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Qual è secondo te l’errore più grave che un imprenditore può fare nella fase di avvio della sua attività?
- Forse mi dirai che è quello di non aver fatto un business plan?
- O quello di non aver studiato il proprio target?
- Oppure, ancora, quello di non essersi posto un obiettivo?
Che ne pensi? Sarei curioso di leggere il tuo parere nei commenti. Di sicuro questi sono tutti errori gravissimi, ma c’è un errore che li batte tutti per gravità, uno di quelli che è praticamente impossibile da risolvere se non si provvede immediatamente.
Questo articolo vuole essere un monito per tutti quei neo imprenditori che hanno appena fatto questo errore: forse sono ancora in tempo per risolvere, pena la costruzione di un’azienda dai piedi d’argilla, pronta a crollare da un momento all’altro.
L’errore più grave del neo-imprenditore? Trascurare il branding
Il vero problema è che esistono tantissimi imprenditori che credono di essere dei bravi comunicatori. Pur non avendo alcuna base teorica o pratica che lo dimostri, pensano che la fase di definizione del “brand” (cioè il marchio/logo, in sostanza) della propria azienda possa essere fatta da loro stessi (di logo design ne parlo anche qui). Insomma, solo perché trovano un nome che suona bene (e di naming ne parlo invece qui), pensano che basti darlo in pasto ad programma di grafica più o meno facile da usare. Una scritta, una clip-art, e voilà!
Ci sono anche quelli che, non volendo “sporcarsi le mani”, affidano invece questo lavoro al classico amico o cugino smanettone. In tal caso la tipica richiesta è… “senti, visto che sei pratico, non è che mi faresti un logo? Tanto ci metti 10 minuti. Ecco quindi che il classico “tuttologo”, quello che creiamo essere bravo col computer (e magari lo è, ma non proprio in comunicazione), ci crea una bozza grafica col photoshop senza licenza (tanto lavorando da casa, chi mai potrà scoprirlo?), e l’imprenditore, contento come una pasqua per aver risparmiato o averlo ottenuto magari anche “a gratis”, lo accetta di buon grado, senza neanche chiedere una revisione. E poi per lui l’importante è che piaccia a lui (quando invece bisognerebbe chiedersi se piacerà ai propri clienti!).
E poi “bisogna fare presto, non bisogna mica perdere tempo per queste cose: si tratta solo di una bella scritta colorata, alla fine è solo un logo!”. Poveri noi (spezzo una lancia per la mia categoria)!
Ma la minaccia al buon senso nel fare impresa non è solo il cugino. Esiste anche la minaccia dell’architetto, si esattamente, quello non solo laureato, ma anche bravo con autocad e photoshop. Il problema è qui più sottile: c’è l’idea malsana che un architetto possa essere anche un bravo logo designer. Ecco, potrebbe anche esserlo, ma solo nel campo del design (che è un’altra cosa). Ma dove li mettiamo gli skill in comunicazione e marketing, essenziali per concepire un valido branding? Dove le mettiamo le competenze per studiare e realizzare una campagna pubblicitaria o di comunicazione?
Ecco, tornando alla scelta scellerata da parte di questa categoria di imprenditori di improvvisare la fase di branding, è importante informarla che si è appena scavata la fossa con le proprie mani. Caro neo-imprenditore, il motivo te lo scrivo bello chiaro qui sperando che questa volta lo capisci mettendo da parte la tua sensazione di onnipotenza:
Il vero problema è anche il “tarparsi le ali”
Un’obiezione che mi è stata spesso posta quando ribadisco che il branding è fondamentale e va lasciato fare a chi ne ha le competenze, è più o meno questa:
“Aprirò solo un negozietto, perché mai devo investire in branding se alla fine dovrò vendere solo agli abitanti del mio quartiere?”
Lascia che ti spieghi: una volta, nell’era pre-internet, il mercato era enormemente diverso rispetto ad oggi. Esistevano negozi più o meno grandi ed avviati che lavoravano comunque grazie alle conoscenze, al passa parola, ai passanti. Oggi non è più così. Il cliente ormai preferisce il web per informarsi e per fare acquisti. E se lo fa offline, predilige aziende che fanno uno spiccato marketing e che sanno comunicare, e lo dimostrano già dal loro logo, dall’accuratezza e dal messaggio celato nell’insegna!
Ecco perché il logo deve essere professionale, non improvvisato: perché riesce a comunicare fiducia anche negli insospettabili, anche a quelli che l’imprenditore crede, sbagliando, essere ignoranti ed incapaci di capire la differenza tra un logo improvvisato ed uno con uno studio approfondito dietro.
Inoltre esiste una motivazione ancora più importante: chi apre oggi un negozio, crede, sbagliando, di operare solo offline, che insomma il web non lo riguardi. Ed invece ormai tutte le aziende, dalla più piccola e sperduta bottega, alla multinazionale del commercio, fanno business online. Oggi il logo di ogni azienda viene quindi sbattuto non solo su un’insegna rigida posizionata sulla porta del negozio, ma soprattutto sui social. Non è più qualcosa di circoscritto solo alla realtà locale!
Insomma non avere un brand idoneo non consente di espandersi. E un’azienda che non ha un’approccio ad espandersi, o che non ne ha quantomeno la mentalità, è destinata ad un lento declino che, con grande probabilità, la porterà al fallimento.
Caro imprenditore, sei avvisato. Se hai appena avviato un’impresa con un logo alla buona (se non lo sai, contattami, e ti dirò se lo è o meno), forse sei ancora in tempo per un doloroso ma vitale “total re-branding”. Investire i tuoi soldi in comunicazione, specie in questa fase, fa sì che siano soldi ben spesi. Fidati!
Non costruiresti la tua casa su fondamenta di cartapesta. Giusto?