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I creator sanno bene quant’è importante oggi stimolare dibattiti sui social.

Non solo perché i dibattiti sono uno scambio reciproco di idee con lo scopo comune di confrontarsi ed imparare ottemperando al vero significato della parola “comunicazione” (da “communico”, mettere in comune) ma anche perché sono molto graditi dagli algoritmi che li premiano regalando visibilità gratuita.

Un buon modo per stimolare dibattiti è porre alla fine dei post CTA del tipo “che ne pensi?”.

Anch’io non sono da meno e quasi sempre dopo aver argomentato pongo questa domanda. E da quando ho questa abitudine devo dire che i miei social “funzionano” meglio.

Certo, non ottengo chissà quali numeri (d’altronde non sono Kotler – il papà del marketing moderno – per ottenere interazioni ci vuole anche altro ed il tema dei miei post è circoscritto ad una platea limitata), tuttavia sono contento di aver introdotto questa abitudine che consiglio anche ai miei allievi in formazione ed assistiti in consulenza.

Tutti i vantaggi del “che ne pensi?”

Tra i vantaggi del “che ne pensi?” c’è anche il fatto che è una domanda “aperta”.

Diversamente da un “sei d’accordo?” che stimolerebbe una risposta affermativa o negativa, “che ne pensi?” ha il pregio di stimolare l’opinione del fruitore del contenuto.

Usarlo è inoltre un indicatore di un valore a cui spesso non si fa caso ma che dovrebbe sempre, almeno un pochetto, far parte del ventaglio di valori di chiunque faccia personal branding: l’umiltà (tema a cui ho spesso dedicato molti post tra cui questo). Cioè è anche un modo per dire “ho espresso il mio parere, ma attenzione perché non pretendo sia verità assoluta” (ed in effetti, a meno che non si tratti di un’argomentazione scientifica verificata al 100% è quasi sempre così).

Ecco, credo che adottare la tattica del “che ne pensi?”, da contrapporre a quella in cui ci si erge a detentori di verità assolute, possa essere un buon approccio al personal branding.

Ma attenzione: purchè non sia solo una tattica ma qualcosa in cui si crede davvero.

Per dire chiedere “che ne pensi?” per poi ignorare i commenti, o peggio, contrastarli in modo spocchioso e senza presentare prove, rende poco credibili, danneggiando la brand reputation di chi comunica.

Che ne pensi?

Sì, fa sorridere che anche questo post finisca con questa domanda, ma è davvero dovuta perché utile a tutti.

Utile a me perché così massimizzo le chance di creare relazioni di lavoro. Ma utile anche a te che mi leggi, perché ti dà modo di metterti al centro del mio mondo, attenzionarti, ascoltarti, capirti e, possibilmente, proporti idee e soluzioni per migliorare la tua comunicazione in ambito non solo personale ma anche professionale. E così, in conseguenza, fare più cash.

Appunto: che ne pensi? Se ti va dimmelo senza impegno con una mail da questa pagina.

(Foto: Pexels)

Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
Che ne pensi del mio articolo? La tua comunicazione aziendale o personale ha bisogno di una mano? CONTATTAMI ORA! :)