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Questo post sarebbe potuto chiamarsi in altro modo: ad esempio “perché fare un sito web?” oppure “come scegliere il tuo web designer di fiducia” o ancora “il sito web non è un prodotto di consumo”. Con questa premessa, probabilmente avrai già capito lo scenario: tu, imprenditore, decidi, convinto, che hai bisogno di un sito internet per la tua attività e che l’offerta che hai visto su un banner su Facebook o sulla pagina web di un’agenzia dopo aver googolato, fa proprio al caso tuo:
Perché sei così terribilmente attratto da questa proposta commerciale?
Semplice: un sito web è, per te, così come per molti tuoi colleghi, un oggetto da acquistare, un prodotto di consumo, al pari di un paio di scarpe, una lavatrice o un completo camicia, cravatta, giacca e pantalone! Ammettilo, anche tu hai pensato che fosse un prodotto “pacchettizzabile”, che fosse un’entità acquistabile come qualunque altra cosa. E sai perché?
Perché gli hai dato un’etichetta!
Ecco, dare etichette, tra l’altro, è tra gli sport più diffusi tra noi italiani, quindi, in fondo, come non capirti? Quando non comprendiamo bene qualcosa, o qualcuno, gli affibbiamo un’etichetta: di sinistra, di destra, simpatico, antipatico, buono, cattivo, juventino ed anti-juventino!
Ci fermiamo all’apparenza delle cose, o peggio ci fidiamo così tanto delle mode, da generalizzare su tutto. Lo facciamo per semplificare, lo capisco, ma lo facciamo spesso nel modo sbagliato. Semplificare dovrebbe servire infatti a rendere le cose più comprensibili, non di certo a descriverle in modo diverso da come sono.
Appunto, anche il sito web, proprio come una persona in carne ed ossa, non è mai quel che sembra, cioè non è un prodotto di consumo. In verità il sito web sostanzialmente è:
- Un investimento
- Un servizio personalizzato
- Uno strumento da inserire in una strategia
Come si può quindi intendere il sito internet come un costo? Ed inoltre, come si può immaginare il sito come a un “pacchetto all inclusive” come fosse l’offerta per una camera d’albergo?
Ancora oggi nel mondo dell’imprenditoria c’è confusione sul termine “sito web”. Come posso spiegarti, quindi, nel modo migliore possibile, cos’è, a cosa serve, perché utilizzarlo e soprattutto farti capire che non è una “moda” ma, piuttosto, (e concedimi il gioco di parole) uno strumento di marketing potenzialmente molto potente?
Forse il modo migliore per spiegartelo è quello di raccontarti la mia esperienza, in particolare del fatto che persino io, da chi con questo blog cerca di diffondere il marketing “serio”, un tempo mi approcciavo con i miei clienti “vendendo siti web” come fossero, esattamente, i banalissimi articoli di un outlet!
La mia esperienza, aimé, di vendita di siti a pacchetto
Una decina di anni fa decisi di creare un “sistema” per fare siti in modo più veloce, per cui da buon programmatore iniziai a creare la mia piattaforma C.M.S. e con essa realizzare, letteralmente con pochi click, i siti dei miei clienti. Per chi non cos’è un c.m.s, è acronimo per content (contenuto), management (gestione) e system (sistema). Con questo software riuscivo a realizzare i siti in modo di gran lunga più veloce di come facessi prima.
Il mio sistema era inoltre “proprietario”, ovvero con codice chiuso e funzionante sul mio server, cioè avevo il pieno controllo di tutto: domini, hosting, siti e contenuti (che i miei clienti potevano comunque gestire anche in autonomia).
La piattaforma in questione si chiamava LCM Websitemaker ed esiste ancora, anche se ho deciso di non commercializzarla più (in realtà fa ancora “girare” ancora diversi siti che sto, via via, facendo migrare verso sistemi più moderni).
Pro: va detto che la mia piattaforma mi ha consentito di fare molto “funnel marketing”, cioè in parole povere quella pratica in cui si generano clienti proponendo inizialmente loro prodotti a basso prezzo per poi, facendoli penetrare sempre più nell’imbuto (penetrazione che avviene sulla spinta della fiducia indotta nel tempo), vendergli prodotti o servizi sempre più costosi, massimizzando quindi gli utili.
Contro: ma va detto però anche che ha danneggiato un po’ il mio mercato. Vendendo infatti siti a pacchetto a chi avrebbe avuto bisogno di soluzioni totalmente personalizzate in mercati più competitivi, i pochi risultati portati da una soluzione del genere hanno generato sfiducia nei confronti del sito web, e del business online in generale, che si è trasformato alcune volte in abbandono e rassegnazione delle mire espansionistiche online da parte di alcuni imprenditori. Il classico esempio è soprattutto di alcuni siti e-commerce aperti e chiusi nell’arco di uno o due anni. Ad oggi basati su quella piattaforma ne reggono pochissimi perché tutto sommato ottengono risultati (ma solo perché vendono prodotti di assoluta nicchia). Nel caso di un e-commerce un po’ meno di nicchia oggi occorrerebbero soluzioni personalizzatissime e di conseguenza con certi budget per poter sperare di ottenere risultati.
Da qui la svolta
Il mio crescente interesse negli ultimi anni nei confronti del marketing etico, cioè di quello che offre “valore e qualità” e che non vuole vendere a tutti i costi bensì offrire soluzioni più personalizzate e con un approccio più mirato ai risultati, insieme all’onniscenza della mia piattaforma (i cui costi di adeguamento non erano irrisori) mi ha portato alla scelta (di cui oggi vado estremamente orgoglioso) di abbandonare la vendita dei siti a pacchetto. La mia storia sulla nascita e sul declino di Websitemaker, è un esempio che indica la strada da percorrere, e mi/ci insegna fondamentalmente due cose:
- Nel business, così come nella vita, bisogna avere il coraggio di cambiare, ed addirittura, se è il caso, di stravolgere; chiediti se stai andando nella direzione giusta: se la risposta è no, fermati e ricostruisci il tuo futuro mettendo in pratica ciò che hai imparato partendo dai tuoi errori.
- Non solo il sito web, ma tutto il business online non è pacchettizzabile. Non esistono soluzioni uniche che vanno bene per tutti. Ogni azienda è un caso a sè, ha un’unicità propria, e pertanto tutto il suo branding, sito web incluso, deve essere unico ed originale, cucito letteralmente addosso.
Quindi attenzione alle soluzioni a pacchetto
Ancora oggi esistono svariati sistemi analoghi al vecchio Websitemaker, ad esempio anche famosi e capaci di pubblicizzarsi sulle tv nazionali come 1and1 ed Aruba. Questi C.M.S. sono sicuramente moderni, user friendly e responsive, ma il concetto su cui si fondano non cambia: trattandosi di soluzioni in cui l’aspetto più importante della comunicazione, cioè l’unicità del branding, non può essere ben applicato, non funzionano ne in ambito locale, ne tanto meno a livello globale.
Ebbene si, un po’ come il compianto Paolo Villaggio che apostrofò la Corazzata Potionkin, oggi lo ammetto: il sito a pacchetto è un pacco… anzi di più… una cagata pazzesca!
Morale della storia: se proprio desideri un sito per la tua attività, parla con un bravo consulente di web marketing, di quelli che non vogliono venderti nulla per forza, soprattutto non vogliono venderti singoli strumenti. Vedrai che se riscontrerà che tu hai bisogno di un sito web (perché non è affatto scontato che tu ne abbia bisogno!) saprà attivarsi per la costruzione di un sito cucito su misura per te e focalizzato all’ottenimento di risultati.