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Sai qual è l’errore tipico che molti fanno nel momento in cui decidono di aprire un’attività? Quello di lasciarsi prendere subito dall’entusiasmo trascurando una serie di accorgimenti fondamentali che invece andrebbero seguiti PRIMA di compiere qualunque passo, ancor prima cioé di recarsi da un commercialista per aprire la partita iva.

Già, il commercialista: un professionista che da molti viene confuso con il consulente, ma che, in base alla mia esperienza personale, invece si occupa di fiscalità, non di certo di business management (cioè non è un consulente di marketing, come me, che lavora per aiutarti a trovare clienti e per farti guadagnare, ma al contrario ha principalmente lo scopo di “regolarizzarti”).

Ritornando alla tua fretta matta di aprire partita iva, però, se ti ci riconosci, ti capisco: mettersi in proprio è un’avventura entusiasmante. Da ex-dipendente o ex-disoccupato forse non vedi l’ora di dare forma alle tue idee, ed ora che è giunto il momento di fare “il grande passo”, ti è facilissimo sbilanciarti.

Dopo tutto sei convintissimo che la tua idea di business sia fenomenale, e lo dimostra il fatto che hai già pensato ad un nome, ad un logo e ad uno slogan, e magari hai iniziato anche a contattare fornitori, senza esserti neanche consultato prima con un esperto. E tutto questo senza che tu abbia mai studiato comunicazione o marketing!

Allora in questo post voglio mettere alcune cose in chiaro: devi capire che l’entusiasmo è un fatto positivo ma che va tenuto a bada perché certe cose vanno affidate a chi è di dovere, non le puoi assolutamente fare tu anche se credi di poterlo fare. Inoltre la fretta, soprattutto, è davvero una cattiva consigliera, specialmente nel mondo dell’impresa, e può portarti a commettere errori cruciali a cui poi è difficile rimediare. Degli errori che devi evitare se non vuoi fallire ne parlo anche qui.

Le mie “tre domande da farti prima di andare dal commercialista” sono un breve vademecum cronologico per chi ha capito che non ha molto senso cercare lavoro, bensì occorre attirarlo o, meglio ancora, crearlo. Se vuoi fare le cose per bene, senza fretta, con criterio, ponendo le basi di un business di successo, continua a leggere.

1) Hai una buona idea?

Riguardo a questo primo punto ti darò due notizie: una bella e una brutta. La notizia bella è che non serve avere un’idea strabiliante per avere successo negli affari. Cioè devi sapere che non è tanto l’idea a fare la differenza, ma l’execution, ovvero il modo in cui la realizzi. Esistono tantissime idee magnifiche che falliscono per incapacità manageriali, e tantissime idee “banali” che invece hanno successo perché realizzate con studio e metodo.

Il punto quindi non è tanto avere una buona idea (che comunque non guasta), semmai se quel che vuoi fare ha un mercato. La notizia brutta è infatti questa: quando si parla di “buona” idea si intende se è economicamente sostenibile, cioè se ha un mercato a cui rivolgersi o se è in grado (meglio ancora) di crearlo!

Ma cosa significa “ha un mercato”?

Quando dico che bisogna verificare se c’è “mercato” intendo verificare se girano abbastanza soldi per giustificare il lancio di un’azienda, o di un ramo d’azienda, in quel preciso settore. La definizione di un’idea si fonda sui seguenti valori: passione, conoscenza e competenza, strategia ed analisi. Prendendo per scontato che ci siano tutti questi ingredienti, l’analisi del mercato può essere il lasciapassare, o la bocciatura, della tua idea di business.

Come sapere se la tua idea ha mercato?

In generale un’idea ha mercato se offre una risposta ad una domanda, cioè se risolve un problema. Ma non è sufficiente, perché potresti essere in grado di fornire una risposta ad una domanda che però riguarda un numero così ristretto di persone e per un giro d’affari così basso, che renderebbe vano qualsiasi tentativo di costruirci un business. Pertanto è impossibile darti una risposta precisa qui: dovrai invece far fare l’analisi di mercato ad un consulente di marketing: sarà lui a fare questo lavoro fondamentale per te.

Se non lo fai e lanci un’idea senza mercato rischi di farti davvero tanto male. Vale la pena risparmiare la consulenza di un esperto per poi ritrovarti dopo qualche tempo pieno di debiti e con un’azienda in fallimento? Direi proprio di no!

2) Hai un buon brand?

