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Oggi è Santa Lucia e, per tradizione, gli alimenti derivati del grano (pasta e pane in primis) sono banditi a favore del riso. E siccome, anche se bazzico tanto a Milano, vivo in Sicilia, per me oggi mangiare riso equivale solo ad una cosa: farmi una bella scorpacciata di… arancine. Ma rigorosamente con la “e” finale!

Se questa nota ti suona strana, probabilmente non sei informato della diatriba decennale tra l’uso del termine “arancina” (al femminile) ed “arancino” (al maschile). In tal caso te la ricordo: a Palermo questa meravigliosa e saporitissima palla di riso croccante si chiama arancina, mentre a Catania è l’arancino, e guai ad indicarla in altro modo!

Una discussione infinita spesso alimentata solo per il gusto di rimarcare una presunta superiorità dei palermitani sui catanesi o viceversa: un motivo in più per fare dell’inutile campanilismo tra due fazioni da sempre contrarie. Appunto, quella palermitana e quella catanese.

L’Accademia della Crusca sulla questione si è espressa dando ragione alla versione femminile. Ma ciò, in verità, conta poco: è una questione di abitudine, di tradizione, di rispetto delle proprie origini. Per i siciliani dell’est sarà sempre arancino, per quelli dell’ovest arancina, e molti continueranno, malgrado quel verdetto, a sostenere la propria verità!

Il Marketing del Campanilismo

Scrutando questo classico scenario siciliano, mi sono chiesto: è proprio inutile il campanilismo siciliano, di cui “la guerra delle arancine” che ho accennato è solo uno degli innumerevoli esempi, o questa grottesca tradizione può essere in qualche modo sfruttata per fare marketing in modo creativo, dunque per generarne un qualche vantaggio?

Dopo essermi ricordato che una delle tecniche social più valide per generare attenzione e partecipazione è proprio quella di stimolare la polemica tra due fazioni avverse (tecnica di cui, come ho scritto in un precedente post, un certo Matteo Salvini è maestro), mi sono risposto da solo: sì, il campanilismo può essere tutt’altro che inutile se manipolato ad arte.

Un’azienda che, da quel che leggo qui, ha capito benissimo che dal campanilismo, in tal caso gastronomico, si può solo guadagnare è una focacceria palermitana che ha fatto sapere di non aver voluto mettere in vendita le arancine (con la e) presso il bar dell’aeroporto di Catania per evitare a priori polemiche, salvo poi decidere di rimetterle in vendita in prossimità di Santa Lucia (ma guarda che incredibile coincidenza!), con il doppio nome “arancino” e “arancina” per non mancare di rispetto a tutti i siciliani.

Ed è così che con questo escamotage la suddetta focacceria è balzata agli onori della cronaca: l’articolo che la nota testata nazionale le ha dedicato è dunque la prova del successo della strategia. Chissà quante arancine/arancini avrà venduto oggi? Penso tante.

Una conclusione e una speranza

È noto che oggi, ancor più di ieri, fare marketing innescando l’effetto wow sia l’ambizione numero uno di qualsiasi stratega della comunicazione, e spesso occorre uno sforzo creativo abnorme per elaborarlo.

Tuttavia, in una terra martoriata ma pittoresca come la Sicilia è bastato poco per farsi notare: qualcuno è riuscito a rendere utile il campanilismo (ma attenzione: solo se “sano” e non violento come questo!) mettendo tutti d’accordo e dipingendo la realtà in modo più caratteristico, e quindi più attraente, con strascichi economici positivi.

Quest’esempio quindi vuole essere un invito a tutti i creativi: anche a quelli italiani: l’Italia tutta è talmente piena di paesi e di campane che non mancheranno certamente vagonate di paesani e campanilismi di ogni forma e sostanza.

Sfruttateli a vostro vantaggio!

Siate furbi: create “finte guerre di religione” con il fine di portare acqua a tutto il vostro territorio!

La “guerra delle arancine”, di cui ho scritto e di cui ancora in pochi si sono accorti, è a mio avviso un buon esempio da trasporre come strategia per attirare l’attenzione di un pubblico sempre più difficile da incuriosire, ma che è attratto tanto dalle specificità del territorio e nello stesso tempo ama schierarsi in una fazione piuttosto che in un’altra.

Assecondare questa volontà con creatività ed ironia può essere la chiave per riuscirci!

 

Nota bene: questo articolo è stato tradotto da Robert Dennis in lingua inglese; per leggerlo clicca qui!

 


Leo Cascio

Leo Cascio

Sono brand builder, creator, consulente, formatore e divulgatore di web marketing. Autore del libro "Personal Branding sui Social" (link Amazon).
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