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Personal branding è metterci la faccia!
Quante volte avrai letto o sentito questa frase? Io millemila! Eppure sebbene generalmente vera non è sempre così.
Certo, ci mancherebbe: in genere nel personal branding mostrare la faccia è utile ed importante. Ma ciò non significa – lo sottolineo ché come ho appurato spesso non ci si pensa – che un “personal branding senza faccia” non possa funzionare, anzi!
Occorre googlare un po’ per trovarli ma i personal brand di successo che non fanno uso del volto o che lo mostrano solo in parte sono effettivamente rari ma esistono. E non solo in ambito artistico (come non citare il famosissimo Banksy?) ma anche professionistico ed imprenditoriale.
Il caso più lampante per me è Satoshi Nakamoto, il “presunto” papà del Bitcoin.
Per lui l’assenza del volto non solo non è mai stato un problema ma ha persino creato e potenziato il suo personal branding ergo quello del brand Bitcoin.
Idem per “Anonymous”, portavoce incappucciato dell’anonimo (ed omonimo) movimento “hacktivista”.
Ma senza andare nel “torbido” eccone alcuni di più reali ed autorevoli:
- Grian, gamer/youtuber da 8m+ di iscritti.
- Marshmello, produttore musicale e DJ famoso per le sue esibizioni.
- The Stig: pilota da corsa reso celebre dal programma televisivo Top Gear.
Ma soprattutto esistono un botto di blogger, scrittori e professionisti divenuti celebri PRIMA di essersi mostrati in pubblico.
Ad esempio Tim Ferris (autore bestseller del celebre “4 ore alla settimana”), Ryan Holiday, Marie Forleo e James Clear.
E in Italia? Anche qui non mancano: la scrittrice Elena Ferrante fa parte senza dubbio del club.
Dunque un buon personal branding senza volto è possibile.
Ma chi volesse – per i suoi buoni motivi – tentare questo approccio come si rende riconoscibile?
Ovviamente col logo che, insieme ai “brand code”, gioca un ruolo fondamentale definendo gran parte l’identità di brand.
Ma il logo rimane utile anche per chi ci mette la faccia perché potenzia la comunicazione.
Infatti personalmente ho scelto di usare entrambe le cose: non solo il mio logo “Leo Cascio The Brand Maker” ma anche il mio bel faccione.
Question time!
So che solo i più svegli risponderanno ma provo a coinvolgere proprio tutti perché mi piace confrontarmi. Quindi in chiusura provo a farti qualche domanda:
- Hai mai pensato a questo aspetto, anzi direi “volto”, del personal branding?
- Che puntare ai soli importantissimi contenuti, un po’ come nei casi citati, non sia in realtà il suo vero volto?
- Oltre che con i contenuti come ti fai riconoscere? Con la faccia? Con un logo? O con entrambe le cose?
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