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Posso immaginare come ti senti: gli effetti della crisi economica causata dalla pandemia di questi ultimi anni hanno lasciato il segno sulla tua azienda che sta attraversando difficoltà economiche davvero pesanti. E all’inizio di quest’anno che finalmente l’emergenza Covid stava scemando, facendo pensare ad un “rilancio”, ecco arrivare una nuova crisi economica, probabilmente ancora più grave, conseguente alla guerra in Ucraina dopo la sua invasione da parte della Russia di Putin.
Una crisi (attualmente in corso, e non sappiamo ancora come finirà!) che non danneggia solo quest’ultima ma con ricadute enormi anche sulla nostra economia, sul costo dell’energia ad esempio, sul costo praticamente di tutto. Senza contare le ricadute su export e turismo che da oggi non potranno più contare sugli acquisti russi a danno del nostro “made in Italy”.
Eccome se posso immaginare come ti senti. Anzi, più che immaginarlo, lo so.
Lo so perché non credere che chi lavora nel digitale come me non sia immune da questi effetti… non ne sono immune eccome! Non è facile al giorno d’oggi portare avanti progetti web o il lancio/rilancio di brand senza tener conto che il mercato è cambiato, che tutto è cambiato. Non è facile acquisire nuova clientela motivata e, soprattutto, con fondi da investire nel web marketing. La situazione è diventata pesante per tutti.
Ma un imprenditore (e con esso intendo tutte le imprese, dalla più piccolina delle partite iva alla più mastodontica delle multinazionali) questo deve tenerlo sempre in conto: le difficoltà sono sempre dietro l’angolo, anzi direi che sono parte integrante del lavoro autonomo stesso. Senza problemi non c’è impresa, perché l’impresa si fonda di suo sulla risoluzione dei problemi.
Quindi non ti abbattere, non abbattiamoci. Dobbiamo crederci, non possiamo e dobbiamo smettere di credere che risollevarsi sia possibile.
Come risollevarti dalla crisi?
Ora se hai avuto la pazienza di leggere fin qui, cosa di cui ti ringrazio, forse mi chiederai: “sì, Leo, certo che non mi abbatto, ma COSA E COME POSSO FARE per risolvere il calo di fatturato dato dalla crisi, un fatturato che non cresce a fronte di costi che lievitano?”.
Beh, se avessi l’esclusiva di un sistema o un “metodo” (parola che viene usata da molti consulenti di marketing, ed in modo vano specie da quelli che bombardano di grandi promesse) che possa risollevare in modo infallibile il business di qualsiasi impresa, probabilmente non starei qui a scriverlo ma ad applicarlo per me.
Ma metodi e sistemi infallibili non ne esistono, e non credere a chi ti dice il contrario!
L’unica cosa che posso e voglio fare, oltre che cercare di risollevarti il morale, è parlarti di come il personal branding, di cui spesso parlo su questo blog e sui miei social, possa non dico risolvere tutti i tuoi problemi ma aiutarti comunque tantissimo.
Questa cosa è molto vera soprattutto per quei professionisti, artigiani, negozianti, ecc… che avvertivano grande difficoltà nel trovare nuovi clienti ben prima delle due crisi da pandemia e guerra.
Già, perché penso che queste due crisi, per quanto devastanti, non siano la vera origine del male per il business ma semplicemente fattori aggravanti di una situazione che già era presente: una sorta di “colpo di grazia” per i business che già prima del 2020 stentavano, magari perché incapaci o impossibilitati ad innovare.
Certo… potrebbe essere troppo tardi per molti, questo va detto, ma non è neanche detto sia così.
Un cambio di direzione con salvataggio in extremis è, secondo me, ancora possibile per quelle aziende che non riescono a fatturare decentemente e credono che il personal branding funzioni solo per partite iva: no, non è detto. Anche un’azienda familiare o strutturata può fare personal branding nell’ottica del posizionamento generale del brand aziendale.
Voglio essere più chiaro.
Intanto se non lo sai (potresti essere capitato su questo articolo un po’ per caso) il personal branding è quella strategia di comunicazione aziendale che fa leva sulla figura del titolare dell’azienda con lo scopo di differenziarla nel mercato, ovvero farla riconoscere come “diversa dai concorrenti” con ovvi benefici per il business.
Ovviamente questa è una spiegazione molto semplicistica, ma se vuoi approfondire qui trovi una marea di articoli che ne parlano.
Se stai vivendo un periodo di crisi (e non importa se a causa o meno delle due sventure abbattutesi sul mondo moderno da più di 2 anni) potresti trovarti in una delle seguenti situazioni:
Sei una partita iva, un freelance, un lavoratore autonomo o una piccolissima azienda?
Come ho già accennato, comunicare facendo totalmente leva sulla figura del titolare è lapalissiano! Non è una cosa banale, però.
