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Oggi voglio fare una piccola ammissione che mi riguarda e poi parlarti di come ho affrontato, apportando dei cambiamenti alla mia strategia, l’ultimo folle anno e mezzo.

Forse leggendo questo articolo ti sembrerà un po’ referenziale ma, credimi, non è nelle mie intenzioni: l’ho scritto con l’obiettivo sincero di aiutarti, magari seguendo il mio esempio, per fare anche tu personal branding nel modo più autentico ed efficace possibile.

Altri timidi ne abbiamo?

Per prima cosa se mi conosci (magari interagisci con me sui social?) forse ti suonerà strano: nonostante la parvenza potrebbe dirti diversamente, sappi che sono una persona fondamentalmente timida che da anni ha scelto il blog come principale  strumento di comunicazione.

Il motivo è forse ovvio, in ogni caso credo che meriti una spiegazione.

Uno dei difetti del copywriting, perché di questo sto parlando, è il suo puntare quasi esclusivamente sulla comunicazione verbale.

Detta semplice: attraverso la scrittura le informazioni che non si riferiscono al linguaggio naturale (appunto le parole scritte) agiscono soprattutto sulle zone razionali del cervello.

Detta ancora più semplice: qualsiasi blog (incluso il mio) agisce come un “filtro delle emozioni” in grado di nascondere molto bene la timidezza del suo autore!

Certo, il “tone of voice” (lo stile del linguaggio) ha moltissima importanza anche nel copy tant’è che viene usato per rimediare (anche se in parte) a questo problema. Tuttavia il linguaggio verbale “parlato”, o più comunemente il “public speaking”, è tutt’altra cosa.

Il public speaking infatti trasferisce una marea di informazioni aggiuntive come carattere e personalità che nessuna penna, forse neanche quella di Hemingway, potrebbe mai trasferire.

Ecco spiegato il perché della mia scelta di scrivere piuttosto che parlare. Una verità che mi è sembrato giusto rivelarti e che tutto sommato, tra pro e contro, è sempre bastata a me e al mio brand.

Fino alla pandemia

Il distanziamento sociale (o meglio “fisico”) conseguenza della crisi da Covid-19 del 2020 ha dato un forte impulso all’utilizzo delle piattaforme e degli strumenti di live streaming, sia in forma pubblica che privata.

Qualche dato: noi italiani a gennaio 2020 abbiamo speso sul web mediamente (qui la fonte) quasi 7 ore giornaliere così suddivise:

  • quasi due ore sui social media
  • tre ore su smart TV o piattaforme di streaming
  • un’ora sulle piattaforme di streaming musicale
  • quasi un’ora su quelle di game streaming.

Dati già allora prova di un massiccio uso dello streaming video e che, stando a questo articolo del Sole 24 Ore, durante la pandemia sono ulteriormente cresciuti.

Ma è stata la necessità naturale di contatto della popolazione e la voglia di frequentazione delle community che ha diffusamente spinto l’uso delle live su Facebook, Instagram, Linkedin e Twitch, così come delle piattaforme per la DaD tipo Zoom e simili!

Ecco. In questo nuovo contesto come “essere sociale” non sono stato da meno, decidendo di andare oltre la scrittura, consumando sempre più  contenuti in streaming e cimentandomi sempre più spesso come creator in modalità public speaking, per forza di cose in modalità esclusivamente online.

Bada bene: con questa scelta non ho intravisto solo un’opportunità per fare brand awareness ma ho soddisfatto soprattutto un’esigenza naturale, direi fisiologica.

La mia nuova “live community”

Il progetto “Imprenditore Vero” (presentato molto tempo fa in questo articolo) è stato il luogo virtuale che ho scelto per sbizzarrire il mio public speaking online, rendendolo di fatto il mio modo personale per sconfiggere la “timidezza delle live”.

Durante le tantissime live di Imprenditore Vero ho voluto mettere al centro del mio brand non tanto me stesso quanto gli altri, soprattutto i miei colleghi specializzati in focus simili o diversi dal mio, in ogni caso accomunati dalla passione per la comunicazione digitale.

A proposito sul sito Imprenditore Vero, che trovi qui, puoi vedere tutte le repliche gratuite e super formative delle tantissime live fatte nel corso dell’ultimo anno.

Il pubblico non è mai stato mai troppo numeroso ma il livello di engagement è sempre stato medio/alto e, dal mio punto di vista (incluso nel manifesto di Imprenditore Vero) mai esclusivamente mercenario, assolutamente sufficiente a ritenermi soddisfatto.

D’altronde fare personal branding non è guardare dentro ma guardare fuori.

Esatto. Il vero personal branding si fonda sulla condivisione, sul fare squadra, sull’unione, ed Imprenditore Vero ha voluto esserne la mia più autentica rappresentazione. Inoltre i numeri da soli non significano nulla. Sono le interazioni umane e reali il vero KPI da monitorare, e così ho fatto.

D’altronde le recensioni, i pareri ed i ringraziamenti da parte di chi ha trovato Imprenditore Vero molto utile (so di diverse collaborazioni nate dalla mia “intermediazione” e la cosa mi ha reso davero felice) dicono che il mio obiettivo è stato raggiunto, dimostrando al di là delle statistiche quanto sia importante fare live streaming nell’ottica del personal branding.

