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In questi ultimi anni abbiamo assistito ad una sempre più massiccia presa di coscienza, da parte del Popolo e dell’opinione pubblica italiana, riguardo alla situazione economia nazionale. La crisi, iniziata già quasi 10 anni fa (nel 2008), sembra, almeno per noi, non essersi ancora conclusa, ed il Bel Paese continua a trascinarsi in una situazione che definire “stagnante” è riduttivo.

Il nostro PIL è aumentato, è vero, ma neanche di un punto percentuale (appena lo 0.9% nel 2016) mentre le altre nazioni europee, trascinate dalla Germania, hanno ingranato la quarta liberandosi in buona parte del vecchio “empasse” e dando slancio alla loro economia. L’Italia è invece rimasta al palo, e non crediate che non sia così perché i media, spesso politicizzati e filo-governativi, vogliono farvi credere il contrario, che siamo fuori dalla crisi.

D’altronde i giornali, lo sanno anche i bambini, prendono sontuosi contributi pubblici, e per questo, spiace dirlo, forse non sono del tutto liberissimi di riportare la verità. Ecco, diciamo che la certezza su questo non c’è, ma c’è un’altissima probabilità che sia purtroppo proprio cosi. L’Italia è un paese ancora democratico, ma forse non al 100%.

Ma il punto di questo post è un altro: questa ritrovata consapevolezza, alimentate dalla contro-informazione che nel web ha trovato terreno fertile, si è trasformata in rabbia, e il cosiddetto “populismo” (termine che fino a qualche anno, non so per voi, ma per me era davvero raro sentir pronunciare se non a scuola nell’ora di storia), ha preso piede un po’ in tutto il Mondo (a dimostrazione che anche fuori dai nostri confini la situazione, soprattutto dal punto di vista sociale, con i venti del terrorismo e di guerra che soffiano da e verso ogni dove, non è tra le più rosee).

Già, il populismo: un termine nobile, in realtà, e che a mio giudizio dovrebbe essere ben compreso. Dal dizionario Garzanti infatti, tra le varie definizioni, la più generica è:

Populismo: atteggiamento ideologico che, sulla base di princìpi e programmi genericamente ispirati al socialismo, esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori totalmente positivi.

Possiamo quindi spiegarlo come un atteggiamento esteso, ma cieco, di difesa dei diritti di noi cittadini. Come non si può essere, in fondo, un po’ populisti di fronte alle malefatte dei nostri politici, che sono sicuramente, si può affermare, in buona parte responsabili dei nostri problemi?

Ecco, il populismo, allora ci sta, eccome. E mi fanno anche tanta rabbia quei politici che vedono il populismo solo e soltanto come un fenomeno sociale contrapposto al potere. Se questi nostri rappresentanti fossero persone pienamente “oneste” lo appoggerebbero, invece, e non lo beffeggerebbero come fosse solo la scusa per fare casino di qualche “invasato” (definizione che ho sentito pronunciare a qualche “onorevole”).

Ma il troppo, come si dice, storpia. Così, come mi accorgo che il populismo in fondo è un bene, che ci sta eccome, mi rendo anche conto di quanto molti lo abbiano resa l’unica arma contro i mal-governi. Il loro obiettivo è chiaro: occorre dare la colpa dei nostri problemi SOLO ai politici e, quindi, smantellare tutto il vecchio sistema politico è la soluzione vera, unica e definitiva a tutti i nostri problemi.

E su questo ultimo punto non sono d’accordo

Mi chiedo infatti se la grande disoccupazione che ancora condiziona negativamente le nostre vite, specialmente al sud, il disagio giovanile, i numerosi problemi sociali ed economici che molte famiglie italiane vivono, non siano, nella mente dei più convinti “populisti”, problemi insormontabili finché non accadrà, se accadrà, un drastico rovescio di governo.

Mi chiedo se la mala-politica a cui viene contrapposto il più becero populismo, in sostanza, non sia diventato, nella loro menti, un enorme, gigantesco e fantasmagorico ALIBI. Insomma, una scusa per non muovere un dito, per non far ragionare il cervello. Per non reagire alla crisi sprigionando il meglio che la nostra mente da italiani creativi può partorire.

Le mie non sono favole: basti pensare alle tante start-up, o alle aziende vecchie e nuove, che hanno elegantemente superato la crisi con la conoscenza, con l’aggiornamento, con lo studio e l’applicazione delle regole del marketing e della comunicazione digitale, con una saggia spending-review ed i principi di sostenibilità: i veri antivirus contro la crisi.

La crisi ha messo tutti di fronte alla necessità, anzi all’obbligo, di cambiare dentro di noi. E c’è chi ha avuto l’intelligenza, il coraggio e la forza di cambiare, in meglio, e superarla alla grande, la crisi. Non dimentichiamocelo, e portiamolo ad esempio.

Mi rivolgo quindi, soprattutto, ai giovanissimi che, uscendo dalle scuole, spesso si scontrano contro il muro di gomma della società vecchia che li rifiuta. Dovranno spremere le meningi, metterci fantasia, ingegno e creatività, e trovare la chiave per il successo nella loro vita. Sarà un lungo e faticoso viaggio, ma la felicità cos’è se non un viaggio e non una meta?

Per loro il consiglio di moderare l’atteggiamento populista che, al contrario, nascondendosi in un “vittimismo ad oltranza”, potrebbe offuscare le loro menti con il rischio di rendere opaco il loro ed il nostro futuro.

(Foto: Pexels)

Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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