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“Percheeeé… lo faaaai? Disperata ragazzaaaa mia!”

Ricordi la canzone di Marco Masini di Sanremo ’91 che chiedeva lumi alla fidanzata drogata? Se sei “anta” come me di sicuro.

Ecco, oggi voglio prendere spunto da questo pezzo allegro come una ginocchiata negli zebedei trasformandolo nel “perché lo fai?” tipico di chi, come me, si è chiesto, dandosi una risposta, il motivo vero per cui ha scelto il suo lavoro.

OK, lo ripeto ché, a parte che fare esempi è sempre utile, fa tanta brand awareness: ho scelto di fare il consulente di personal branding perché godo come un riccio al pensiero di aiutare le persone a trovare la loro strada partendo dall’ascolto della risposta al mio canto stonato ma sentito…

“percheeeé lo fai, disperataaa partita ivaaa miaaaa?”

Solo che: Huston abbiamo un problema.

Durante le mie “why session” ho notato che ottenere una risposta utile (o avvicinarsene, il perché spesso esce fuori da un brainstorming bello tosto, magari bastasse una domanda!) è meno difficile se il soggetto gode di un minimo di sicurezza economica. E di contro è ancora più difficile se il soggetto “no tiene dinero” o ne tiene pochini.

Ecco perché oggi vi parlerò del rapporto tra perché e soldi.

In effetti cosa sono i soldi?

Molti diranno – me compreso – che sono strumenti con cui raggiungere obiettivi (ne ho parlato molto tempo fa anche qui).

Ed in effetti è così e – se vogliamo gestirli in modo sano – così dovrebbe essere.

Il problema però è che i soldi per il “principio di scarsità” (una delle leve di persuasione di Robert Cialdini, ne parlo qui) sono quelle cose che meno se ne hanno più sono importanti finendo per diventare obiettivi cruciali.

Certo, se la risposta data al mio ritornello è “lo faccio per i piccioli” (come si dice a Palemmo) si finirà con non essere proprio felici al lavoro.

Ed il lavoro è un elemento centrale della vita. Sarò banale ma devo per forza ricordare che farlo solo per soldi si può comprendere ma non è proprio saggio.

Insomma, secondo me:

  • chi ha soldi dovrebbe essere consapevole del proprio perché, sarebbe stupido non cercarlo; dottò, tra una partita a golf ed una a polo sa dove trovarmi!
  • chi non ha soldi è normale abbia un “perché pecuniario”; però dovrebbe anche chiedersi: “non è che non ho soldi perché non ho un brand che parte dal perché?”.

Che ne pensi?

Come ti poni nei confronti del “perché”, un tema che tratto sempre più spesso sul mio blog perché, a mio avviso (ma non solo), è la base per la vera motivazione imprenditoriale, quella che aiuta tantissimo ad “avere successo” specialmente quando la comunicazione del brand si poggia su di esso?

E come ti rapporti con l’obiettivo (comunque importante) “far soldi”?

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(foto: Pexels)

Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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