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Se ti stai chiedendo chi è il ragazzone in foto no, non è una new entry della soap opera Beautiful ma Blake Mycoskie, un imprenditore e filantropo statunitense, e quella che sto per raccontarti brevemente è la sua storia.
Dopo aver lanciato alcune aziende di successo dimostrando grandi doti imprenditoriali che lo hanno reso milionario appena più che ventenne, nel 2006, durante una vacanza in Argentina, Blake si imbatté per caso in un’organizzazione che si preoccupava di fornire scarpe ai bambini bisognosi. Prendendola a cuore decise di dagli una mano girando tra i villaggi attorno all’hotel dove soggiornava venendo a conoscenza di un fatto allora sconosciuto: una delle cause più gravi di malattie in giovane età era proprio la mancanza di scarpe o di scarpe adeguate.
Inspirato tornò in USA e decise di fondare “Shoes for Better Tomorrows”, un’azienda a scopo di lucro ma con una caratteristica unica perché solidale: impegnarsi a donare un nuovo paio di scarpe ai bambini poveri per ogni paio di scarpe vendute.
Quello di Blake Mycoskie è ad oggi uno dei primi casi di “imprenditoria sociale”, ovvero un business che non punta solo al lucro ma anche a rendersi utile, mostrando ed applicando una visione umanitaria e solidale.
Si calcola che dal 2006 fino al 2013 la sua azienda, presto ribattezzata TOMS, vendette la bellezza di 10 milioni di paia di scarpe in tutto il mondo donandone altrettante a persone disagiate.
Cosa può insegnare questa storia?
Be’, io credo che questo sia un grande esempio di come si possa costruire un business profittevole e allo stesso tempo solidale attraverso un modello semplice, quasi banale, in cui si spinge l’acquisto di un bene per ottenerne un vantaggio non solo pratico ma anche emozionale, partecipativo, esistenziale.
Ecco, penso che la storia di Blake Mycoskie sia un caso perfetto di “personal branding mosso dal perché”: un perché autentico perché messo in pratica da azioni, andando quindi oltre le belle parole che, attenzione, rimangono comunque cruciali nella comunicazione di TOMS.
Un’azienda che oggi, con il claim “wear Toms, wear good” (vesti Toms, vesti “bene”, da intendere anche come “il bene”), si impegna tra l’altro anche nella lotta contro le malattie mentali.
Che ne pensi?
Che ne pensi di questa storia di successo? Per me si tratta di un caso lampantissimo di “brand che parte dal perché”, quel genere di brand che nel mio piccolo cerco di innescare con le mie consulenze.
Un brand che dimostra con i fatti di avere davvero a cuore il benessere del mondo. E che quindi dimostra di essere nato da uno scopo non deciso a tavolino (come purtroppo molte aziende intendono) ma scoperto, trovato, individuato nella storia e vita del suo fondatore (nel caso di Blake in vacanza, cioè quando forse meno se lo aspettava!).
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