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Da una settimana sono rientrato al lavoro dalle “ferie” che anche quest’anno sono iniziate il 31 luglio, giorno del mio compleanno, e concluse a ferragosto. Due settimane piene in cui – GIURO! – non ho toccato un computer!
In questo primo articolo dopo il mio rientro alla normale “operatività” voglio parlarti proprio di questo.
Forse dirai: “Leo, chi se ne frega delle tue ferie? Saranno fatti tuoi!”.
Certo! Infatti non ti parlerò di essere andato al mare, delle bevute e mangiate o di altre attività private, ma di una particolare attività che ho fatto che, pur non trattandosi puramente di lavoro, ha dei legami con esso. Parlo di esperienze rilassanti come la lettura di libri che mi hanno portato a riflettere su me stesso e la mia attività professionale, a fare il punto su cosa ho fatto finora e cosa voglio fare in futuro anche in ottica personal branding.
Ho deciso di parlartene perché credo e spero che ciò che sto per raccontarti possa aiutare a riflettere anche te, sensibilizzandoti su un uso, credo, intelligente delle ferie, aiutandoti nel tuo lavoro e forse persino nella tua vita.
Ho pensato tanto
Le ferie almeno per me (ma se anche tu che leggi sei un autonomo penso anche per te!) sono state un periodo importante perché non solo mi hanno portato a ricaricare bene le pile, ma anche a pensare.
Dal mio Instagram: https://www.instagram.com/p/CgoWjWXqR_d/
Si dice che le ferie in realtà dovrebbero portare a NON pensare affatto, tra l’altro su questa cosa ci avevo scherzato su in un social post (questo qui sopra dove, imitando la celebre statua di “Socrate in posizione di pensiero”, mi rinfresco le chiappe nel mare siciliano).
Ma è anche vero che non pensare è impossibile! Soprattutto un imprenditore, per quanto piccolo e squattrinato o grande ed affermato, non può assolutamente smettere di farlo! E non perché lo decide ma semplicemente perché le idee, specie quelle migliori, nascondo da sole, in modo spontaneo e naturale.
Spesso nascono proprio mentre si è in vacanza!
Anzi, sarebbe un male fare l’opposto “sforzandosi”. Le idee spontanee nate da un pensiero naturale sono solitamente le più creative e originali.
Dunque, dicevo. Mentre pensavo in questi ultimi 20 giorni ho individuato uno spunto di riflessione e di evoluzione (almeno per me, ma secondo i miei calcoli anche per te!) molto ma molto importante. Non ti ammorberò ulteriormente e non ti terrò ancora sulle spine: te ne parlo nel prossimo paragrafo.
Chi sono davvero?
Devi sapere che ho ripreso in mano il famoso libro di Simon Sinek “Start with Why” (“Comincia dal perché!) che avevo letto anni fa e che mi era piaciuto molto, ma che non avevo mai fatto veramente “mio”.
Finché quest’estate non ho deciso di rileggerlo e di integrarne la lettura con il suo sequel “Trova il tuo perché”, un manuale che dice più o meno le stesse cose del primo ma con un’importante differenza: aggiunge un metodo collaborativo di ricerca del perché.
Questi due libri, che tra l’altro ho letto in modo rilassato disteso su una sdraio in spiaggia (a cui ho aggiunto altri libri, oltre a Sinek ho letto tantissimo di Baricco, Kotler e Berger), mi hanno portato, in modo devo dire molto naturale, a prendere 2 decisioni importanti:
- Partendo da una definizione che avevo scritto diverso tempo fa, ho finalmente affinato e comunicato “il mio perché”. A proposito, eccolo: “ispiro ed aiuto le persone a realizzarsi nella vita e nel lavoro per migliorare il mondo… col sorriso!”.
- Ho aggiornato la mia promessa di mercato: in pratica ho fatto una modifica – aumentandone il focus – al mio brand positioning. La novità è che ho deciso di propormi con un ruolo che, per tutta una serie di motivi che mi riprometto di spiegare ancora meglio prossimamente, ritengo con tutta l’umiltà di questo mondo di aver cucito addosso: ho deciso di posizionarmi come “consulente specializzato nella ricerca del perché” che, una volta individuato, mi ripropongo di rendere un brand etico, autentico ed efficace (e qui entra in gioco la mia normale attività di personal brander / brand builder!).