Non sono poche le ditte individuali che si posizionano senza esporsi personalmente, usando nomi di fantasia magari “altisonanti” del tipo “SuperMegaAzienda Italia” che con quel trucchetto sgamato vorrebbero lasciar intendere di essere più “grandi”. Di fatto fingendo di essere diversi, più grandi e importanti rispetto a ciò che si è, quando in realtà si è piccoli e soli.
Lasciatelo dire da chi quella minch… ehm… quell’errore l’ha fatto lui stesso…
Come già raccontato sul mio blog, moltissimi anni fa durante i primi anni di partita iva non occupandomi ancora di marketing sconoscevo l’importanza di una strategia efficace, trasparente ed etica come il personal branding, così commisi l’errore di posizionare la mia ditta individuale come fosse un’agenzia di comunicazione strutturata quando, in realtà, non lo era. Anche se ho avuto in passato collaboratori, non sono mai stati tanti e non hanno mai lavorato con me in modo così continuo da giustificare quel posizionamento: un modo sbagliato di comunicare, cosa di cui mi accorsi qualche anno dopo, iniziando il percorso di personal branding che mi ha portato a comunicare mettendoci la faccia ed in modo trasparente.
Oggi infatti non amo più definirmi direttore marketing di una agenzia di marketing e comunicazione ma semplicemente Leo Cascio #TheBrandMaker, ovvero un consulente di web marketing e comunicazione specializzato in personal branding. Noti la differenza? Prima il mio posizionamento era “pompato”, e per questo inefficace (la gente NON è stupida, la gente lo capisce che sei un freelance!).
A questo si aggiunge l’ulteriore errore di posizionarmi come “tuttofare” (avendo imparato la lezione oggi mi identifico invece come “consulente specializzato”).
Insomma sicuramente avrai capito cosa intendo, ma per sicurezza ti faccio lo stesso la domanda retorica “se hai un problema di salute specifico ed avverti di aver bisogno di una visita medica, vai dal medico generico o dal medico specialista?”.
Ecco, non serve dirti che di questa cosa il mio business ne ha beneficiato tantissimo, ed è per questo che te lo consiglio: proprio perché è molto probabile che funzionerebbe anche per te!
Sei un’azienda strutturata, magari una srl con dipendenti?
Questo è un caso molto diverso rispetto a quello di cui ti ho parlato nel paragrafo precedente, ma non per questo non è affatto detto che non possa essere conveniente posizionare il tuo brand, quindi sviluppare la comunicazione della tua azienda, attraverso una strategia di personal branding.
Puoi farlo in due modi, a seconda dei casi:
- La tua azienda strutturata, magari con dipendenti e risorse, deve ridimensionarsi al punto da divenire partita iva senza dipendenti. Ad esempio sei una srl con dipendenti e sei costretto a licenziarli? Questa può essere un’occasione, continuando ad operare come partita iva (oppure se con altro inquadramento fiscale comunque secondo una condizione unipersonale), per convertire la comunicazione della tua azienda dal brand positioning “classico” (tipicamente con un naming di tipo corporate), in una comunicazione basata sulla figura del titolare, facendo leva quindi proprio sulla sua esperienza e competenza in un determinato settore.
- La tua azienda strutturata non deve necessariamente ridimensionarsi. In tal caso può valere comunque quanto indicato nel punto 1. Pensa al famoso brand, leader nella pasta fresca, Giovanni Rana: la sua comunicazione è totalmente incentrata sulla figura espertissima di “pastaio” del tuo amministratore delegato, testimonial dell’azienda di cui ha da sempre prestato la faccia. Tutto ciò mantenendosi una grande azienda, una S.p.A. in continua espansione.
Concludendo
Voglio concludere il pippone con alcune cose importanti che non sono solo frutto della mia esperienza diretta (la stessa che mi ha portato a correggere i miei errori iniziali) ma che sono vere perché il mondo moderno funziona così.
Ricorda che oggi i nostri potenziali ed attuali clienti non sono gli stessi di trent’anni fa. I clienti di oggi hanno specifiche esigenze, sempre più personali, e soprattutto più che clienti sono PERSONE che, come tali, vogliono rapportarsi con altre persone, preferendo quest’ultime alle fredde aziende, anche quando hanno a che fare con brand dietro cui ci sono aziende con migliaia di dipendenti e miliardi di fatturato.
Ricorda che siamo nel vivo di una profonda umanizzazione dei brand che sta investendo tutto e tutti.
Pandemia e guerra hanno devastato i mercati, e probabilmente la devastazione è appena iniziata, ma ricorda ancora un’ultima cosa che ho già accennato: non sono loro la vera causa della crisi della tua azienda.
La crisi della tua azienda molto probabilmente è iniziata prima, da quando forse “tiravi a campare” senza innovare nella comunicazione, spingendo una narrazione aziendale falsata, innaturale, non personale, come la mia durante i miei primi anni d’attività.
Se è questo il caso, voglio pensare che sei ancora in tempo per rimediare. Lo spero tanto.
Se ovviamente desideri delucidazioni e magari un aiuto anche concreto per sfruttare anche tu tutta la potenza etica e trasparente del personal branding, contattami senza indugio da questa pagina.