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Oggi. Ore 7.30, sveglia. Caffè, cornetto. Guardo Gmail e faccio il primo “social scroll“*.

Su Linkedin non posso non notare che il mio ultimo post ha spaccato: ora 157 commenti e 43 reaction! E pensare che l’avevo scritto tipo “vomitatoio” (cit. Raffaele Giasi,). Sarà stato per quello? Ma la cosa davvero bella, rara per i post vomitatoio, è la qualità degli scambi e delle nuove relazioni che ha generato: tanta gente fresca e interessante che ha deciso di seguirmi ed io altrettanto. Per festeggiare goliardicamente, mentre mi lavo la faccia, mi regalo una “scoppola sul cozzo” (dal siculo: schiaffo sulla nuca). Sbam! Ahi!

Apro Facebook, dove posto sempre meno, di solito roba per ridere e reposting (ho poco engagement ma cari amici, cosa che dà ancora senso ad essere in quel luogo ormai tra il mitologico e il patetico). Vedo che la mia battuta su una pizzeria neozelandese è stata quasi ignorata, eppure mi sembrava carina. Peccato.

Instagram non me lo cago invece, lo uso solo perché mi incuriosisce. Anche se a volte qualche scambio figo sotto le foto di cibo o giocosità salta fuori.

Ma torno su Linkedin ed inizio a “muovermi”.

Vedo che Silvia Pelucchi ha scritto un bel post richiamando il mio ultimo pure taggandomi. Lo commento subito. Poi scorro il feed e vedo che Fabrizio Costanzo sta parlando di “pulizie di primavera”. Lui è sempre un richiamo per me (c’ho fatto una call tempo fa, tipo simpatico e in gamba come pochi), in più la scritta “personal branding” che capeggia sulla sua grafica ha per me lo stesso impatto del poster di Samantha Fox a 12 anni. Commento anche lui.

Continuo a girare tra un mix di notifiche algoritmiche e click sui profili di chi commenta, soprattutto del mio network. Cerco di ricambiare l’attenzione della gente con cui ho una decente relazione. Ci tengo.

Ci vuole metodo, ma non solo

A volte uso la ricerca mettendo hashtag per nuovi profili e contenuti in linea col mio lavoro. L’aspetto professionale, il “metodo”, rimane importante, ma non è il mio unico approccio a questo social. Tendo a muovermi “naturalmente”, spinto più dalle emozioni che dai numeri secondo un rapporto 65/35.

Ecco, ti ho raccontato com’è iniziata la mia giornata. Ed è più o meno così che ogni giorno mi muovo sui social.

E tu? Usi metodo o emozioni? Letteralmente, come ti muovi sui social?

(*) “sveglia e caffè, barba e bidet, presto che perdo il post” cascava a fagiolo. Peccato che la barba non la faccio quasi mai!

(foto: Pexels)

Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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