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Chiarisco subito e senza giri di parole cos’è il “naming”, riportandone come faccio spesso per comodità e velocità, direttamente la definizione sintetica di Wikipedia:
Per comunicare efficacemente un prodotto o un servizio, il suo nome è spesso un fattore determinante del suo potenziale successo. La scelta del nome (naming, dall’inglese “dare un nome”) è un’operazione che ha la funzione di tracciare “cognitivamente” l’identità di marca verso i desideri, le esigenze e le richieste del consumatore. La scelta del nome è un’azione primaria e risultato di un processo dove la strategia si traduce in creatività nella forma del nome. È infatti una delle attività chiave nella comunicazione e si determina tramite riunioni di coordinamento col committente.
Ma torniamo a noi. Il naming, come detto l’attività di scelta del nome di un’azienda, di un prodotto o di un servizio, non è un lavoro da poco. Per giungere alla scelta di un buon nome possono essere richieste davvero molte ore se non giorni o settimane di lavoro. Il nome deve come detto rispecchiare perfettamente l’essenza aziendale, cioè deve concentrare in una parola, o in una manciata di parole, tutto ciò che l’azienda in questione rappresenta.
Eppure ancora oggi, imbattendomi in clienti che vorrebbero avviare una nuova attività, il lavoro dietro le quinte del nome di un brand sembra facile e poco importante. Ciò è comprensibile pensando che anch’io nel lontano 2002, anno in cui avviai la mia attività, un po’ sottovalutai l’importanza del naming dando alla mia agenzia l’acronimo LCM.
La scelta di un acronimo (col senno di poi) oggi la consiglio poco: è un po’ freddo e poco comunicativo. In realtà il mio non fu però un vero errore, perché aggiustai il tiro adottando da subito anche un “claim”, cioè una breve frase di impatto e dallo scopo (soprattutto) informativo. Il mio claim fu, ed lo è ancora, “your global partner”, cioè “il tuo partner globale” (occupandomi di guidare le aziende nel business online, penso fosse una frase molto significativa e capace di rappresentarmi bene al punto da bilanciare la “freddezza” di un acronimo).
Ritornando al “naming”, in questo articolo vorrei parlare di quelli che sono per me le sette regole da seguire per definire nel migliore dei modi il nome di un’azienda, di un prodotto o di un servizio. Se hai in mente di aprire un’attività, leggere questi miei consigli non potrà che aiutarti nella fondamentale fase di scelta del tuo nome. Ricorda però che affidare il lavoro di “naming” ad un’agenzia o ad un consulente specializzato (in questo caso il copy writer) potrebbe fare la differenza. Oltretutto, anche il conseguente lavoro di progettazione di un logo potrebbe risentirne positivamente.
1) Deve essere una “dot-com”
Prima cosa in assoluto: fai un “who is” (verifica cioè la disponibilità dei domini internet associati al tuo nome; ad esempio utilizza www.who.is). È assolutamente essenziale che almeno le estensioni com, it e net, e sopratutto .org se si tratta di un’associazione, siano liberamente registrabili. Se non lo sono, anche se si tratta del nome più bello del mondo, lascia perdere! Ciò vale anche se non hai intenzione di andare online subito, perché con grande probabilità presto dovrai andarci (ebbene si… ormai ogni azienda è e deve essere una dot-com), ed un “renaming” sarebbe improponibile. Per registrare i domini, rivolgiti ad un domain provider oppure ad un consulente web (saprà guidarti nella loro registrazione).
Nota bene: anche se le estensioni principali fossero libere ma le altre estensioni fossero occupate dai tuoi competitor, dovresti ugualmente lascia perdere il nome e valutarne uno differente.
2) Deve essere libero da diritti di copyright
Dipende molto dall’estensione della tua attività o del mercato di riferimento del tuo prodotto o servizio, ma in ogni caso, analogamente al controllo di disponibilità del dominio, è utile ed importante verificare che il nome scelto non sia un marchio registrato a livello internazionale. Ti consiglio di utilizzare un tool come Trademarkia. Anche qui, dovesse esserci un caso di omonimia, cambia nome!
3) Deve suonare bene
Per suonare bene intendo che deve avere un suono continuo, facile da pronunciare, che possa essere letto con buona intonazione. Deve essere in sostanza orecchiabile e gradevole nell’essere ascoltato su mezzi televisivi, radio, video, podcast e, perché no, anche al telefono.
4) Deve emozionare
Un nome, per emozionare, deve essere originale e racchiudere in uno più termini, tra loro fusi in modo da comporre un’unica parola, il senso concreto ed immaginario della tua azienda, prodotto o servizio. Insomma, nella sua unicità, deve essere diverso da quello dei tuoi concorrenti, e comunicare a parole un messaggio chiaro di ciò che sei. Deve riuscire a disegnare con le parole un’immagine nitida di ciò che sei e di ciò che vuoi offrire al tuo target.
5) Deve essere letto e scritto allo stesso modo
Un grosso problema di certi nomi è quello di dover essere letto e scritto in modo diverso. Anche i nomi in una lingua straniera, ad esempio in inglese, posso avere questo imbarazzante effetto, o gli acronimi. L’effetto è quello di risultare poco facile da comunicare in relazione a siti e pagine web, per le quali, per sopperire, è necessario effettuare uno spelling. Se da parte di chi ascolta il nome è difficile scriverlo correttamente, sarà poi per loro più difficile trovare l’azienda in rete per approfondirne la conoscenza.
6) Deve essere “seo friendly”
In piena era di internet, un nome che racchiude in sé termini che lo riconducono immediatamente al proprio business di riferimento può essere utile per i motori di ricerca. Tuttavia è un’aspetto anche da valutare da caso a caso, considerando che essere “seo friendly” da un lato può favorire l’indicizzazione sui motori di ricerca, dall’altro può anche rendere il nome più banale e generico. E ciò può essere contrario al valore di originalità che invece dovrebbe avere per fare una corretta verticalizzazione.
7) Deve essere corto, ricordabile, originale e positivo
Un buon nome deve essere corto, ma in realtà può anche non esserlo letteralmente: l’importante è che non sia troppo lungo! La brevità del nome ha molteplici vantaggi: facilità e velocità nell’essere ricordato, ad esempio! Ecco, questo è proprio il prossimo punto: un nome ricordabile di solito è originale, ma non troppo “astruso”. Insomma che sappia coniugare sicuramente nell’insieme brevità e originalità.
Rendere originale un nome è sicuramente la parte più difficile, per la quale non servono in realtà regole, più che altro fantasia e tanto intuito.
L’importane è che il nome della tua azienda, del tuo prodotto o del tuo servizio, richiami una certa positività. Un gioco di parole originale, che sappia anche far leva sull’ironia, o l’uso di un doppiosenso, basta che non scada nella banalità o peggio nella volgarità, potrebbe essere una buona intuizione per dare vita, applicando tutti gli altri punti fin qui discussi, al nome perfetto.