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L’altro giorno ho avuto questa idea: fare un post sui miei social dal titolo “cos’è per te il successo?” con lo scopo di darne una spiegazione oggettiva e soggettiva e poi raccogliere e pubblicare sul mio blog le definizioni personali di “successo” giunte da più parti.
Il post è questo:
Da www.facebook.com/LeoCascioTBM/photos/a.1397717356957275/5393190357409935/
Se non hai voglia di cliccarci ti faccio il riassunto: scrivevo che facendo personal branding il successo oggettivamente ha a che fare con gli obiettivi, mentre soggettivamente (cioè per me) questi obiettivi sono sociali ed etici.
Lo scrivo ancora meglio qui di seguito:
Leo Cascio
Insomma la mia motivazione/scopo che mi porta ad avere voglia di vivere e di fare il mio lavoro consiste nel voler essere una persona di successo (obiettivo comune più o meno a tutti) e nel mio caso una persona di valore!
Il rapporto tra successo e scopo
Come forse hai intuito l’articolo in cui conoscerai anche le definizioni di successo di chi ha voluto dare il suo contributo al mio reportage è proprio questo che stai leggendo.
Ma prima di rivelartele, lasciami spiegare ancora meglio: il successo è un argomento che mi piace molto perché si lega tanto agli “obiettivi valoriali” di chi fa personal branding.
La nostra personale definizione di successo a mio parere rivela (almeno in parte) i valori e la vision personale, cioè l’obiettivo a lungo termine di chi fa personal branding.
Un obiettivo che, al di là degli ovvi interessi economici che qualsiasi azienda deve necessariamente avere, non è molto diverso da quello aziendale.
La domanda che ho fatto sui social “cos’è per te il successo?” aiuta a rivelare la “reason why”, quella motivazione che oltre a spingerci verso gli obiettivi andrebbe rivelata per rendere la nostra comunicazione più efficace.
E già: questo articolo è un vero e proprio “pretesto” per provare a far rivelare (o quantomeno accennare) il “perché”, lo scopo, la reason why di molti miei amici, colleghi e contatti. Sto parlando di ciò che dà senso alle vite ed alle professioni. Quella “cosa” che viene trascurata da moltissimi (nonché da chi porta avanti un’attività) ma che invece sarebbe essenziale indagare.
Per poi magari rivelare, attraverso la comunicazione, l’identità più autentica e profonda.
Lo scopo è il cuore del brand
Penso che la nostra personalissima definizione di successo dica agli altri, e chiaramente anche a noi stessi (aiutandoci a ragionarci su), chi siamo davvero. E nel personal branding, soprattutto per i professionisti (ma anche nel branding di tipo corporate per gli imprenditori e le aziende) comunicare il nostro “chi siamo” è davvero importante, ormai almeno quanto il nostro “cosa facciamo”.
Non a caso quando comunichiamo sui social, ma anche negli altri canali online e offline, tendiamo professionalmente a dire soltanto “cosa sappiamo fare”, come possiamo renderci utili a livello pratico agli altri. Anche questo è molto importante e per nulla scontato.
Però anche rivelare il perché facciamo quelle cose lo è: a differenza della narrazione del “cosa facciamo” che porta gli altri ad avvicinarsi per puro pragmatico interesse, le motivazioni più profonde insite nel “perché lo facciamo”, quando rivelate, creano relazioni più forti, vere, umane, autentiche e persino disinteressate.
Lo scopo del brand racconta la nostra dimensione “sociale” ed “etica”, parla delle nostre scelte. Ne rivela anche il coraggio. Ci porta a legarci fortemente e nel tempo agli altri.
Raccontare lo scopo è inoltre una strategia di brand positioning efficacissima.
Soprattutto oggi che distinguerci dai competitor, che tipicamente fanno le nostre stesse cose, può risultare difficilissimo.
Ad esempio per distinguerci da loro potremmo scegliere di sviluppare e praticare nuove competenze, creare un nuovo, innovativo prodotto, focalizzarci in un nuovo modello di business che sia unico rispetto a quello degli altri. Ma a che costo?
Distinguerci col “cosa facciamo” è un bene, ma quanto ci costa?
Differenziarci invece (ma suggerirei ANCHE, diversamente il rischio è di risultare incoerenti e fuffosi) raccontando il nostro “perché” (includendo la nostra vision) può bastare a renderci diversi e preferibili rispetto ai competitor ad un costo relativamente basso (a patto di fare questo lavoro psicologico/sociologico e di comunicazione).
