe anche leggere poi le vostre riflessioni sui social. Perché sì, i social sono un po’ brutti e cattivi, ma in fondo, a patto che si sappia coglierne i vantaggi, sono anche un meraviglioso luogo di confronto ed aggregazione.

Chi volesse approfondire ulteriormente i temi trattati in questo articolo può condividerlo e commentarlo taggandomi. Questa volta non mi limiterò a sbirciare!


Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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