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Quanto costa fare personal branding? Anzi, ad essere più precisi, quanto investire?
Già, intanto chiariamo questo punto fondamentale: il personal branding è un’attività riconducibile alla promozione del business, pertanto chi lo fa o sta pensando di farlo non dovrebbe pensarlo come un costo ma come un investimento.
La (non sempre nota) differenza tra costo ed investimento
Sai qual è la differenza tra costo ed investimento? Se sei titolare di almeno una partita iva probabilmente la sai, in ogni caso come si dice “repetita iuvant”.
Intanto in entrambi i casi parliamo di una spesa che l’azienda compie, sia all’inizio come “una tantum” che in modo costante nel tempo.
La differenza sta invece nello scopo: mentre il costo riguarda l’acquisto di beni e servizi con lo scopo di far funzionare l’azienda, l’investimento riguarda invece l’acquisto di beni e servizi con lo scopo di crescere tipicamente facendo aumentare il fatturato.
La premessa che hai letto è come detto fondamentale perché non si può fare personal branding se non si comprende appieno che è proprio un investimento, nella fattispecie un investimento su se stessi oltre che sul brand aziendale.
Non a caso un’ottima definizione di personal branding è proprio quella di “asset aziendale e personale”.
Un errore che vedo fare spesso, e che mi porta a pensare che il concetto prima esposto non sia purtroppo sempre chiaro, è credere che basti pagare un’agenzia o un consulente per “impacchettare” il brand aziendale. Che un brand, anche personale, si possa “comprare”.
No. E va bene che sono “the brand maker”, ma attenzione a fraintendere: fare branding, come fare marketing, non si costruisce e fornisce come fosse una pizza 4 stagioni. Non è come un ricetta semplice da replicare all’infinito. Pertanto non è come acquistare qualcosa. Non c’entra assolutamente nulla.
Qui parliamo di un processo molto più complesso e personalizzato che va gestito non come un costo, ma come un investimento.
Il budget (paura, eh?)
Quando chiedo il budget ai miei clienti alcuni mi guardano come se gli avessi chiesto la taglia delle mutande o del reggiseno. Vi risparmio la descrizione delle loro facce, va!
Ma come si fa ad investire, ed in questo caso in un brand, senza allocare un budget, ovvero una determinata somma di denaro che si intende o si può spendere in un determinato periodo di tempo?
Tra l’altro parliamo di un’attività che deve coinvolgere per forza di cose risorse umane (tipicamente il professionista o l’imprenditore che fa personal branding). Cioè all’investimento economico va anche aggiunto un investimento fatto di tempo, di impegno personale e di eventuali risorse interne (tipo eventuali dipendenti dell’azienda da coinvolgere nel branding).
Insomma generalmente potremmo dire che almeno un minimo di tempo e risorse dovranno essere impiegate. E che questo vale anche a fronte di un investimento economico importante.
Fare personal branding riguarda il metterci la faccia, e metterci la faccia richiede il coinvolgimento personale, tipicamente la presenza in shooting fotografici o video. O come scrittori di articoli e post. Insomma richiede la necessità (dovrei dire anche l’obbligo) di dare il proprio contributo nella creazione di contenuti. I contenuti (non a caso parliamo di content marketing) sono fondamentali.
Il personal branding non si delega
Il problema quando si fa personal branding è però che realizzarli è un’attività mai totalmente delegabile perché per essere efficaci dovrebbero ricalcare le attitudini caratteriali ed umane dell’imprenditore o professionista. Questo comporta che debbano essere svolte quantomeno delle “sessioni” (briefing) insieme al consulente o all’agenzia di marketing e al team che curerà e pubblicherà i contenuti. Parliamo di sessioni non da “10 minuti veloci, vi raccomando, ché sono impegnato!” ma potenzialmente anche molto lunghe ed impegnative.
Roba da staccare il cell e pensare tutti insieme. E tanto.
