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L’Italia ha un grosso problema: la formazione professionale. In pratica gli “aiuti statali” in questo campo sono ancora pochi, così finisce che gli imprenditori che non possono autofinanziarsela non fanno formazione o al massimo ne fanno di scarsa qualità. Rimanendo indietro.

Purtroppo il futuro sembra non promettere nulla di buono.

Per dire, come si legge in questo dispaccio Ansa, la leader del partito che probabilmente vincerà le politiche del 25 settembre anziché attenzionare alla platea dell’ultimo convegno Confcommercio la necessità di formare di più e meglio la nazione al business digitale, comparto in cui l’Italia è tristemente ancora indietro, ha proposto di spingere il Made in Italy costruendo un e-commerce in concorrenza ad Amazon.

Una roba folle (se vuoi sapere perché c’ho scritto due righe sul mio profilo Facebook)!

Eppure, senza rifarci alle istituzioni ovvero calandoci nella realtà giornaliera, non è difficile capire quanto l’Italia abbia bisogno, prima di ipotetici progetti, di formazione professionale qualificata, ovvero di quanto tutte le aziende, dalle partite iva alle multinazionali, debbano investire prima di tutto in formazione. Quindi quanto sarebbe importante che i nostri politici si prodigassero nell’erogare maggiori fondi in questo comparto.

Già, perché venendo alla vita vissuta di un professionista del digital come me che lavora a stretto contatto con le aziende, posso confermare quanto il “gap culturale” tra chi fa il mio mestiere e queste ultime cresca di giorno in giorno.

Personalmente non è raro venire interpellato per preventivi assurdi ed insensati non molto diversi da quelli del “mega progetto” di cui sopra.

Per dire giorni fa una p.iva mi ha chiesto di quotargli il clone del sito di recruiting “Indeed punto com”. Una roba costosissima, fuori della portata della maggior parte delle aziende.

Ovviamente ho declinato proponendogli un corso di formazione perché credo (qui le parole testuali che ho detto detto) che:

Non si può fare consulenza senza prima fare formazione.

No, non ci può essere impresa senza prima buona formazione. Non ci può essere vera consulenza se non c’è almeno un’intesa comune sulle più diffuse terminologie, sui concetti basici del business online. Sul fatto che, a prescindere dal budget investito, copiare un progetto web che funziona non è mai una buona idea, perché il concetto di brand positioning (che a sua volta si fonda sul concetto di unicità), a patto di conoscerlo, lo impone.

Ma la verità è che, specie in questi tempi di caro-bollette, la formazione professionale di qualità, un po’ come gli investimenti di marketing, è vista come un lusso. I soldi da investire in queste cose sono sempre meno.

Insomma, diciamolo, la stragrande maggioranza delle aziende italiane non ha i fondi per spendere in formazione. Ecco perché maggiori fondi e contributi statali a favore del comparto della formazione professionale sarebbero utilissimi perché aiuterebbero molte aziende ad aggiornarsi anche in ambito digitale, creando le basi per costruire non di certo progetti in grado di competere con le grandi .com ma quantomeno per dar forma ad idee indirizzate ad un pubblico specifico con buone chance di ricavarne un tornaconto economico.

C’è solo da augurarsi che il prossimo governo lo capisca muovendosi di conseguenza. Ma ho seri dubbi che lo farà.

Che ne pensi?

E tu, che ne pensi? Avverti anche tu la necessità di formarti ma anche la difficoltà, o impossibilità, a farlo bene per mancanza di fondi? Avverti anche tu che lo Stato faccia ancora poco in tal senso? Auspichi anche tu che nel prossimo futuro si ponga rimedio?

Mi piacerebbe molto confrontarmi con te.

(Foto: Pixabay)

Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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