(Tempo di lettura 3 minuti)
Sarà ché so farne il giro di basso (sì, ho un passato da bassista elettrico mooolto amatoriale) ma mi è sempre piaciuto il brano dei Moloko “The time is now”.
Sebbene non sia recente (è del 1999) ne ho sempre amato sound, videoclip e soprattutto messaggio intuibile dal coro/ritornello che dopo aver tradotto schiaffo qui:
Abbandonati al momento, facciamo durare questo momento.
OK, nelle intenzioni la cantante avrà voluto dire “uaglio’, so’ qui calda e spupazzabile, che stai aspettando?” ma a me “The time is now”, sarà per quel suo tocco moderno, ricorda un invito a reagire alla velocità dei tempi che stiamo vivendo. Tempi così veloci che Flash Gordon in confronto è il bradipo del film Zootropolis.
Per me il messaggio di questo brano è “cogli l’attimo ché è ora!”.
L’AI ci sta travolgendo
Vero che a volte la “velocità esponenziale” (qui la Legge di Moore qualora non fosse chiaro cosa intendo con esponenziale) con cui si evolve la tecnologia sembra un treno spaventoso da cui vien voglia di scendere, ma è anche vero che questo “gioco infinito che stiamo giocando” (citazione dall’ultimo libro di Simon Sinek) richiede non solo adattamento ma anche estrema velocità di adattamento.
E così forse dovremmo davvero ascoltarlo quell’invito, magari fingendo per aiutarci a digerirlo che sia quella canzone a suggerircelo.
Non in senso assoluto (credo che la lentezza sia un valore prezioso da custodire) ma nel senso di farci trovare “strategicamente” scattanti quando le cose cambiano in fretta.
Per dire: da qualche mese non si parla che di AI, con ChatGPT che si è ricavato un ruolo importante nella creazione di contenuti (e poche ore fa è uscita la versione 4 ancora più potente).
Se non hai idea di cosa sto parlando ti invito a leggere qui (ed non è l’unico articolo che ho dedicato al tema dell’intelligenza artificiale).
Ecco, purtroppo da qualche tempo non si fa che percepire sui social una paura dilagante e diffusa di questa AI in gran parte per la serie “oddio, ora perderemo il lavoro”.
Perché voglio rispondere a questa paura con “The time is now”?
No, non per invogliare a correre ad usare “AI+copia+incolla” ma per fare esattamente in modo opposto alla AI.
Il mio contro-messaggio: il tempo di essere umani e dimostrarsi umani facendo personal branding come andrebbe fatto è finalmente arrivato.
Mai nella storia come oggi ci si può “valorizzare” e trarne vantaggio (prima in termini di fiducia, e poi economico) raccontandosi, facendo emergere la propria storia ed umanità oltre che le competenze. E per la credibilità: quella cosa che qualsiasi AI, anche la più avanzata mai creata, in quanto non persona ma macchina non avrà mai e poi mai.
Sarò promozionale ma con l’AI è arrivata l’ora di fare DAVVERO personal branding: l’unica cosa che, a mio avviso, ci salverà dalla AI senza esserne nemica.
Che ne pensi?
Anche tu come molti temi che l’AI ti ruberà il lavoro? O, al contrario, la vedi come spero come un’opportunità per differenziarti ulteriormente dai tuoi competitor ed uno strumento per migliorare i tuoi contenuti e, più in generale, risparmiare tempo e lavorare meglio?
Se ti fa piacere commenta la versione Linkedin di questo articolo o scrivimi in privato dalla mia pagina di contatto ché ci confrontiamo.