Roba a cui dare estrema importanza, non minore importanza del lavoro giornaliero.
Che poi, a dirla tutta, l’imprenditore “tuttologo” (quello che fa tutto lui, e ce ne sono tantissimi) dovrebbe imparare a delegarlo il lavoro giornaliero proprio per concentrarsi su attività fondamentali e strategiche come queste: per dedicarsi a comunicazione e marketing!
Insomma ad essere precisini ci vorrebbe di partenza un certo mindset per fare personal branding. Senza un minimo di “mentalità imprenditoriale liquida” non avrebbe neanche senso sedersi a parlarne.
Ma per il momento non inferiamo, l’importante per il momento è che ci siamo capiti che per fare personal branding, oltre che soldi, è richiesto tempo, impegno, concentrazione e tanta dedizione da parte di chi investe.
Quanto “costa” quindi fare personal branding?
Rispondere alla domanda richiamata dal titolo dell’articolo non è facile.
L’investimento dipende come detto dalle possibilità economiche e dalle risorse messe a disposizione.
Inoltre dipende molto dalla preparazione in ambito marketing e comunicazione di chi lo fa.
Credo sia ovvio che chi fa personal branding partendo da una buona base di comunicazione, ad esempio sapendo scrivere buoni testi per i social o per il blog (decenti dal punto di vista comunicativo) oppure sapendo “stare in camera” (quindi avendo almeno discrete doti di “public speaking”) partirà avvantaggiato. Chi è invece impacciato o impreparato (o entrambe le cose) sarà invece costretto ad investire di più in personale esterno (interno se già skillato) che però, ricordo ancora, non potranno mai totalmente sostituirlo. Comunque potranno dargli una grossa mano, facendogli risparmiare molto tempo.
In casi come questo l’investimento di personal brading dovrà essere anche “in formazione”: la partita iva dovrà prima di tutto seguire un corso di comunicazione e marketing, meglio ancora orientato al personal branding, (al link ci trovi il mio) che lo “prepari” alla fase successiva di consulenza.
In questo modo alla fine del corso sarà pronto se non a lavorare autonomamente quanto meno a districarsi decentemente in questo mondo e ad occuparsi lui stesso almeno in parte di attività che, diversamente, dovrebbe delegare a terzi spendendo molti altri soldini.
Aspetta, ma perché?
Investire nel personal branding può essere un impegno economico e partecipativo non da poco, ma che può portare enormi vantaggi a chi lo fa.
I consumatori specie in questi ultimi anni dimostrano sempre di più di apprezzare proprio quei brand i cui “capi” ci mettono la faccia, che rendono più umane le loro aziende, generando fiducia.
Il personal branding è un viaggio impegnativo, ma è proprio quello giusto: il percorso che forse tutti gli imprenditori dovrebbero intraprendere, ma dimenticando la logica molto “anni 90” dell’acquisto di servizi o pacchetti pubblicitari che, essendo preconfezionati, hanno poca utilità ed efficacia in termini di business. Gli imprenditori dovrebbero adottare strategie più personali, customizzate e mirate.
Ecco, in questa chiave fare personal branding, dunque investirvi, può rivelarsi forse la strategia più efficace.
Tuttavia per farlo, come detto, sono necessari soldini, tempo, competenze e (se i primi sono pochi) vagonate di impegno e dedizione.
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Ora forse mi dirai… OK, Leo, ma quanto devo investire? Parlando di soldi, quanti soldi mi occorrono?
Ovviamente non esiste una risposta valida per tutti.
Generalmente la spesa a cui si va incontro dipende dagli obiettivi e dal mercato. Ci sono mercati e mercati. Alcuni sono terribilmente impegnativi e concorrenziali, altri meno. Ovvio che mercati più concorrenziali richiedono maggiori risorse, anche economiche, per uscire dalla massa. I mercati meno concorrenziali sono meno “esosi”.