In questo modo risultiamo simili al nostro pubblico target per motivazioni legate all’empatia, alla condivisione dei valori simili, al fatto di piacerci anche “a pelle” (per neurocezione, argomento scientifico su cui tempo fa ci ho fatto anche un video che puoi vedere nella mia sezione “video pillole di personal branding”) e per appartenenza allo stesso gruppo sociale.
Ecco perché credo che raccontare cosa intendiamo per “successo” possa essere un ottimo modo per scovare, o quantomeno provare ad avvicinarsi, a quella cruciale differenza.
E spero che sia utile anche per continuare a “lavorarci su”, per spiegarlo sempre meglio, in modo più chiaro ed efficace. Per iniziare, perché no, un percorso virtuoso che aiuti a fare meglio personal branding, in modo più efficiente ed efficace, senza per forza sbattersi in brainstorming spesso assurdi alla ricerca di un posizionamento di marca che si basi sul prodotto, lavorando sì alla qualità di quest’ultimo (che rimane importante!) ma muovendosi come elemento differenziante più sul fronte dell’esperienza valoriale offerta.
Il successo per i professionisti ed imprenditori
Dopo questo bel pippone (lo so, ma il preambolo era proprio doveroso!), ecco qui dunque le definizioni di “successo” di chi ha voluto partecipare al mio esperimento.
Devo dire che ha avuto una partecipazione niente male nonostante non l’abbia spinto più di tanto. Ma NON è un esperimento concluso, eh! Voglio continuare a raccogliere le migliori definizioni di successo. Se vorrai aggiungere la tua definizione di successo ti basterà contattarmi oppure commentare questo articolo sui social taggandomi. Sarà mia cura raccoglierla per aggiornare questo articolo.
L’elenco è in ordine alfabetico per cognome e sotto ad ogni definizione mi permetto di riportare il mio breve commento (come fosse una chiacchierata!).
Ah, se qualcuno dei professionisti ed imprenditori riportati nell’elenco volesse scrivere qualcosa richiamando questo articolo sui propri blog, newsletter o farci qualche contenuto social, mi scriva da questo modulo o su info at leocascio.com. Così aggiungerò a questo articolo anche il suo link!
Danilo Costa – Imprenditore digitale e CEO di Coderblock
Danilo, che in passato ho anche intervistato qui per parlare di smart working e della sua magnifica startup Coderblock, è uno che di successo ne capisce visto che l’ha fondata da zero, lavorando sodo insieme ad un gruppo fenomenale che ha avuto la capacità di costruire. Anche qui sono d’accordo con lui e la sua idea di successo che, da “business-man internazionale” quale egli è, tende a spezzettare in micro-obiettivi. La cosa non fa che ricordami “Fattore 1%” di Luca Mazzucchelli, la teoria (su cui lo psicologo milanese ha scritto anche un bel libro) che premia chi fa le cose a piccoli passi. Concordo con Danilo che il successo sia una concetto vago e che sia più pratico festeggiare i traguardi piuttosto che i successi. Ma penso anche che questa spiegazione racconti molto della sua vision aziendale. E non è cosa da poco, secondo me. Anche in ottica team-building.
Gianluca Deidda – Ingegnere
Ringrazio Gianluca per la sua definizione sintetica (è uno che scrive tantissimo, di solito ai limiti del “data overflow” ahhaha!), ma in effetti il tema del successo può mettere in crisi le menti più pragmatiche come la sua. Non lo biasimo né per la lunghezza, né per il contenuto assolutamente veritiero nella parte oggettiva e condivisibile in quella soggettiva. Anche in questo caso comunque parlare di successo, come volevasi dimostrare, al di là di questo tema apparentemente “fuffoso”, fa in modo che visione etica e valori vengano fuori. Infatti anche da questa definizione traspare quanto essere persone di successo abbia poco a che fare con soldi, fama e potere ma con ben altro. Ed infatti nessuno dei miei ospiti, tutte persone con sale in zucca, come stai notando ne ha parlato in questi termini. Anche se purtroppo l’idea molto ignorante che il successo dipenda da quelle cose è ancora molto diffusa nella società (e persino tra i titolari di azienda!), portando di fatto fuori strada molti. Spero che la lettura di questo articolo aiuti qualcuno di loro a cambiare idea.
Francesco De Biase – Luxury Concierge
Il successo è quando puoi permetterti di piegare lo spazio-tempo intorno a te cosi da poter scegliere chi, cosa, come, quando, dove, perché… anche solo perché ti sei svegliato storto la mattina!
