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Oggi è stato il lunedì post-Sanremo (nel momento in cui scrivo questo articolo è quasi l’ora di cena), quello che segue la settimana in cui sui social non si è parlato d’altro che della nota kermesse musicale.
Tranqui, non tornerò sui temi e sulle tante polemiche che l’hanno contraddistinta, prima di abbassare la saracinesca mi concederò invece due cose: una battuta ed una riflessione.
La battuta è che in due giorni siamo passati dai Depeche Mode (la band super-ospite di sabato scorso) al “depression mode” di questo lunedì. Perché si sa: il lunedì, con il suo rientro alla routine settimanale, è sempre un giorno un po’ no.
La riflessione è invece sul brano simbolo dei Depeche Mode, “Enjoy the Silence”. Una riflessione spero “sul pezzo” rispetto al mood di questi giorni.
In pratica oggi riascoltando il noto pezzo mi sono accorto delle parole apparentemente profetiche:
All I ever wanted
All I ever needed
Is here in my arms
Words are very unnecessary
They can only do harm
con cui i Depeche Mode ci ricordano quanto possa essere dannoso l’abuso di parole, il “dire troppo”.
Certo, parliamo di un’opera d’arte, quindi è interpretabile.
Ed io la interpreto così: credo che Enjoy The Silence contenga davvero una pseudo-denuncia contro l’information overload della nostra era “a pane e social”, e precisamente:
- contro i media che non fanno che bombardarci di news spesso inesatte ed allarmistiche in questa “attention war” e
- contro noi stessi che con i nostri re-post e commenti non facciamo che alimentare spesso inconsapevolmente questo “gioco al massacro”.
Il pezzo d’altronde è un invito ad “apprezzare il silenzio”: interpretabile come un invito al social detox? Chissà.
Che poi ci sarebbe anche una spiegazione scientifica all’inutilità di certe (e troppe) parole: forse non lo sai ma l’area del cervello dedita al linguaggio è differente da quella dedita alle emozioni e ciò dimostrerebbe perché le emozioni sono così difficili da spiegare a parole, rendendole a volte quasi inutili.
Certo, le parole sanno essere utilissime in molti casi, lungi da me dire il contrario! Ma non dimentichiamoci che quando sono troppe, specie se sbagliate, possono fare malissimo.
Peró almeno rispetto alle parole il silenzio (specie quello post-Sanremo, finalmente!) ha molte meno controindicazioni, non trovi?
Quindi apprezziamo anche il silenzio. Apprezziamo la rarità di chi sa tacere.
Perché, come si dice, “il silenzio è oro”. E, oltretutto, ricarica le pile dopo un lunedì massacrante.