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C’è un trucchetto da applicare durante la fase di studio della strategia di personal branding che facilita/velocizza il lavoro di autoanalisi che consiste nell’usare dei modelli caratteriali e comportamentali “già pronti”, i cosiddetti “archetipi”.
Gli archetipi, che fungono un po’ da colori primari da mescolare per formare infinite identità, secondo il famoso psicologo Carl Jung sono 12 e sono i seguenti:
- il saggio
- il giullare
- il creativo
- il mago
- l’amante
- la persona comune
- l’esploratore
- l’innocente
- il re
- il ribelle
- l’angelo
- l’eroe.
Per quel che mi riguarda ho scelto di identificare il mio personal brand nei primi tre che ho elencato: sono una persona che tende a pensare e comunicare in modo piuttosto serio, rigoroso e con un approccio mente-cuore bilanciato. Allo stesso tempo adoro ridere (soprattutto di me stesso) provando a mixare il tutto con un sano pizzico di follia creativa.
Anche se, devo essere sincero, non sono un grande fan degli archetipi perché, a mio personalissimo parere, possono portare a caricaturizzarsi in un personaggio (e fare personal branding NON è recitare), va detto che possono essere utilissimi, tant’è a seconda del cliente che seguo a volte li utilizzo anch’io.
E tu, che ne pensi degli archetipi? Secondo te sono davvero utili o li ritieni rischiosi per l’autenticità del brand?
Inoltre, quali sono dei 12 archetipi Junghiani (qui ad esempio trovi il loro significato, ma non è da escludere che in futuro non decida di scriverci un bel pippone qui sul mio blog) quelli che si addicono di più alla tua indole?