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La figura dell’imprenditore è sempre stata associata ad un’immagine di libertà. In contrapposizione a quella del lavoratore dipendente che deve rispettare orari e scadenze, vivendo sempre con l’angoscia di dover sottostare alle dipendenze di un capo ufficio o, in generale, di un datore di lavoro, l’imprenditore, o come dir si voglia “boss” o “c.e.o”, è quello che nella storia ha sempre goduto invece di una certa libertà.

Non a caso anche un politico (fare nomi è assolutamente inutile, anche i bambini avranno capito di chi parlo) si è impossessato della parola “libertà” associandola alla figura dell’imprenditore, incarnandola in se stesso!

Oggi però l’opinione diffusa è che l’equazione imprenditore=libertà non valga più come un tempo!

Va detto che, pur rimanendo la figura “decisionale” della propria azienda, oggi la libertà dell’imprenditore è divenuta assai “relativa”.

In molti casi, specialmente da quando si è abbattuta la crisi economica (che secondo alcuni analisti non è ancora del tutto finita), l’imprenditore molta libertà l’ha persa, in realtà: basti pensare alla “costrizione” data dalla tassazione italiana, formalmente non di molto superiore a quella di altri paesi europei, ma “percepita” in modo molto più pesante.

La burocrazia, inoltre, con il suo pesante ed ingombrante caos legislativo, rende ancora lungo e laborioso l’ottenimento delle autorizzazioni per aprire e regolarizzare un’attività. Per non parlare dell’accesso al credito, pressoché impossibile per i tanti imprenditori in difficoltà economica o che desiderano investire.

Dove sta quindi la libertà dell’imprenditore di una volta?

Oggi dovremmo parlare semmai della “schiavitù” dell’imprenditore! Una spietata “dipendenza” dallo Stato e dal “sistema”.

Molti imprenditori, e tu che stai leggendo sicuramente non di meno, sanno bene cosa intendo: sicuramente ci sei passato anche tu, o ti ci ritrovi impantanato ancora adesso in questa situazione, al punto che talvolta rimpiangi di non essere un dipendente: sacrificheresti volentieri la tua “libertà imprenditoriale” per un posto da dipendente, dì la verità!

Se non ne puoi più di essere un autonomo e rimpiangi il giorno in cui lo sei diventato, la prima cosa da fare è cercare in tutti i modi di capire che non puoi tornare indietro.

Non puoi cambiare il passato, ma puoi solo vivere il presente per costruire (o ricostruire) il tuo futuro: è l’unica cosa che puoi fare!

Questo è il primo e cruciale passo che ti impone il cambiamento: appunto, DEVI cambiare! Se non cambi, non cambierà nulla. Non hai scelta! La crisi economica è una bestia nera, lo so. Ma se la vedi come uno “splendido e candido unicorno” (ti chiederai cosa c’entri, ma il “sogno” c’entra eccome!), la crisi diventa un’opportunità di cambiamento. Difatti lo è, tant’è che le aziende che la crisi non l’hanno subita in questi anni (anzi si sono arricchite), sono quelle che più di tutte hanno avuto la volontà di cambiare.

Cosa fare per passare da imprenditore “orgoglione” ad “orgoglioso”?

Devi ricostruire (o costruire di sana pianta) il tuo “mindset” di impresa ed uscire dalla tua “comfort zone”. Parole difficile per buttare fumo negli occhi di chi mi legge? No, te lo assicuro. Questi due termini sono fondamentali nella costruzione della tua motivazione.

“Stato mentale” significa non lamentarti più. Smettila di lamentarti! Il lamento ti corrode il cervello, credimi! Ed anche se ne avresti da dire e da ridire dei politici, ad esempio, lascia perdere. Lamentarti non cambierà nulla, anzi peggiorerà la tua situazione, ti farà perdere tempo ed energie preziose.

Uscire dalla tua “zona di conforto” significa, nella mente dell’imprenditore, semplicemente “rischiare”.

Buttati! Sperimenta! Testa! Prova! Non temere di investire in queste cose! Mettiti in discussione e riparti!

