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Avverto tra gli esperti di web marketing un certo “timore”, o addirittura una forma di negazione, della parola “funnel”.

Funnel, per i “babbani” imbuto, è un modello usato nel marketing per descrivere e analizzare la customer journey, volgarmente il percorso che il consumatore fa dallo status di sconosciuto a quello di cliente fidelizzato.

Quando parliamo di funnel, quindi, parliamo di marketing. Il funnel è l’essenza stessa del marketing, quel concetto senza il quale il marketing cessa di essere efficace. Anzi, cessa di esistere.

E allora perché sempre più colleghi sembrano ostinarsi a non pronunciare questa parola?

In my humble opinion… perché è diventata una parola “tabu”.

“Funnel” rientra tra quelle parole che quando usate in modo eccessivo, o addirittura abusate, diventano cattive. Per capire meglio il concetto, pensa all’espressione “politically correct” il cui significato originario, come ho ampiamente discusso sul mio blog, ad esempio qui, è nobilissimo (riguarda la difesa linguistica delle minoranze!), eppure ormai molti gli danno un “mood negativo”, addirittura la legano alla censura della libertà d’espressione (il classico “non si può dire più niente!”).

Con “funnel” è successa la stessa cosa

Quando anni fa si affermò in Italia il “funnel marketing” (ne parlai qui, e devo dire che mi interessò al punto da partecipare ad un evento), attività che non solo ha portato all’estremo il concetto ma lo ha applicato legandolo all’automazione ovvero all’uso di landing page, BOT ed autoresponder capaci di rendere automatico il “nurturing” del potenziale cliente durante il suo percorso all’interno del funnel, certi marketer esagerarono, lasciando intendere che fosse una panacea.

Certi marketer cioè fecero intendere che per fare cash facile bastasse abbonarsi ad un sito tipo “Click Funnel” per andare facilmente in ROI positivo. Insomma fuffa, tanta fuffa. Non tutta, ma in maggior parte purtroppo fu proprio così.

Alla luce degli eventi è quindi comprensibile che molti colleghi si guardino bene dall’associarsi a quella parola. In effetti anch’io (ma anche perché ho scelto di focalizzarmi sul branding) l’ho evitata per molti anni.

Eppure riflettendoci anche questa volta il punto non è il cosa ma il COME. Il punto non è il funnel ma come questo concetto si applica nel proprio marketing.

Un vero “guru” del marketing, proprio questa mattina durante un breve scambio, mi ricordava che la stessa A.I.D.A., acronimo che sta per Attenzione, Interesse, Desiderio e Azione, fosse a tutti gli effetti un funnel.

Ed appunto, allora, perché non parlare di funnel? Perché evitare di parlarne? Perché al contrario non spiegarlo?

Perché non rivendicarne il significato originario? Ed indicare poi un modo etico, trasparente, corretto e, chiaramente anche efficace, di applicarlo?

Questo articolo vuole essere infatti un invito ai miei colleghi (molti dei quali so che mi leggono), ma anche a chi non lo è.

Sì, anche a te “semplice” imprenditore (professionista, commerciante, artigiano o partita iva in generale) che lavora in un settore non per forza digitale!

Riportiamo in auge il concetto di funnel?

Ricorda che il funnel è l’essenza del marketing stesso perché consente di dare una “direzione” alla tua attività online facendo in modo che la tua comunicazione porti al raggiungimento di risultati concreti, e non solo tuoi ma proprio di tutti.

Non parliamo di concetti secondari ma essenziali, parliamo di accompagnare il futuro cliente lungo la “scala del valore”, ovvero l'”insieme di prodotti o servizi” studiati secondo una logica di cross-selling o di up-selling e che consentono a tutti, sia a chi acquista che chi compra, di trarre vantaggi.

Parliamo del tuo modello di business che deve essere chiaro prima ancora del tuo modello di marketing e comunicazione (ovvero della tua strategia): perché non può esistere marketing e comunicazione efficaci senza un modello di business che vi si leghi.

Il funnel marketing, inteso come quell’estrema attività di marketing automation di cui parlavo prima, sarà anche caduta in disuso schiacciata dal suo ROI mai stato davvero positivo (tranne rare eccezioni), davvero incapace di portare valore proprio a tutti.

Fatto ancor più vero di questi tempi in cui il cliente finale è divenuto sempre più insofferente agli auto-responder e più desideroso di interagire con persone in carne e ossa.

Ma il funnel, inteso come modello, concetto, strategia ed approccio, se applicato in modo etico consente di realizzare il vero WIN-WIN, di essere complice – e non contrario – al marketing etico.

Per questo non è mai morto. E direi per fortuna.  E per questo merita ancora, secondo me, di essere nominato, spiegato e discusso.

Che ne pensate? Mi piacerebbe tanto saperlo con un messaggio o sui miei canali social.

(Foto: Pexels | Pixabay)

Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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