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Facciamo un gioco: se ti dico “Vittorio Sgarbi”, qual è il primo pensiero che ti viene in mente?

Provo ad indovinare: la TV spazzatura!

Ho indovinato, vero?

Eppure la risposta, in teoria, non è così ovvia: parliamo di un critico d’arte tra i più talentuosi, o forse il più talentuoso, in Italia. Un magnifico mecenate culturale. Uno che quando svela i segreti di un quadro di Guttuso, racconta la Creazione di Michelangelo o le meraviglie del nostro patrimonio artistico, fa rimanere tutti estasiati. Eppure l’arte, e cioè il grande “talento” di Vittorio Sgarbi, potrebbe NON essere affatto il primo pensiero suscitato dal suo personal brand.

Ebbene sì: anche i cosiddetti VIP (che come dice un mio amico abbastanza noto sta per “Very Important Pirlas”) hanno un personal brand. O, per lo meno, dovrebbero avercelo!

Nel caso di Vittorio Sgarbi, in termini di personal brand, siamo quindi in presenza di un enorme errore di comunicazione: qualcosa che il soggetto magari avrà messo in conto sin dai tempi di Telemike, e cioè di “parlare d’altro” per di più recitando la parte dell’incazzoso.

Magari perché gli “conviene” fare l’attaccabrighe sulla TV privata piuttosto che parlare d’arte visto che questa, sarà banale ricordarlo, sembrerebbe fare molti meno ascolti dei programmi della D’Urso? Uso il condizionale perché un certo Alberto Angela, uno che di personal branding se ne intende davvero, probabilmente non sarebbe d’accordo.

Sia chiaro: Vittorio Sgarbi non è l’ultimo arrivato in fatto di comunicazione. D’altronde negli anni, anche se probabilmente più per scarsa concorrenza che per meriti, è riuscito ad imporsi nell’immaginario collettivo come “IL” critico d’arte per eccellenza. La questione quindi riguarda più che altro la percezione ai giorni nostri da parte del pubblico che, stando all’analisi che leggerai in seguito, sembra avergli fatto perdere questa leadership.

Infatti questo articolo non vuole essere una scontata “critica ad un critico” (carino il gioco di parole, eh?). D’altronde che motivo avrei di attaccare uno di cui, francamente, non interessa nulla (specie quando sbraita alla TV)?

Questo articolo vuole essere invece un monito, un esempio, un paragone molto chiaro che ti aiuti a comprendere meglio l’importanza del focus.

Perché quello che ho battezzato “The Sgarbi Effect”, a prescindere se sia voluto o meno, non è affatto un errore raro, anzi è proprio diffuso!

Troppi “Sgarbi” nella rete

Basta farsi un giro sui social per accorgersi di tanti talenti che rovinano il loro personal brand perché, tralasciando lo stile comunicativo più o meno opinabile, non seguono pedissequamente il loro focus, e questo perché si fanno continuamente distrarre da questo o quell’argomento, sentendo il dovere di parlare di ciò che ignorano (ad esempio: è tempo di Coronavirus? Allora tutti virologi!) o di “cavalcare l’onda dell’attualità” (facendo più o meno consapevolmente Instant Marketing) per attirare traffico in modo facile e gratuito (e chi se ne frega se di scarsa qualità!).

Solo che così facendo confondono il loro VERO pubblico, quello che dovrebbe seguirli per il loro talento, non per altro. Un pubblico che alla lunga stenterà ad associarvi la precisa idea che dovrebbero invece avere del loro brand.

E che, come conseguenza, se ne allontanerà.

Non fa mai male ricordarlo: un brand, prima ancora di essere un bel logo, una bella carta intestata, un bel sito o una bella pagina Facebook, è un’idea, e nel caso del personal branding è ciò che conta di più, perché è la prima e più importante idea che il tuo pubblico si fa di te nel primo istante in cui legge o sente nominare il tuo nome. È il famoso post-it appiccicato sulla loro fronte con su scritto “questo tizio è l’esperto numero uno di…”.

D’altronde questo concetto banale quanto ignorato è il motto di qualcuno di molto più famoso di Vittorio Sgarbi:

“Il tuo personal brand è ciò che dicono di te quando non ci sei” Jeff Bezos (CEO di Amazon)

Quindi, amico mio, non dimenticare di perseguire sempre e costantemente il tuo talento e, soprattutto, di raccontarlo.

Non lasciare che nient’altro (sia in termini di argomenti che di “tone of voice”) possa in qualche modo “disturbare” la percezione del tuo focus: ciò che più conta in una strategia di brand positioning, in questo caso nel tuo personal branding.

Non fare come Sgarbi: non rovinare la tua comunicazione! Non sprecare il tuo talento!

 


Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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