Di queste cose ne parlo anche in questo precedente articolo. Te ne consiglio la lettura: il contributo video di Luca Mazzucchelli vale “il costo del biglietto”!

Ok, sei di nuovo orgoglioso. Ma per (ri)diventare… libero?

Dopo esserti ridato la carica con questa dose di consigli motivazionali (di cui in realtà non dovresti neanche aver bisogno: il “vero” imprenditore, cioè chi ha scelto di esserlo a differenza di chi ci si è ritrovato perché nessuno lo ha mai assunto come dipendente, non ha bisogno di essere “motivato” da qualcuno o qualcosa, semmai si motiva da solo!), ora però viene il bello.

Come ripartire e procedere in questo nuovo “percorso virtuoso” che ti farà riacquistare la libertà (sociale ed economica) perduta?

Ti do cinque consigli che stanno funzionando molto bene per me, al punto che grazie a questi oggi sono molto più “libero” rispetto a quando nel 2002 ho iniziato a lavorare come autonomo fondando la mia agenzia di comunicazione. Buona lettura e, soprattutto, buon “viaggio”!

1) Non perdere tempo

Disattiva o ignora le notifiche del cellulare durante il tuo lavoro. Spesso il tempo che perdi per cose inutili, come quello impiegato per “scrollare” Facebook in modo svogliato o chattare pubblicamente con gli amici per fare il solito facile populismo da “leoni da tastiera”, è talmente tanto, che ti danneggia.

Sia perché ti fa perdere il “focus” (cioè la concentrazione) su quello che dovresti fare (i tuoi obiettivi), sia perché ti fa perdere tempo prezioso che potresti utilizzare per ben altro.

Il tempo è un bene prezioso! Non sprecarlo! È più saggio sprecare soldi che tempo, perché i soldi li puoi recuperare, mentre il tempo no!

2) Slegati dagli orari di lavoro e dalla sede “di facciata”

Come? Stai dicendo che devo andare al lavoro quando voglio io, e tornare dal lavoro quando voglio io? Ma non è un casino così?

Non è un casino! Lo puoi fare, e ti darà, sin da subito, una grandissima libertà.

Ad esempio per anni ho avuto uno studio di grafica e servizi web con tanto di locale fronte strada. In effetti ce l’ho ancora ma lo sto chiudendo, trasferendomi in un altro locale più riservato. Avevo definito degli orari anche (ore 9/18, dal lunedì al venerdì) che da qualche tempo ho però completamente abolito! In più, per la cronaca, non sarà un ufficio tradizionale, con le scrivanie che separano le persone, ma in ottica “co-working”: un modo più “vero” di fare consulenza!

Questo cambiamento è avvenuto in conseguenza del mio voler puntare SOLO SULL’ONLINE per trovare i miei clienti. Il “passante”, sinceramente, non mi interessa più: il motivo che ho potuto costatare con certezza è che il contatto “capitato per caso” non sa nulla di me, mentre chi mi trova su Google, avendo fatto una ricerca mirata (ad esempio “creazione sito web a Marsala”) sa già che posso risolvere una sua necessità, e quindi mi contatta conoscendomi un po’ già. E non è poco!

Il punto è che ormai non ha più senso l’ufficio fronte strada. Non ha senso intercettare i passanti, a meno che non si tratti, ovviamente, di un negozio o di un bar. L’imprenditore che fa consulenza, oppure, in generale, management, non ha bisogno di rispettare orari. Può semplicemente ricevere, se occorre, i propri clienti nel suo ufficio previo appuntamento (cosa che faccio io, oggi, con soddisfazione). Oppure se non riceve affatto clienti, può lavorare tranquillamente da una stanzetta di casa!

Non sono inoltre le ore di lavoro quelle che contano, ma COME queste vengono impiegate. Ciò che conta sono i risultati. Quindi perché devi fare le levatacce la mattina perché alle 8.00 spaccate devi alzare la serranda? Che senso ha, ormai, tutto questo nel 2017? Credimi, non ha più senso. Fai in modo piuttosto di lavorare “per obiettivi” rispettando le scadenze. E fai in modo che lo facciano anche i tuoi collaboratori!

