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C’è una cosa che mi indispone più di chi dice in giro che adoro la pizza con l’ananas: i sedicenti esperti.
Sì, quei tizi che scrivono sul sito e soprattutto nell’header di Linkedin (ed ultimamente anche su TikTok) di essere grandi conoscitori di una materia e pronti a dispensare consigli non richiesti appena ne hanno occasione.
Ma chi sono questi esperti? Da dove vengono? E come mai si sentono in diritto di parlare?
Beh, ti dirò una cosa: spesso quelli che si presentano come esperti, esperti lo sono davvero e meritano massimo… rispetto!
Solo che commettono l’errore, a volte per disattenzione, altre volte per spocchia, altre perché sono – poverini – “perfezionisti cronici”, di ritenere l’aggettivo “esperto” amico della buona comunicazione, fingendosi esperti anche in questo (sob!) ancora sottovalutatissimo campo.
Ma i peggiori sono i famigerati “affetti da Kruger Dunning”: i non esperti che vi si atteggiano!
Questi in realtà si limitano a ripetere a pappagallo ciò che hanno letto sui libri (ma dubito lo facciano davvero), nei blog e post altrui o sentito in TV senza mai usare il loro cervello per ragionarci su in modo critico e creativo.
E poi c’è l’aspetto più fastidioso della presunzione degli esperti: il fatto che spesso si sentano superiori a noi, che ci giudicano per ogni cosa che facciamo o diciamo, come se loro avessero sempre la risposta giusta.
Ma io vi dico: non fatevi intimidire dai sedicenti esperti! Le hard skill, se autentiche, contano, ma anche le soft perché alla fine del giorno siamo tutti esseri umani, con limiti e pregiudizi.
Quindi, se un esperto ti dice che non puoi fare o non fare qualcosa senza spiegarti perché e senza citare le fonti non avere paura di metterlo in discussione perché non c’è una sola risposta giusta per ogni problema ma solo soluzioni che funzionano meglio!
E adesso scusami: devo andare a cercare un esperto che mi insegni a scrivere un post convincente.
Lo so che sembra contraddittorio ma quando si tratta di prendere in giro gli esperti come me nessuno lo fa meglio!
PS: Visto che il fenomeno “esperto” autoriferito non sembra scomparire, voglio ripeterlo ma senza ironia: autodefinirsi esperti non è mai “buona comunicazione” perché potrebbe essere interpretato come arrogante o presuntuoso, può alienare le persone e ridurre la fiducia che gli altri hanno nella competenza di chi fa personal branding. Tra l’altro l’etichetta “esperto” è soggettiva, infatti Tizio potrebbe essere considerato esperto da Caio ma non da Sempronio. Invece di “chiamarci esperti” meglio dimostrare competenza attraverso le nostre azioni e i nostri risultati. Ciò che ci rende davvero esperti agli occhi degli altri è la capacità di aiutare le persone a risolvere problemi, impattando positivamente sulle loro vite.