Ad ogni modo la parte cruciale del lavoro sta a trovare un modo originale per differenziarsi e, a meno di avere grandi risorse, puntare solo ad una nicchia specifica. I grandi mercati globali in particolare seguono logiche di questo tipo che, se ignorate, possono portare al fallimento di qualsiasi brand.
OK, parliamo di piccioli
Per quel che riguarda il mio personal branding, essendo un operatore del settore che fa tutto “in casa” ovviamente ho speso molto poco per mettere su il mio brand personale e per lanciarlo. Tuttavia ho dedicato migliaia di ore, e ne dedico ancora parecchie ogni giorno, per curarlo. In particolare per far “lavorare” questo blog affinché continui ad essere quello che è da circa 5 anni: una fonte continua di clienti interessati ai miei servizi.
Quindi se ti dicessi quanto ho speso io ti porterei sulla cattiva strada perché ti porterei a credere che bastino pochi soldi, ma di contro per ottenere risultati anche tu dovresti investire moltissime ore come me, oltre al fatto che prima dovresti prepararti (e 20 anni e passa di esperienza sul campo come me non li recuperi con un corso!).
Se non sei quindi un addetto ai lavori come me, potrebbero esserti richieste diverse migliaia di euro per lanciare il tuo personal brand. Questo importo potrebbe tipicamente coprire i costi di analisi di marketing, quelli per definire una strategia, e poi potrebbero coprire il costo di studio del logo e di immagine coordinata. Poi con qualche altra migliaia di euro si potrebbero coprire i costi per realizzare un blog come questo.
Insomma, dovrai finanziare prima una prima parte di attività strategica e, successivamente, operativa.
E poi ci sono i costi di promozione del brand. In realtà per far in modo che il tuo pubblico visiti il tuo blog può costare molto poco o zero se si punta su una buona SEO (ovvero sull’ottimizzazione del sito sui motori), a condizione di aver pazienza e tempo aspettando che i risultati arrivino (e potrebbe volerci molto tempo).
Quindi non ti darò un vero preventivo, ovviamente, ma considera che dovrai mettere sul banco almeno qualche migliaia di euro, considerando anche la promozione che andrà fatta (eventualmente anche a pagamento, in quel caso il grosso dei soldini andrebbero alle piattaforme, tipicamente Facebook Ads o Google Ads).
Così potrai lanciare qualcosa di almeno decente che, anche grazie al lavoro sui contenuti, potrà crescere e generare nuovi clienti, fidelizzare i vecchi clienti ed aumentare il fatturato della tua azienda.
No money, no business
Chiuderò questo lungo ma spero utile articolo in modo cinico, ma la verità, o meglio la conclusione del mio discorso, è che a meno di essere me o qualche mio collega con tempo e skill simili senza soldi non si possono fare soldi.
Questo è il motivo per cui quando personalmente inizio una consulenza di personal branding finalizzata al lancio di un nuovo personal brand (anche di tipo corporate) chiedo sempre un budget per il primo anno. Mi accontento anche se “indicativo”. E poi chiedo anche gli obiettivi, meglio ancora se S.M.A.R.T.
Ad alcuni può sembrare una forzatura, un modo per svelare le carte o un trucchetto per far spendere il più possibile ai clienti. Ma non è così.
Prima di tutto perché io non sono Wanna Marchi, “teleimbonitrice” il cui scopo (come ricordato da una recente docuserie Netflix, era proprio di svuotare i conti correnti indagando le possibilità economiche dei truffati) non era certo aiutare le persone. Ed io invece le persone le aiuto (lo comprovano le recensioni ricevute, cercami pure su Google, Facebook e Linkedin ché le trovi).
Secondo perché, come già detto, il personal branding è un investimento, non un costo.
E come fai ad investire in qualcosa se non hai subito chiare, e non solo a me ma soprattutto a te stesso, le tue risorse economiche?