3) Togli il telefono fisso

Il telefono tradizionale, quello fisso, è il simbolo del lavoro d’ufficio tradizionale. A meno che tu non abbia un’azienda che fa del servizio clienti telefonico il proprio cavallo di battaglia, togliere il numero fisso ti consente intanto di ridurre i tuoi costi fissi (bolletta telefonica più leggera), ma soprattutto di non renderti reperibile su un mezzo che, di suo, ammazza il tuo flusso lavorativo. Specialmente se non hai una segretaria in carne ed ossa (si, perché ci sono anche le segreterie automatiche), ed al telefono fisso hai risposto sempre tu, toglilo immediatamente! Semmai puoi attivare un auto-risponditore: una vocina che invita a lasciare un messaggio e a contattare via mail (soluzione che ho adottato io).

Credimi, la tua libertà ne gioverà tantissimo, e con l’auto-risponditore non perderai neanche un cliente (puoi sempre richiamare, con tuo comodo, i numeri dei chiamanti).

Potrai continuare ad usare il cellulare, e pubblicizzare quello sui cui farti contattare. Ma almeno potrai rispondere da ogni dove, anche se stai a casa o in “viaggio di piacere” dall’altra parte del mondo! Io ti consiglio, però in generale, di farti trovare il meno possibile, delegando l’uso del telefono ai tuoi collaboratori.

No, non ti stai dando la zappa sui piedi, fidati. Meno sarai disponibile al telefono (anche al cellulare) più ne beneficerai dal punto di vista lavorativo.

La mail è ad esempio ottima alternativa al telefono: sfruttala e fai in modo che i tuoi clienti e collaboratori la sfruttino anche loro il più possibile.

La tua libertà si (ri)conquista anche da queste cose.

4) Abituati a leggere (e a scrivere) tanto

Quando all'”istruitissimo” Senatore Razzi un giornalista in tv chiese perché non avesse mai letto Dacia Maraini, lui rispose come fa di solito l’imprenditore poco virtuoso: “Ma io non ho mica tempo di leggere, faccio un altro lavoro, io!”. Il video Youtube che immortala il contributo di questo “grande italiano” (parola del presidente della Corea del Nord Kim Jong-un), è questo.

No, non mi metterò a prendere in giro Razzi, ma prenderò in giro te se anche tu, come lui, giustifichi il fatto che non leggi perché non ne hai il tempo!

Il tempo per leggere c’è, sempre! Volere è potere. Oltretutto se segui i punti 1, 2 e 3, a voglia di tempo libero in cui leggere!

Leggere ti apre la mente, ti consente di apprendere cose nuove, di espandere le tue conoscenze, di soddisfare la tua curiosità. Se inoltre le tue letture sono di marketing, potrai imparare concetti che, se applicati, ti aiuteranno certamente ad aumentare le vendite. O anche solo a scegliere un consulente con cui collaborare per il (ri)lancio della tua azienda!

Credo che continuare ad elogiare i vantaggi della lettura sia superfluo. Così come quelli della scrittura, anche se devo ammettere che non posso obbligarti a scrivere (bisogna, è vero, essere anche portati). Tuttavia se sei in grado di scrivere senza errori grammaticali, perché non buttarti comunque nella stesura di un tuo diario online? Scrivere bene è un’arte, non si improvvisa. Ma lanciati lo stesso, come ho fatto io. Più si scrive, meglio si scrive! La buona scrittura si può imparare: garantito!

In particolare, lo “story-telling aziendale”, cioè la pratica di raccontare ciò che accade al lavoro, è un modo per raccontare te e la tua azienda, creando alla lunga un legame di fiducia con i tuoi lettori, di cui una parte potranno certamente diventare tuoi clienti.

Posso garantirti che funziona, in soli 6 mesi da quando ho lanciato questo blog ho ottenuto risultati in tal senso.

Appunto, un blog! Se non sai di che parlo, leggi qui. Un blog aziendale è un sistema per raccontarsi che porta risultati tangibili sul piano professionale, oltre che umano. Con un buon blog puoi farti riconoscere come un punto di riferimento del tuo settore. E scusa se è poco!

