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Chi conosce la famosa frase di Jeff Bezos “il personal branding è ciò che la gente dice di te quando lasci la stanza”? Credo ormai tutti.

Sembra però che non pochi l’abbiano fraintesa scambiandola per una definizione di personal branding. Già perché in realtà quella frase non riguarda il personal branding ma una cosa ben diversa: la reputazione.

Eppure ci sono almeno 2 differenze tra personal branding e reputazione.

Per prima cosa il personal branding si fa, la reputazione si subisce.

La reputazione non è altro che la conseguenza in termini percettivi nel pubblico della comunicazione, dove per comunicazione non si intende solo scegliere di “fare personal branding” ma anche comunicare in modo inconsapevole.

In secondo luogo la reputazione non dipende da “cosa si fa” ma dalle emozioni e dai sentimenti che la comunicazione suscita nelle persone. La reputazione non riguarda fatti ma valori.

Cercherò di spiegarlo con un esempio attuale.

Come certamente ricorderai nel gennaio 2022 il noto tennista Novak Đoković è stato oggetto di un danno reputazionale per aver mentito sul visto d’ingresso in Australia, cosa che portò alla sua espulsione ed esclusione dagli Australian Open. A distanza di un anno, proprio pochi giorni fa, Djokovic ha giocato gli stessi Open stravincendoli e tornando numero 1 nel ranking mondiale.

Ora ho notato che in queste ore molti suoi fan stanno dipingendo la sua vittoria sui social come una forma di “riscatto” della reputazione perduta.

Ebbene spiace per i loro bias ma non è proprio così.

Ciò che sfugge loro è che il danno reputazionale di Đoković non è dipeso da demeriti sportivi (il fatto che non partecipò) ma etici (cercò di entrare in modo irregolare in Australia). Certamente oggi vincendo gli Open potrà meritarsi il titolo di “grande campione sportivo” ma sul piano etico quella “macchia” costatagli l’addio di vari sponsor purtroppo per lui resta.

Così come restano i sentimenti risentiti di quelle persone non ricche, famose e privilegiate come lui che varcano uno Stato rispettandone le leggi.

Per farla breve facciamo sempre attenzione alla differenza mai banale tra pb e reputation.

E ricordiamoci che l’unico modo per provare a gestirla è comunicare in modo etico, chiedendo scusa e rimediando in caso di possibili scivoloni. Soprattutto quelli fuori dal campo.

(foto: Pexels)

Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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