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Un conoscente che vende aspirapolveri “porta a porta” mi ha chiesto di preparargli un biglietto da visita da lasciare ai suoi clienti con un consiglio per un testo da applicare che potesse spingere gli indecisi, quelli della tipica frase “le faccio sapere”, a richiamarlo.
A volte mi capita ancora di impaginare bigliettini, volantini e pieghevoli per i miei clienti senza essere coinvolto nel marketing, proprio quella “cosa” alla base dell’ideazione e formulazione di testi ed immagini in grado di convincere o persuadere gli indecisi, per cui gli ho presentato due strade: avrei potuto realizzargli la grafica (ed in verità anche stamparla: collaboro con ottimi partner di stampa!) inserendo i contenuti forniti oppure, prima ancora, realizzare un lavoro di analisi del prodotto, del target ed un’indagine di mercato.
Un lavoro non obbligatorio ma sicuramente “impattante” che gli avrebbe consentito di comunicare strategicamente, realizzando un invito testuale non banale, contestuale ed utile. In grado di aumentare, con molta probabilità, clienti e vendite.
Gli ho anche suggerito, eventualmente, di usare un supporto più grande dove scrivere una breve presentazione che elencasse i vantaggi offerti dalla sua aspirapolvere (ma in realtà da lui stesso) sul piano emozionale e tenendo conto dei dati da lui forniti, di quelli risultanti dall’analisi di mercato e del contesto in cui lavora.
La cosa l’ha incuriosito e sto attendendo che mi dica come procedere.
Tuttavia, forse anche perché non si tratta di investire due noccioline in più (ma nel suo caso neanche cifre enormi, anzi assolutamente alla sua portata!), ho intuito la solita titubanza in merito alla questione “analisi”.
L’esempio del dottore
Eppure per capire l’analisi basta il solito “esempio del dottore”: quando si sta male e si va dal dottore, questo non potrà mai dirti come curare il male senza prima visitarti, senza farti le analisi.
Nella comunicazione funziona allo stesso modo: niente analisi, niente soluzione.
Senza analisi il problema forse non peggiorerà, ma di sicuro resterà.
Mi chiedo allora come mai le persone percepiscano la salute come un problema da curare pagando profumatamente uno specialista ma non quando è in ballo una cosa meno importante ma comunque importante: il lavoro.
“Devo pensarci su”: bo?
Una spiegazione in realtà ce l’avrei, ma magari l’accenno la prossima volta.
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