5) Trasforma la tua azienda tradizionale in un’azienda liquida

Ora che hai acquisito una certa dimestichezza con la lettura (e magari anche con la scrittura), che ti si è aperto un mondo, che non vedi più la crisi come la morte nera ma come un nuovo modo di lavorare, è arrivato il momento di fare sul serio ed applicare il tuo ritrovato spirito di impresa in una macchina per far soldi.

Ciò che conta, come sai già in un’azienda, sono gli utili. Gli utili si fanno aumentando le vendite e allo stesso tempo riducendo le spese. Ecco due consigli per fare entrambe le cose:

Come aumentare le tue vendite

Le vendite le aumenti con il marketing. Fatti seguire da un buon consulente di web-marketing (e sottolineo WEB perché dovrai usare obbligatoriamente la rete per aumentare le vendite!). Se sarà davvero in gamba, dopo averti fatto un briefing per come si deve, stilerà per te una strategia personalizzata.

Per quel che mi riguarda, visto che mi occupo (ma guada un po’ che coincidenza!) di consulenza di web-marketing, ai miei clienti propongo di lavorare con un modello ispirato al cosiddetto “business liquido”.

Un’azienda liquida, perfettamente in linea con i precedenti 4 punti di questo articolo, è un’azienda che non ha costi fissi (o se ce li ha, minimi) e che ha semmai costi variabili. La variabilità dei costi è in funzione del lavoro.

Un’azienda liquida è anche un’azienda con un business “scalare”, cioè a parità (o quasi) dei costi, può crescere in modo esponenziale, generando un numero teorico di vendite infinito.

Ad esempio se hai un’e-commerce, invece di lavorare con un TUO magazzino, puoi lavorare in out-sourcing sfruttando il drop-shipping, cioè usando in modo “trasparente” (i tuoi clienti non se ne accorgeranno neanche!) un magazzino fornito da terzi.

Questo è solo un esempio di azienda liquida. Un’azienda liquida trova applicazione praticamente in ogni settore, specialmente nei servizi.

Se vuoi saperne di più sul business liquido, ti consiglio di seguire questo minicorso gratuito in quattro video realizzato da Lorenzo Ait (a cui seguirà, solo se lo vorrai, il corso esteso a pagamento dal costo, a mio parere, irrisorio considerando il valore offerto).

Come ridurre i tuoi costi

Di come ridurre i costi ne ho parlato anche negli altri punti. Ad esempio i consigli numero 2 e 3 rappresentano modi drastici non solo per renderti libero, ma anche per ridurre i costi della tua azienda. Ma ridurre i costi non significa solo diminuire le spese vive (ed inutili) della tua azienda, spese che invece di favorirti ti danneggiano, ma anche in realtà ridurre gli esborsi fiscali. È noto infatti che l’alta tassazione italiana riduce drasticamente l’utile aziendale, contribuendo all’insoddisfazione generale del mondo imprenditoriale italiano.

Tuttavia anche in questo caso esistono delle soluzioni, e non ti parlerò né di evasione fiscale, né di estero-vestizione (altrettanto illegale).

Se con il business liquido puoi da un lato incrementare le vendite, con una sana ed oculata programmazione fiscale puoi evitare di pagare troppe tasse, consentendoti di pagare “il giusto”. Un modo che ho trovato interessante ed utile per farlo, ed è quello proposto dal corso “Escapologia Fiscale” di Gianluca Massini Rosati. Si tratta di un lungo elenco di sistemi ASSOLUTAMENTE LEGALI che sono spesso sconosciuti a molti ed in grado, se applicati, di ridurre considerevolmente il carico fiscale della tua azienda.

Anche qui, se vuoi saperne di più sulle tecniche di riduzione fiscale, ti invito a visitare un estratto gratuito del corso a questa pagina (a cui seguirà anche in questo caso, e solo se lo vorrai, il corso esteso a pagamento dal costo, a mio parere, irrisorio considerando il valore offerto).

 


Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
Che ne pensi del mio articolo? La tua comunicazione aziendale o personale ha bisogno di una mano? CONTATTAMI ORA! :)