Recap: cosa ho imparato facendo streaming

Dopo questo lungo ma doveroso preambolo è finalmente giunto il momento di riassumere ciò che può esserti utile della mia esperienza: in questo ultimo anno e mezzo di pandemia con domicilio forzato ho imparato davvero tante, tantissime cose che vorrei trasferirti.

Tra queste c’è, come già scritto, aver capito l’importanza del public speaking online.

Ho capito che fare live non è affatto semplice non solo perché richiede uno sforzo strategico e psicologico (il non affatto banale “farsi coraggio” per scavalcare la classica “paura del giudizio”, che però superata è in grado di trasformare un problema, nel mio caso appunto l’impossibilità, causa pandemia, di stare a contatto con le persone e la mia timidezza, in una grande opportunità di crescita e di business!), ma anche un certo sforzo tecnologico.

Di certo ci sono tanti accorgimenti da seguire per evitare di non rovinare la propria immagine e reputazione con una serie di live mal concepite ed eseguite, perciò se come me hai un personal brand ti raccomando: prima di tutto studia i rudimenti tecnici indispensabili per metterti nelle condizioni di “strimmare” in modo decente! 

Un piccolo primo consiglio che voglio lasciarti è di curare soprattutto l’audio, munendoti di un buon microfono.

Io ad esempio ho scelto un Tonor, un’ottima marca con un costo più che abbordabile. Se desideri puoi acquistare il mio stesso modello di tipo USB, lo trovi a questo link.

Certamente anche una buona webcam è preferibile, tuttavia ricorda: nessuno mollerà la tua diretta se l’immagine sgrana un po’, mentre se l’audio è gracchiante posso assicurarti che lo farà quando ancora non hai terminato la prima frase.

Ad ogni modo, se proprio desideri prendere una webcam di qualità ma senza spendere troppo, ti consiglio la mia Logitec Streamcam (acquistabile, se desideri, a questo link).

Curare l’ambientazione delle live, cioè ciò che si vede dietro di te, è altrettanto importante perché fa parte della tua identità (brand identity).

Premesso, soprattutto se sei un neofita, che dovresti concentrati soprattutto su cosa vuoi dire, su come lo vuoi dire e, soprattutto, a chi lo vuoi dire (lo studio strategico del tuo target e la pianificazione di un “format” sono fondamentali), riguardo all’ambiente in cui farai le tue live voglio suggerirti un semplice trucco che cancellerà il problema dell’arredamento.

Mi riferisco all’uso di uno schermo protettivo che nasconda (anche per questioni di privacy dei tuoi colleghi o conviventi) lo sfondo delle tue dirette e che magari potrai cambiare con la tecnica del chromakey in un’immagine di tuo piacimento: personalmente la soluzione che ho scelto mi è piaciuta così tanto che, pensa un po’, ne ho fatto un brand che ho chiamato Griend! Si tratta di un green screen portatile di buona qualità ad un prezzo molto vantaggioso: ti lascio il link qui in modo che tu possa leggerne le caratteristiche e valutarne l’acquisto. Credimi, può esserti davvero di grande aiuto!

Sullo stesso sito ho scritto anche questo breve articolo che spiega come settare le luci in modo da poter lanciare le tue live in modo perfetto sin da subito.

Per quanto riguarda i software da usare ce ne sono davvero tanti, anche free. Personalmente uso StreamYard, piattaforma che funziona via browser senza bisogno di installare nulla ed in modo semplicissimo (funzione “chromakey” inclusa!). Per registrarti, ed acquistare eventualmente una licenza commerciale (preferibile per curare la tua brand identity), fai riferimento a questo link.

Se invece sei uno smanettone infernale, e magari per te diversamente da me non è così importante invitare ospiti nelle tue live (a mano di ulteriori smanettamenti), puoi usare OBS (software di tipo opensource) che puoi scaricare gratuitamente qui.

Per quanto riguarda il public speaking da non esperto non posso che rimandarti a letture e corsi di chi è in focus (uno su tutti Patrick Facciolo, qui il link al suo progetto “Parlare al Microfono”).

Tuttavia non pensare affatto che tu non possa farne se prima “non è tutto perfetto”.

Ricorda che sbagliare è umano, anzi in verità è indispensabile! Perciò valuta di buttarti a capofitto senza paura nelle live, provando come ho fatto io a superare la timidezza e la paura del giudizio. Anche se può essere utile, non sei obbligato ad iniziare a fare live streaming dopo aver frequentato un corso. In bocca al lupo!

Che altro aggiungere?

Ho imparato che fare streaming è davvero fondamentale, oggi ancor più di ieri, ed i trend dicono che lo sarà ancor di più domani.

Ma ti dirò di più: ormai non solo non puoi più fare a meno di fare personal branding, ma non puoi più fare a meno di essere uno streamer. 

Lo streaming di contenuti video, grazie alla possibilità di mantenere un contatto più intimo e vero con la tua community, è diventato indispensabile per fare stand out rispetto ai tuoi competitor facendoti riconoscere come l’unico esperto del tuo settore!

Ma, come detto, non è uno strumento valido nella sola ottica di brand positioning ma soprattutto dal punto di vista umano perché in grado di creare relazioni autentiche e durature, quindi all’insegna di una comune visione etica.

Sia di tipo personale che professionale.


Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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