Fare branding è fondamentale! Cos’è il branding? È la tua comunicazione, cioè il modo in cui ti rivolgi al tuo pubblico di riferimento. Non è assolutamente un processo che, alla stregua dell’analisi di mercato, puoi fare da solo, anche se scommetto che probabilmente hai già in mente il nome del tuo brand ed hai fatto personalmente (o fatto fare al classico cugino) il tuo logo. Intanto il buon personal branding, cioé quello che mette in luce te e quello che sai fare agli occhi dei tuoi potenziali clienti, parte da un buon naming.

Cos’è il naming?

Ne parlo anche in questo mio articolo, che ti invito a leggere. In sintesi è il processo di ideazione del nome della tua azienda, o di un prodotto o servizio. Un lavoro non improvvisabile anche questo, per vari motivi. Ad esempio, ti sei chiesto se è libero da copyright? Inoltre, l’indirizzo web in più estensioni è libero e quindi registrabile? Non è raro il caso di chi apre un’attività dal commercialista senza curarsi troppo del nome, per poi scoprire, dopo tempo, che un concorrente aveva già registrato quel nome di dominio. Penso che hai capito l’enorme danno di immagine.

Ricorda quindi bene: come ho già scritto il commercialista che inscrive il nome della tua azienda in camera di commercio non è un esperto di comunicazione, pertanto non ti porrà mai certe obiezioni. Di queste cose dovrai parlare invece PRIMA con il tuo consulente di comunicazione e marketing di fiducia!

E poi c’è il logo design…

Una volta scelto nome (e magari anche slogan/claim) va realizzato il logo della tua azienda. Il tuo logo sei tu! Non è un gioco da ragazzi, non è qualcosa da poter fare in 10 minuti con il publisher! Ne parlo abbondantemente in questo altro post.

Credimi, non ti sto dicendo che dovrei essere io il tuo grafico. Ti sto dicendo che puoi farlo fare anche ad un altro: basta che sia un esperto di comunicazione, perché la scelta degli elementi grafici (colori, forme, simboli, ecc…) in esso contenuti ha un impatto importante sul tuo potenziale cliente ed inoltre definisce in modo totale tutta la tua immagine e comunicazione coordinata presente e futura.

Parliamo delle fondamenta del tuo castello. Le vuoi di cartapesta?

3) Hai un buon modello di business?

Se pensi che un modello di business sia semplicemente un modo come un altro di vendere, sei sulla cattiva strada. Un modello di business è invece un insieme di soluzioni organizzate e strategiche che consentono ad un’azienda di raggiungere un vantaggio competitivo.

È in sostanza un “sistema” con il quale la tua azienda fa soldi. Per fare un paragone con la meccanica, è come un motore a benzina artigianale. Il motore va alimentato dagli investimenti, specialmente quelli iniziali, che gli consentono di far muovere l’attività produttiva. Dagli scarichi fuoriescono gli scarti di produzione, e minori questi saranno, maggiori saranno i tuoi potenziali guadagni, perché vorrà dire che il motore è ottimizzato.

Il modello di business va quindi lanciato e messo a punto per minimizzare gli sprechi e di contro per massimizzare gli utili.

Il punto però centrale è che prima di avviare un’attività devi definire questo meccanismo PRIMA e non DOPO. Questo perché se lo definisci prima, hai modo di testarlo, cioé di verificare se funziona. Fare business comporta sempre un rischio di impresa, che non si può annullare, ma che si può ridurre considerevolmente se hai un modello di business già collaudato e che potrai utilizzare e migliorare, se funziona bene, non solo per una sola idea, ma anche per altre idee imprenditoriali.

Un ottimo modello di business a cui ispirarsi è un funnel di marketing (cioè un “imbuto immaginario” in cui entra il tuo pubblico che viene convertito in modo sistematico, grazie ad offerte mirate, in contatti ed in clienti). Un esempio funzionale di questo modello è il Business Liquido di cui parlo in questa mia recensione.

Conclusioni

A mio parere definire con certezza la sostenibilità nel mercato di un’idea, scegliere un personal branding aziendale ed un valido modello di business sono i passi cruciali da fare prima di aprire fiscalmente un’attività. Senza dimenticare anche che inquadrarti in un regime fiscale idoneo è per te altrettanto importante.

(Foto: Pexels)

Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
Che ne pensi del mio articolo? La tua comunicazione aziendale o personale ha bisogno di una mano? CONTATTAMI ORA! :)