(Tempo di lettura 3 minuti)

Lascia che ti parli di “lamentite” chi, come me, ne è sempre stato un grande esperto.

Già, perché forse non sai ancora che in passato sono stato molto meno solare e positivo di come sono oggi, che ho passato anni di depressione che mi hanno portato ad avere un atteggiamento nei confronti degli altri e della vita molto lamentoso.

Mi lamentavo letteralmente di tutto e tutti.

Non lo facevo “per male”, il mio era come un riflesso incondizionato per scaricare l’ansia.

Questo atteggiamento però aveva un impatto negativo sulla mia autostima (ne era sia causa che conseguenza come in un circolo vizioso), sulla fiducia e sulla reputazione pubblica.

Quando, dopo un lungo percorso di vita e di studi, ho finalmente imparato a comunicare, ho imparato a farlo soprattutto con me stesso.

Così di colpo ho smesso di lamentarmi, uscendo di fatto da quel circolo vizioso.

Nel contempo ho deciso anche di allontanare dalla mia vita le persone tossiche (di cui parlo anche qui) che tendevano, con il loro lamento, ad alimentare il mio. Sì, perché il “lamento cronico” purtroppo è contagioso.

Comunicare in modo più positivo, soprattutto sui social (evitando come la morte di condividere e commentare contenuti divisivi e polemici), ha contribuito non solo a fare personal branding in modo migliore, quindi più focalizzato ed efficace nel lavoro, ma a farmi stare meglio. Ad essere più sereno e sicuro, ad avere più fiducia in me stesso.

Il lato buono della lamentite

Tuttavia ho anche capito che il lamento non è sempre il male e che a volte può essere persino utile: questa cosa io la chiamo “il paradosso della lamentite”.

Perché? Perché a parte il giochetto grottesco di “lamentarsi del lamento”, vita e lavoro non sono sempre belli e felici ma sono fatti di problemi da superare.

E come si superano se prima non si identificano e non si ammettano? Se non se ne parla anche pubblicamente?

Ciò che voglio dire è che a volte un po’ di lamento ci porta ad individuare ed ammettere di avere dei problemi.

Problemi che senza questo approccio, in grado di stimolare uno spirito critico (soprattutto auto-critico) neanche si vedrebbero.

“Lamentarsi sui social” ogni tanto aiuta ad evitare di essere presi per chi finge di vivere una vita troppo positiva per essere vera. Per evitare che risulti finta e stucchevole.

E tu sai quanto “essere autentici” nella comunicazione personale sia apprezzato, specialmente oggi che il consenso per i brand che fanno human marketing sia in costante aumento.

Quindi che ben venga anche la lamentite purché moderata e focalizzata.

Lamentarsi solo per il gusto di farlo, per sfogo antistress o per “benaltrismo” non è utile.

Farlo in modo “emozionalmente consapevole” può essere invece la chiave per raggiungere un equilibrio interiore che diventa rilevante nella comunicazione perché dona coerenza e pragmatismo al personal branding.

Che poi accennare ai problemi, anche nel proprio piano editoriale quando si fa personal branding, non è mai sbagliato se i problemi si affrontano.

Che ne pensi?

Anche questa volta sono curiosissimo di sapere cosa pensi del “lamento cronico”, se ti è mai capitato di esserne affetto o affetta o di aver a che fare con chi, non facendo che lamentarsi dalla mattina alla sera, ti ha portato o portata a qualche decisione, ad esempio allontanartene.

Se per caso riconosci di avere questo problema (non è sempre facile riconoscerlo, ma forse ti è capitato che te lo facessero notare) perché non parlarne? Farlo può essere un ottimo modo non per forza per evitarla ma quantomeno per gestirla. Puoi farlo con me senza imbarazzi. Come dicevo io sono stato un campione di lamento!

Smettere di lamentarti, quanto meno nella maggior parte dei casi, può dare un grosso aiuto alla tua comunicazione.

(Foto: Pexels)

Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
Che ne pensi del mio articolo? La tua comunicazione aziendale o personale ha bisogno di una mano? CONTATTAMI ORA! :)