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Hai mai provato la minaccia della frase “ti faccio terra bruciata”?
Io sì e sempre dopo aver smascherato certi individui. Giusto, mi tocca spiegare di chi sto parlando.
Presente quelli che “sembrano” buoni e cari, “smart” e sul pezzo, magari anche gentili e con la battuta pronta, che “sembrano” godere di ottima reputazione (e che infatti hanno uno stuolo di persone che gli danno credito) e convinte di essere “geni del personal branding” ma che voi, tipo Nelson, il compagno di scuola di Bart Simpson, avete smascherato come “marce dentro” con tanto di “AH! AH!” in faccia?
Sono proprio quelle “finte belle persone” che chiameremmo fake se non fosse che “fake” non ce l’hanno scritto in fronte e siccome sono ottimi attori (Netflix assumili almeno ce li togli dai c***!) allora per sgamarseli bisogna scervellarsi non poco decriptando le loro frasi criptiche (mai scrivere così, ci vuole chiarezza, e l’ironia – ma non il sarcasmo – andrebbe comunque dosata) ed osservando particolari che di solito passano inosservati usando quel “sesto senso” che abbiamo tutti ma che in pochi – manco fosse una roba esoterica di cui vergognarsi – riconoscono e, appunto, usano.
Ecco. Devi sapere che a questa minaccia, qualora arrivi anche a te (spesso in chat privata) come un anatema di cui cagarti sotto, c’è un rimedio che credo dipenda dalle origini di questa espressione.
“Fare terra bruciata” figurativamente indica l’azione di distruggere o danneggiare la reputazione di una persona e deriva dall’antica pratica militare di bruciare i campi e le risorse di un nemico per privarlo di cibo, riparo e sostegno logistico.
Ora per me in questi casi non c’è troppo da preoccuparsi.
Perché?
Perché (tra le regole più importanti di personal branding) non si può piacere a tutti, inclusi gli “amici” che credono ad eventuali calunnie, che si rifanno alle dicerie e non ai fatti per valutare la realtà, inclusa la reputazione delle persone.
Personalmente infatti consiglio di prevenire o rispondere a queste situazioni con una bella guerra fredda.
D’altronde che è meglio di quella vera ce lo insegna la storia (anche recente): un bel rimuovi/ban senza rispondere e passa la paura.
Che tra l’altro quando gli Antichi Romani facevano terra bruciata in Gallia, mica gli mandavano il piccione viaggiatore 2 giorni prima con scritto “verremo lì per farvi la bua”. Quelli bruciavano e basta per la gioia di Sun Tzu.
Infatti pensavo: non è che in caso di minacce (incluse quelle velate) l’unica cosa a bruciare è… (indovina!).
Scherzi a parte…
Battutacce a parte: a bruciare davvero in questi casi è la reputazione di chi diffama inventando calunnie. Solo questione di tempo e la verità prima o poi viene a galla.
Non è un caso che il personal branding sia una strategia a lungo termine in cui la pazienza ed il rispetto (anche di se stessi) prima o poi danno i frutti sperati.
Ed in cui ciò che conta è piacere ad un gruppo esiguo – ma selezionato – di persone.
Non temere: il personal branding è un mondo in cui le maschere, di qualsiasi tipo, prima o poi vanno giù da sole.
Ed in cui, se ti sei mantenuto etico e coerente, alla fine la spunterai.