Studiando bene Sinek e dai feedback ricevuti in questi anni dai miei clienti seguiti in ambito personal branding e sui cui ho riflettuto con calma in queste ultime settimane ho capito di essere in grado di trovare, attraverso un mio metodo basato su questionari insieme ad un uso consapevole della “neurocezione” (che non ha nulla a che fare con le pseudoscienze, si tratta della capacità innata, scientificamente provata, di ciascuno di noi di “percepire” il bene o il male dalle persone intorno, come ho spiegato tempo fa in un video presente in questa sezione) e formulare “un metodo zero-fuffa per trovare autonomamente il proprio perché”.
Se non hai letto Sinek forse dirai “aspetta, ma questo non lo fa già lui?”
No, perché secondo Sinek per trovare il proprio perché bisogna farsi aiutare per forza da un soggetto esterno (tra l’altro con particolari caratteristiche, ad esempio NON può essere un amico!). Tipicamente Sinek consiglia di ingaggiare un consulente (lui stesso si propone come tale, con tariffe che partono dai 10 mila dollaroni) che possa farlo!
Ed in effetti questo sistema rimane il più valido ma (opinione personale, ma anche conseguenza del mio lavoro sul campo) ho appurato non essere affatto l’unico modo.
Ad ogni modo se l’argomento ti interessa stay tuned ché continuerò a parlarne tanto nei miei prossimi contenuti.
D’altronde il “perché”, ovvero la “motivazione profonda” che spinge le persone ad agire, tipicamente a fare un determinato lavoro, quel motivo che ci porta a svegliarci ed alzarci la mattina, è la base assoluta di un personal branding efficace!
Sto parlando di un argomento cruciale per chi fa personal branding: conoscere il proprio perché può essere davvero la chiave del successo di una carriera. Non è demagogia.
D’altronde che il perché sia fondamentale lo dice Sinek – riconosciutissimo professionista in ambito internazionale – parlando del suo “cerchio magico” (perché, come, cosa). E non posso che essere d’accordo con lui.
Del “cerchio magico” di Sinek ne avevo parlato anche qui: https://www.instagram.com/p/CgJq1veKeWt/
Chi sei tu (tradotto: conosci davvero il tuo perché)?
Insomma grazie alla rielaborazione degli studi di Sinek e di altri autori fatto durante le ferie, probabilmente anche grazie a parecchie dosi di aria di mare, sono andato più in profondità nella conoscenza di me stesso inquadrando con maggiore chiarezza “chi sono veramente”, iniziando a lavorare ad un nuovo metodo che sono certo sarà utilissimo ai miei clienti.
Forse dirai: “vabbè, Leo, ma io so già qual è il mio perché, non ne ho bisogno”.
Può darsi, ma è altamente probabile che il tuo “vero perché” non sia quello che pensi. D’altronde a riguardo esistono una letteratura ed un metodo che, collaborativo o no, richiede ore di lavoro e riflessione. No, non è un argomento banale, e non è un metodo banale! Infatti non mi resta, e lo farò a partire da adesso, che metterlo nero su bianco e renderlo fruibile a tutti in modo che se lo vorrai tu possa conoscerlo ed applicarlo nella tua realtà.
Chissà, probabilmente dai miei questionari di ricerca del perché che uso già da tempo quando faccio consulenza nascerà un libro… stay tuned bis!
Nel frattempo se vuoi maggiori dettagli sul mio metodo insieme ai miei consueti consigli di personal branding, non ti resta che continuare a seguirmi anche nel “dopo ferie” qui o suoi miei social, in particolare sul mio profilo Linkedin e la mia pagina Facebook (se non l’hai fatto ancora, ti consiglio di cliccare i link e seguirmi per rimanere ancora meglio in contatto).
Non vedo l’ora di aiutarti ancora meglio nel tuo personal branding, soprattutto a “partire dal perché” tanto auspicato dal buon Sinek. Ma utilizzando un metodo personale di ricerca che come il mio non sia per te troppo impegnativo, esoso economicamente o time-consuming.