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Conosci la leggenda di Re Mida? Se la risposta è no o non la ricordi te la racconto…
Secondo la mitologia greca si narra che un giorno questo re, appunto Re Mida, aiutò Dionisio, una divinità di cui era grande cultore, a ritrovare un vecchio satiro di nome Sileno a lui molto caro che si era perso.
Dionisio per ricompensarlo gli chiese allora cosa volesse come premio e Re Mida espresse il desiderio di trasformare in oro tutto ciò che toccasse.
Richiesta esaudita, cosa che aumentò in Mida ancora di più il suo potere.
Tuttavia quello che Re Mida credeva inizialmente fosse un vantaggio si trasformò presto in una sciagura in quanto persino il cibo e l’acqua che metteva in bocca si trasformavano in oro non consentendogli di sfamarlo a rischio della vita.
Così Re Mida, pentito, chiese a Dionisio di annullare quel dono e questi lo accontentò.
La leggenda continua con ulteriori problemi che Re Mida dovette affrontare, ma per lo scopo di questo articolo va bene così.
Perché questa storia?
Ti chiederai perché ti ho parlato di questa leggenda: il motivo è che credo oggi si possa chiamare Re Mida chi fa del personal branding uno strumento di potere al proprio servizio e non al servizio altrui, finendo per rischiare di fregarsi con le sue stesse mani.
Il paragone mi è venuto leggendo in queste ore la notizia secondo cui il patron di Tesla Elon Musk, con lo scopo di finanziare l’acquisto di Twitter, avrebbe messo sul mercato un finto profumo di nome “Capelli Bruciati” (Burnt Hair) andando in sold-out dopo poche ore.
Ecco, Elon Musk a mio parere (ma credo anche nell’immaginario collettivo di questi anni) è proprio il “Re Mida dei nostri tempi” perché sembra che ogni cosa che tocchi diventi oro. Sembra che il suo personal branding sia talmente forte da permettergli di vendere qualsiasi cosa anche in ambiti che non gli competono, solo perché un prodotto ha il suo nome scritto sopra.
In effetti il personal branding ha legittimamente tra gli obiettivi di far passare in secondo piano il prodotto portando le persone a sceglierci per “appartenenza al nostro mondo” piuttosto che perché soddisfiamo un loro reale bisogno.
Il problema però è quando si sfrutta questo potere per vendere roba poco utile o inutile (fuffa?) a discapito degli altri, e quello del profumo sembra il caso.
Che poi Musk non è nuovo a speculazioni del genere (ne ho parlato in passato anche qui), cosa che a mio avviso potrebbe danneggiarne la reputazione.
Che ne pensi?
E tu che ne pensi del paragone Musk-Mida visto anche che quest’ultimo fu costretto a pentirsi?
Che anche Elon Musk debba prima o poi pentirsi di certe iniziative assai opinabili che potrebbero intaccarne la credibilità?
Mi piacerebbe tanto sapere il tuo parere, anzi se puoi e se ti va condividi pure questo articolo sui tuoi social commentandolo e taggandomi. In questo modo ci confrontiamo sull’uso a volte sfrenato del personal branding, ovvero del fatto che anche un ottimo personal branding (quello di Musk, per come questo ottimo imprenditore ha saputo farsi valere, lo è in effetti) non è immune da scivoloni.