Francesco è il primo contatto che si è unito alla conversazione scaturita dopo aver pubblicato questo articolo su Linkedin. In sostanza collega il concetto di successo con quello di libertà finanziaria. Il suo punto di vista, appena l’ho letto, mi è sembrato contrario rispetto al “tenore” degli altri interventi, più incentrati sugli obiettivi e valori. Tuttavia ciò che ha scritto ha una logica che, se non considerata in modo esclusivo, approvo. So bene cosa significa “denaro”. Come spiegavo in questo vecchio articolo lo definivo come uno strumento di libertà finanziaria importante d’altronde. Solo temevo, non conoscendo Francesco, che per lui bastasse possedere denaro per potersi definire “persone di successo”, ma poi nella conversazione scaturita ha spiegato meglio, scrivendo “prima di arrivare a potersi permettere di essere liberi finanziariamente c’è la costruzione del brand basandosi sui suoi valori”. Quindi riassumendo da un lato ci dice che la sua definizione di successo si lega al denaro, ma dall’altro che se vogliamo comunicare (eticamente) il denaro deve essere solo un fattore. E non posso che essere d’accordo. D’altronde perché un brand, anche nel settore luxury, viene scelto? No, non solo perché rappresenta uno stile di vita lussuoso o perché i suoi “prezzi alti” rappresentano dei “paletti” che fanno selezione, ma perché offre un prodotto o servizio d’eccellenza e perché il brand richiama valori anche nobili. Cose che i luxury brand, d’altronde, sanno benissimo. Come hai letto ho cercato di sintetizzare la conversazione scaturita (che comunque rappresenta un punto di vista alternativo ed interessante rispetto a quelli riportati). Se vuoi leggerla per intero e parteciparvi dando il tuo contributo la trovi qui.
Maria Pia De Marzo – Content creator e CEO di Web in Fermento
Che bella definizione! Superare gli ostacoli e soprattutto non vedere gli errori come nemici (tema che approfondirò dopo, non sei l’unica ad averlo accennato!), lo trovo proprio cruciale! E poi, e qui si parla di valori, si ricorda quanto sia importante un approccio positivo alla vita. Applausi! Grazie.
Pamela Del Moro – Digital project manager
Sono molto d’accordo con Pamela. Concordo che il successo sia legato allo stato psico-fisico. Si tratta di qualcosa che si costruisce con umiltà e concordo che sia in ogni caso una forma di appagamento del tutto naturale.
Fabio De Notariis – Web developer
Qui Fabio aggiunge un fattore importante di cui non avevo parlato: il successo è un ciclo. Non sono tutti che lo vivono in questo modo, ma chi la vede così tende a coglierne l’essenza: il rischio che corre la “persona di successo” che si sente “arrivata”, qualsiasi sia il suo obiettivo, è di adagiarsi. E così finisce per perdere lo status di persona di successo. Essere di successo significa, un po’ come le squadre di calcio che vincono tanti campionati o champions di fila, saper mantenere sempre alta l’asticella, porsi continuamente nuovi obiettivi (sempre più grandi, e sì… anche pensare in grande!) e non smettere mai di avere fame. Cosa che nel fare marketing (ed in particolare nel personal branding per i professionisti, una strategia in cui i competitor contano relativamente) non significa per forza sconfiggere qualcuno risultando migliori ma semplicemente diversi e puntare in modo continuo al miglioramento di sé. Ottimo spunto, Fabio!
Maurizio Lotito – Imprenditore digitale e CEO di PostPickr
La definizione di Maurizio non è molto diversa di quella di Danilo. Anche qui alla definizione “sociale” (ed un po’ romantica) si preferisce una definizione pragmatica. D’altronde è il bello delle diversità, il bello del confronto! Ma anche in questo caso (anche se non è la mia definizione preferita) sono concorde con lui. Certamente il successo è qualcosa di difficile da descrivere perché estremamente dinamico. Maurizio fa benissimo a parlare dell’importanza di “imparare dagli errori”. In effetti non esiste progresso senza l’errore: una cosa di cui molti hanno lo spauracchio, ma che se ci pensiamo bene per le persone di successo (successo vero e duraturo, ovviamente!) è un amico. Forse persino il migliore amico. L’errore, se ascoltato, effettivamente ci guida sulla strada del progresso (o “successo” che dir si voglia!). Piccola nota: anche in questo caso parlare degli errori in questi termini contribuisce alla rivelazione dei valori del brand (in tal caso del CEO branding che si ripercuote sempre sul corporate branding in questo caso di PostPickr). In questo caso il valore dell’umiltà. Chapeau.
