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Saprai già che un piano di content marketing efficace dovrebbe prima di tutto fare leva sulle emozioni perché sono queste ad avvicinare le persone (tipicamente i clienti in target) ed a fargli compiere un’azione.
Mi sono accorto però che a volte questa “spiegazione” viene fraintesa tipicamente da chi tende a confondere le emozioni con i sentimenti, due cose che sono ben diverse, e soprattutto ad unire in un’unica “dimensione” due cose altrettanto diverse: il sentimento dell’amicizia ed il mondo del lavoro.
Prima di affrontare la questione voglio proprio accennare ad emozioni e sentimenti: un argomento complesso che ti invito ad approfondire sui blog di veri esperti (psicologi, psichiatri, neurologi…) ma che qui cercherò di riassumere molto brevemente soffermandomi proprio sulla loro fondamentale differenza.
Cosa sono le emozioni
Le emozioni sono “stati corporei” legati al cervello umano conseguenti ad uno stimolo esterno e che sono limitati ad un tempo breve e definito (nell’ottica della sopravvivenza a breve termine). Le emozioni principali, ovvero quelle più istintive ed “animalesche” per intenderci, sono paura, tristezza, rabbia, disgusto e gioia. Quelle secondarie sono invece delusione, vergogna, orgoglio, senso di colpa, gelosia, allegria e speranza.
Cosa sono i sentimenti
I sentimenti sono invece “stati mentali” legati sempre al cervello umano che agiscono in modo più ampio e per un tempo teoricamente illimitato (nell’ottica della sopravvivenza a medio e lungo termine). A differenza delle emozioni non coinvolgono il cervello umano inteso come corpo fisico ma solo la “mente”. Parliamo dell’elaborazione di un pensiero che coinvolge in parte le emozioni ed in parte la ragione e che riveste in questo caso un ruolo fondamentale attraverso l’esperienza.
Come avrai letto la differenza tra emozioni e sentimenti non è così complessa, eppure come dicevo un errore tipico che non poche persone compiono è usare (nella comunicazione personale come nelle pubbliche relazioni) i sentimenti al posto delle emozioni, in particolare abusando di quello dell’amicizia. E questo ignorando (o fingendo di ignorare) che l’amicizia è un sentimento naturale che (da definizione) richiede un tempo medio-lungo per nascere e maturare.
Ecco perché bisognerebbe evitare di fare gli amiconi sul lavoro (non so te ma io vedo un sacco di persone che lo fanno più o meno palesemente), specialmente con clienti o fornitori che si conoscono e si frequentano da poco. Diversamente il rischio che si corre è risultare poco professionali o peggio ancora “persone false” che strumentalizzano i sentimenti per i propri interessi.
E questo può succedere in modo anche del tutto inconscio, non necessariamente secondo una strategia. Può succedere per debolezza o inadeguatezza.
Ed ecco anche perché bisogna stare molto attenti a chi dichiara un’amicizia in un contesto di lavoro senza che ci sia mai stata una conoscenza duratura, diretta e pregressa. L’amicizia tra l’altro, come qualsiasi sentimento, ha senso solo se è reciproco.
Sembrano raccomandazioni banali, ma ti assicuro che non lo sono affatto (occhio che esistono persone bravissime a manipolare gli altri per questo scopo).
Certo… capisco anche il punto di vista di chi dice che l’amicizia può esistere nel lavoro. Prendiamo Sergey Brin e Larry Page che si conobbero diventando amici anni prima di decidere insieme di avviare la startup che oggi tutti conosciamo come Google.
Infatti rimango scettico che senza un’amicizia antecedente questo possa accadere. Di certo non impossibile, ma molto raro.
Insomma, se può interessarti, questa è la sintesi della mia opinione:
- Penso che lavoro ed amicizia (quella vera) debbano essere separati il più possibile (anche se concordo che possano esserci delle rare, ma motivate, eccezioni), pena il rischio che tutto finisca a “tarallucci e vino” con possibile danno per tutte le parti.
- Penso che sul lavoro si debba provare a comportarsi un po’ come Dottor Jekyll e Mister Hyde. Vale a dire puntigliosi, professionali e rigorosi sul lavoro (ad esempio facendo firmare i contratti a tutti, senza eccezioni!), tutt’altra cosa al pub o in pizzeria.
- Personalmente, dopo anni di esperienza ed errori (tipo collaborazioni “in nome dell’amicizia” finite a tarallucci e vino), riesco abbastanza bene a separare le due cose.
E tu? Fammi sapere, mi piacerebbe molto confrontarmi con te su questo argomento.
Ehm… aspetta! Umiltà cosa…
Bisogna anche ammettere che i contenuti sono strumenti di marketing e comunicazione potenti perché costruiscono sentimenti (se non di amicizia quantomeno di “stima professionale”, quella forma di fiducia, che bisognerebbe comunque distinguere dall’amicizia e che spinge tipicamente una persona a diventare cliente di un brand).
Tuttavia attenzione perché il content marketing non costruisce sentimenti con un “singolo evento emozionale” ma come conseguenza di una successione di “eventi emozionali” in un arco di tempo medio lungo infarcito di grandi dosi di credibilità.
Questo è il motivo per cui non basta una frase emozionale per strappare una vendita ma occorre un strategia etica che definisca un credibile piano editoriale che, a sua volta, costruisca relazioni in grado di generale stima e fiducia professionale.
Cose bellissime se fatte in modo etico ma che, ricordo, sono comunque ben diverse rispetto ad un sentimento nobile e naturale qual è la vera amicizia.