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Con questo articolo inauguro la nuova rubrica “Fast Reading” pensata per chi non ha voglia e tempo di leggere i miei articoli più lunghi e “time consuming”. Si tratta di articoli-post brevi adatti anche ad essere “consumati” sui miei canali social: una via di mezzo tra l’articolo di approfondimento e lo stringatissimo “twit”. Here we go! 🙂

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Hai presente quando chattiamo o discutiamo sui social volendo far passare le nostre opinioni per “fatti acclarati” (quindi verità) quando in realtà spesso sono solo pareri, giudizi, punti di vista su un dato argomento?

Per evitare in questi casi di creare possibili incomprensioni sui social sarebbe meglio introdurre le nostre frasi con espressioni come “secondo me”, “per me” o, meglio ancora, “penso che” o “a mio parere”. Espressioni che, ovviamente, non useremo se ciò che diciamo sono fatti acclarati, cioè se possiamo provarli citando fonti autorevoli.

Basterebbe già questa sana abitudine per ridurne o addirittura azzerare il rischio di confondere i fatti con le opinioni: due cose diverse che spesso confondiamo per sostenere la nostra tesi che poi è quella “che più ci tranquillizza”. In effetti il nostro cervello funziona così: per natura vogliamo essere rassicurati e tendiamo a scegliere ciò che ci fa stare bene piuttosto ciò che corrisponde al giusto o al vero. Ciò vale negli acquisti come per qualsiasi altro tipo di scelta che facciamo. E questo ogni santo giorno.

Ma spesso questa sana abitudine non la seguiamo e allora succede che il nostro interlocutore insista con la sua tesi, spesso commettendo il nostro stesso errore di mischiare fatti ed opinioni dando vita, a suon di botta e risposta, a discussioni che a volte si trasformano in polemiche infinite o, peggio ancora, in odiosissimi social flame. Roba che non fa tanto bene al nostro umore, al nostro tempo ed a volte anche alla nostra web reputation.

In aggiunta ho notato che in questo contesto in cui “fazioni diverse” (spesso inconsapevolmente ideologiche) si affrontano, una controparte spesso se ne esca con la frase “a differenza tua non ho la verità in tasca”, un’espressione che bisogna a mio avviso maneggiare con cura perché è un bizzarro mix di umiltà e spocchia.

Umiltà perché a volte rivela un sincero e davvero umile approccio alle cose. D’altronde la verità non sempre è oggettiva ma relativa perché legata ad un diverso punto di vista.

Spocchia perché quell’espressione spesso rivela una volontà di non capire i nostri interlocutori neanche quando sostengono fatti talmente acclarati da rendere superfluo dover citare ogni volta la fonte. Infatti spesso se ne abusa o si utilizza in modo strumentale per portare acqua al proprio mulino in modo furbo in ottica “humblebrag” (di questa stramba parola ne parlo in questo social post).

Il più classico esempio in cui quella frase è abusata sono le “verità scientifiche”: specie in questi ultimi anni, purtroppo ancora all’insegna dell’emergenza pandemica, le verità scientifiche vengono spesso massacrate nonostante l’evidenza. I più buoni le banalizzano, i meno buoni le irridono anche quando vengono citate fonti e prove certissime. Alle verità scientifiche non bisognerebbe controbattere, di certo non attaccare la controparte di avere in mano quel genere di verità.

Questo per capire che citare le fonti è utile ma non sempre purtroppo perché purtroppo capita che la controparte ne neghi in ogni caso l’autorevolezza sottintendendo (senza prove, giusto per sospetto) che prove scientifiche riconosciute in ambito internazionale possano essere state manipolate nonostante l’evidenza dei numeri. E così, nella loro testa, le invalidano.

In conclusione

Detto ciò, ecco spiegato perché “avere sempre la verità in tasca” è sicuramente un limite, un difetto, una mancanza di umiltà che non ci fa bene e non fa bene alle relazioni che intrecciamo sui social perché ci rende poco empatici. Ed essere poco empatici significa spesso non fare buona comunicazione.

Ma ecco anche spiegato perché dall’altro canto mettere in dubbio tutto, credendo che non esista alcuna verità, negando o rinnegando molte verità accertate (in primis quelle scientifiche) sia un grosso errore ed un danno che facciamo a noi stessi ed alla comunità.

Insomma ok pensare che avere la verità in tasca sia un difetto, ma attenzione nel ricordarlo a non sostenere la verità quando è intoccabile. Perché la verità è solo in parte relativa, ma la verità assoluta esiste eccome.

E voi, che ne pensate?


Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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