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Conosci “il romanzo più breve del mondo”? Si fa risalire ad una scommessa vinta dal famoso scrittore Ernest Hemingway ed è questo:
In realtà pare che l’autore non sia davvero lui ma, chiunque sia, credo abbia comunque colto nel segno.
Con sole 6 parole ha creato una storia non banale che fa pensare ad un bambino mai nato o morto troppo presto ed una mamma che mette in vendita le sue scarpe per racimolare qualche spicciolo. O per dimenticare un grande dolore. O chissà perché.
Già, perché la frase si presta ad interpretazione, un po’ come un’opera astratta dalle interpretazioni diverse a seconda del punto di vista di chi l’osserva. Una frase che per me è “pura arte” e che mi ha fatto riflettere sul potere delle parole e dell’immaginazione, di come le prime possano, combinandosi, innescare un pensiero personale ed indipendente.
Che è in pratica la magia del romanzo stesso, quel “qualcosa” che rende i libri di racconti speciali e generalmente preferiti rispetto alla loro trasposizione cinematografica.
Ma questa frase, da amante delle citazioni nonché addetto a naming e claiming, attività che vertono proprio sulla sintesi a tutti i costi pena ammorbare il pubblico e dire ciaone all’attenzione, per me è risultata anche sfidante: ho ripensato a quanto è difficile ma bello riuscire a concentrare un concetto con così poche parole senza risultare banali.
Non a caso ho pensato al famoso “dono della sintesi” che, detta così, sembra una virtù divina ma che invece credo si possa imparare.
Come? Secondo me “praticando le parole”, leggendole, scrivendole, studiandole ed imparando… a controllarle.
Ma anche – trucchetto dei poveri – costringendosi come me a tenere d’occhio un word-counter.
Idea startup: chi inventa una app che fa suonare una sirena da stadio appena superati x caratteri? Se la fate la finanzio! Ovviamente sto scherzando.
Question time!
Ma ora chiedo a te: che ne pensi di questo “dono”? Si può imparare? E se sì come?
Inoltre per i più sintetici: datemi 6 parole da Linkedin headline che descrivano la vostra attività! Io col mio “creo brand partendo dal perché” ne ho usate 5. Bingo! Comunque devo dire che da quando la uso il mio profilo (a cui ti invito a collegarti se non l’hai ancora fatto) sembra funzionare meglio (ma è merito anche del tanto networking che sto facendo, eh!).
Concedimi una battuta finale: un Ministro della Repubblica anni fa durante una seduta in aula esclamò “sarò breve e circonciso!”. Puffo Quattrocchi direbbe: ti raccomando, “conciso” non circonciso (e neanche “coinciso”), che è meglio!
Come non essere d’accordo? Per questo suggerivo che per acquisire maggiore controllo delle parole bisogna essere un po’ secchioni.