Massimo Marigo – Coordinatore digitale
Massimo parla della relazione tra il successo ed il pubblico, le persone che scegliamo di circondarci o a cui, tipicamente, cerchiamo di proporci per vendere i nostri prodotti o servizi. Un discorso davvero valido perché in effetti non esiste successo personale se non viene riconosciuto (e questo lo accenno anch’io nella mia definizione), altrimenti il rischio è di illuderci di averlo raggiunto, addirittura di crederci persone di successo. E la comunicazione che ne seguirebbe, tendenzialmente auto-referenziale, decreterebbe il fallimento (altro che successo!) del personal brand. Ma non si tratta solo di questo, si tratta anche di fare in modo che il pubblico che riconosce il successo sia quello giusto. Pensaci: potremmo essere persone di successo, quindi sempre riferendomi alla mia definizione, in grado di dare tanto valore, che però non ottengono successo (non gli viene riconosciuto) perché questo valore lo propongono alle persone sbagliate! Individuare il pubblico giusto è infatti fondamentale (oltre ad essere “il bello” è anche “l’utile” secondo me). Il targeting (tipicamente la definizione delle buyer persona) non a caso è una delle cose più importanti per chi fa marketing e personal branding. Grazie Massimo per averlo ricordato!
Sara Petroro – Consulente esperta di analisi di mercato
- poter scegliere le persone con cui lavorare (sia clienti che collaboratori);
- riuscire ad incidere positivamente nelle loro vite;
- avere sempre il giusto tempo da dedicare a sé stessi e agli affetti.
Anche tu, Sara, sei stata super. Intanto metti l’accento sull’importanza di scegliere i giusti collaboratori (non so te ma io parlerei di persone simili nella mentalità, nei valori e negli obiettivi, ma diverse nelle competenze, per compensarci il meglio possibile). E qui mi sovviene anche il motto del mio amico Franco Nicosia “le persone stanno insieme, e creano progetti comuni, solo se hanno valori simili, altrimenti il progetto è destinato ad implodere”. Che se ci pensiamo vale nel lavoro come nella vita, si pensi ad un eventuale partner. Come si fa a trascorrerci una vita se si è diversissimi nei valori? Anche quello è successo. Poi parli di incidere positivamente. Anche qui mi trovi d’accordissimo. Un po’, credo, richiama la mia definizione di successo: il fatto di dare valore agli altri e fare in modo che venga riconosciuto. E poi avere tempo. Anche questo è un bellissimo punto, perché che senso ha dedicare la vita solo al lavoro? No, non si può. La vita deve essere fatta anche d’altro, di svago, di prendersi cura di se e degli altri, dei sentimenti. In tre punti hai detto tantissimo, Sara. Anche di te, di come pensi, lavori e vivi. E ti ringrazio. PS: ho fatto un’intervista anche Sara, tempo fa, per parlare di ricerche di mercato. La trovi qui.
Ricardo Antonio Piana – Esperto di AI, CTO di Angojob e CO-Founder di Userbot
Conosco bene questo esperto di Intelligenza Artificiale (l’ho anche intervistato, sempre per il mio “Imprenditore Vero”, ben due volte di cui l’ultima è qui) e so quanto sia “ermetico”. Questa sua definizione di successo, sebbene molto scarna, in realtà spiega molto di lui, del suo modo di intendere la vita ed il lavoro. Si lega molto al concetto di semplicità ed alla concretezza nel raggiungere risultati apprezzabili, ma senza mai strafare! Si riferisce al concetto di equilibrio, al fare le cose bene ma in modo sostenibile. Questa definizione rivela molto dei valori del suo personal brand e nel suo blog approfondisce la questione. Trovi il suo articolo sul successo, da me ispiratogli, a questo link. E lo ringrazio visto che ribalta niente poco di meno che Freud, parlando del legame del successo con la felicità (inversamente proporzionali?). Senza spoilerare altro ne consiglio la lettura: è molto interessante ed alza ancora di più il livello culturale della discussione. Grazie amico Ric!
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Come scrivevo questo articolo, proprio come il successo, è dinamico! Se sei un professionista, un imprenditore o un’azienda ed hai le idee chiare sul TUO concetto di successo, contattami per e-mail o su questa pagina. Oppure puoi condividere questo articolo sul tuo social preferito, postando la tua definizione. Ovviamente non dimenticare di taggarmi. Sarò felice di confrontarmi con te ed aggiornare l’articolo col tuo intervento.